[hachi] il nome della rosa.

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IL NOME DELLA ROSA. 

song: Lights Are On But Nobody's Home by
Tom Rosenthal.

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Namjoon osserva la mano di Yoongi, le dita magre e ricurve stringono una sigaretta accesa, la cenere casca da sola sul quaderno che ha sotto al mento e macchia gli appunti di Etica Della Comunicazione ma Yoongi continua a non curarsene, davanti a quell'immagine romanzesca le iridi di cioccolata del suo dongseng sfavillano già di cupidigia. Il più grande guarda incantato fuori la finestra e aspetta, forse, lo scioglimento dei fiocchi di neve al suolo. Smarrito in quella che non poteva paragonarsi in alcun modo alla sua prediletta cittadina del sud attorniata da basse montagne e da floricoltura, la sua Deagu era verdeggiante anche d'inverno. Non era mai triste e non rendeva triste nemmeno gli insonni pronti a veder nascere le sue prime luci. Dover assistere ogni giorno al brusco risveglio di quella che era una metropoli frenetica e priva di nuance stava trasformando i suoi occhi in due nuvole uggiose, addestrato ormai a veder fuori la sua camera soltanto uno spicchio di sole dietro alti e infiniti palazzi. Se però osservato cautamente da una certa prospettiva, Yoongi pareva possedere un nonsoché di idilliaco. Come un vate trasferitosi recentemente a Parigi, fiducioso e spensierato di riesumare in essa la sua tanto ambita musa. Ma avvolto giornalmente da una tediosa coperta d'ipocondria, ingabbiato come una bestia in un lurido monolocale a Batignolles, tutto incurvato davanti alla sua scrivania scalfita e dedicando dei sonetti addolorati a una città che somigliava a ogni cosa purché alla patria degli amanti e dei poeti.

Anche se Kim Namjoon non c'era mai stato a Parigi la immaginava così, con il volto affranto di Min Yoongi mentre guardava fuori la finestra. Non era Batignolles straripante di impressionisti decisi a dipingere la sua raffinata bellezza, ma era la brutale Batignolles durante la settimana di sangue del maggio 1871.

«Aish! La tua sigaretta si sta fumando da sola,» Namjoon sequestra la cicca del suo hyung per portasela tra le labbra «è uno spreco e tu dormi anche da sveglio, che problemi hai?»

Yoongi si scosta un ciuffo di capelli dalla fronte prima di rispondere «Non la amo più» gli confessa scandendo ogni parola di quella frase, il tono della sua voce appariva calmo eppure i suoi occhi erano pieni di ferocia. «Mi tradisce» continua annuendo lentamente «Son sicuro che mi tradisce» parlava con il suo amico o con se stesso?. A un tratto tira a sé la mano destra di Namjoon, la stringe forte,fino a farla arrossare, e lo guarda senza batter ciglio, assumendo l'espressione di un tenente. «Troppo debole, a volte sono così debole, non lo pensi anche tu Joonie?»

«Lo sei sempre stato» Namjoon è dolce, sincero, leale quasi da far tenerezza «Tutti i  migliori sono deboli» e amava prendersi cura del suo Yoongi, i suoi neri sbalzi d'umore e gli occhi bisognosi lo facevano sentire potente. Come se avesse i mezzi giusti per poter mettere un punto a ognuna delle sue tristezze. Cosciente d'esser l'unico al mondo in grado di sentire il suono dei suoi silenzi, melodiosi supplizi che voleva baciare tutte le notti, canzoni acustiche capaci di creare magoni e agonie. E la voglia di farcire la sua bocca con del miele, di dargli un nuovo nome, di nuotare nelle sue paturnie leggere come lo zucchero filato e poter diventare la sua culla.

«La mia nullità è migliore soltanto ai tuoi occhi, quanto bene mi vuoi per inventarti una nuova immagine di me stesso?»

Yoongi stringe la sua mano, più forte, più forte, e a ogni tocco la carne di Namjoon si lacera. Il più grande resta seduto sullo sgabello, ma s'avvicina a lui e gli cinge i fianchi, d'istinto lo abbraccia. È irremovibile. È un assassino. Poggia la guancia sinistra sul suo maglione cremisi e non lo lascia più, respira a mal modo sul cotone, totalmente incurante dell'effetto che rilascia il suo calore. Mette del sale sulle sue ferite e poi le lecca via. «Hyung», le belle vene blu di Namjoon fremano dentro i polsi in preda a una claustrofobia di sentimenti, vorrebbe spingerlo e allontanare via il suo buon profumo, che è soltanto placebo per un disgraziato come lui, che somiglia tanto a quello della mandorla. A tutto quello che piace a lui.

«Kim Namjoon»

«Mh?»

«È un erezione quella che sento?»

Si sposta, riporta lo sguardo sulla scrivania, sfila una sigaretta dal pacchetto e se la porta in bocca. L'accende e sbuffa. «Mi dispiace» ammette Namjoon «Sono gay, hyung, e tu, tu eri troppo vicino». Pessima scusa.

«Mi prendi alla sprovvista, non credevo di avere questo effetto su di te» risponde Yoongi inarcando le sopracciglia e curvando la bocca in un sorriso «A me piacciono le ragazze ma non tutte quelle che si avvicinano al mio cazzo riescono a farmelo alzare. Non è la stessa cosa, Namjoon?». Lo mette a muro, in una cella dove non esiste una via d'uscita, tipico da Min Yoongi.«Sei attratto da me?».

Kim Namjoon resta in silenzio per un frangente di secondo «Non è così, hyung, sono sotto esami, sono soltanto stressato, tutto qui!» si volta per prendere alla cieca dei libri dagli scaffali, apre lo zaino e butta tutto lì con premura «E ora, se mi permetti, Albert Camus mi sta aspettando». Accenna un saluto con la mano e scappa via.

«Bugiardo testa di cazzo di un Namjoon».


🐝
Tante.
Tante sono le sigarette che ho fumato per scrivere queste "poche" righe e ora la mia stanza puzza.
Sono le tre e io me ne vado a dormire ignorando i miei errori di battitura. Con permesso.

–MARTINA.

–MARTINA

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