<<Sono un figlio orribile.>> mormorai, sdraiato sul letto con le gambe raccolte al petto.
<<Sì, abbastanza. Chi non lo è?>>
<<Ho detto delle cose orribili. Non mi perdoneranno mai. Non lo farei neanch'io.>>
<<Ti vogliono bene Eren, non essere stupido. Probabilmente ti hanno già perdonato.>>
<<Ma come? Non lo merito..>>
<<Ma piantala, cre-idiota. Sarà capitato anche a te. Forse.>>
Ci pensai su. Beh, sì, l'avevo fatto. Il fatto che stessi parlando con Levi ne era la prova. Mi si scaldò il cuore. Non era stato neanche complicato. Non avevo neanche dovuto pensarci. Era successo, basta. Non avevo mai provato odio nei confronti di Levi per tutte le cose che mi aveva fatto, mai. Solo dolore, pena, delusione. In qualche modo non avevo bisogno di pensarci due volte per capire che per me lui era già perdonato. Doveva essere lo stesso per mamma e papà.
<<Comunque non è male qui.>> decisi di cambiare discorso, senza rispondere alla sua domanda. Tanto sapevo che lui aveva capito.
<<Preferirei stare da un'altra parte ma sì, non c'è male per un albergo.>> mi rispose uscendo dal bagno annesso alla camera e buttandosi sul letto a peso morto.
<<Però siamo qui insieme.>> sussurrai, contento, prima di infilarmi sotto le coperte.
<<Mh.>> Levi mi seguì a ruota e mi avvicinai a lui. Lo abbracciai in vita e appoggiai la testa sul suo petto, il cuore a mille. Ero felice. Ero di nuovo con lui e lui mi voleva con sé. Potevo voler di più?
<<Ma.. Levi? Davvero.. tu per davvero ricambi?>>
<<Ricambio cosa?>> rispose, la voce già impastata dal sonno
<<Il... Il mio am.. a.. i.. miei sentimenti.>>
<<Ancora non ci credi? Non fare domande sceme. E comunque sì. Ora zitto e dormi.>>
No, non potevo desiderare di più.
A parte forse un buono scusa da inviare ai miei genitori così da non vederli in faccia. Ma quello era relativo.
<<Comunque tra poco ti supererò. Nanetto.>> uno schiaffo sul mio coppino concluse quella giornata.
Continuai a svegliarmi tutta la notte, probabilmente in preda all'ansia per ciò che avrei dovuto dire ai miei genitori. Di conseguenza non fu strano per me alzarsi alle sette e mezza dal letto anche se era giorno festivo e mia madre non stava passando l'aspirapolvere in casa. Avevo intenzione di tornare a casa il più presto possibile così da risolvere velocemente ogni conflitto.
Levi mi riportò a casa, avvertendomi che, se ne avessi avuto bisogno, lui sarebbe rimasto nei paraggi. Gli schioccai, con mio grande imbarazzo, un bacio sulla guancia, e dopo corsi dentro il condominio.
Presi un respiro profondo, rosso in viso, e decisi di prendere le scale. Improvvisamente il pensiero di confrontarmi con i miei genitori così presto mi spaventava da morire. Salii ogni gradino quanto più lentamente possibile, ma arrivai lo stesso davanti alla porta di casa.
Bussai.
Non passarono neanche cinque secondi che la porta venne spalancata. Io e mia madre ci fissiamo negli occhi e, nel vedere i suoi completamente rossi, abbassai il capo pieno di vergogna.
<<Posso entrare?>> chiesi a voce bassa.
<<Stupido Eren!- mamma mi gettò le braccia al collo e mi strinse forte a sé. -Ero così preoccupata!>>
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Pretending to hate you
FanfictionSequel di "Donami te stesso" e de "Gli Otto Racconti" Devo dire altro? :) I nostri idioti, dopo tre vite di merda, si ritrovano, ma... Ma sono due idioti e rovinano tutto prima ancora di rendersi conto che Il loro comportamento non è proprio proprio...