Capitolo 10

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La luce che penetrava dalle tende iniziò a pizzicarmi gli occhi, mi mossi un po' nel letto girandomi dall'altra parte fino a quando non li aprii completamente. Girai un po' lo sguardo soffermandomi sulla camera nella quale mi trovavo: la stanza era grande, un armadio molto alto e largo era alla mia sinistra addossato al muro, a destra una grande porta finestra che dava su un giardino, davanti al letto un po' più distante una scrivania con un lume e alcune penne e fogli, le tende erano bordeaux così come il copriletto e il tappeto al centro della stanza, attorno al quale c'erano delle poltrone. Mi misi seduta ma mi venne un forte capogiro che mi costrinse a stendermi di nuovo, le ferite tiravano di meno ma la febbre era ancora lì. Avevo sete, sentivo la bocca secca così mi voltai alla mia destra dove c'era un comodino con una sveglia sopra per vedere che ore erano: le 7:50, probabilmente già qualcuno era sveglio in quella casa che mi sembrava enorme ed ero convinta che lui non era l'unico a viverci. Mi alzai lentamente, cercai di resistere ad un nuovo capogiro e mi misi in piedi, il pavimento freddo fu un colpo dopo tutto il freddo che avevo sentito, ma mi servì per riuscire a strisciare verso la porta accanto alla quale mi accorsi che c'era un bagno. Aprii la porta di quest'ultimo che era molto grande, con una doccia che prendeva tutto un lato del muro e i sanitari eleganti e pulitissimi. Alzai gli occhi verso lo specchio messo sopra al lavandino e non riconobbi il riflesso che vedevo, non ero io quella dentro lo specchio, non era possibile: i miei occhi erano gonfi, contornati da due occhiaie molto profonde, accentuate dal trucco sbavato che le rendevano più nere, il rossetto era rimasto solo sui margini delle labbra e i denti erano sporchi di sangue e rossetto, il naso era gonfio e anche questo ancora sporco di sangue, il pallore delle mie guancia ricordava tanto un foglio di carta. Presi una spugna e, dopo averla bagnata con un po' di acqua calda e sapone, mi pulì il viso. Le occhiaie erano sempre lì, così come i lividi e il resto ma almeno mi ero tolta tutto quel trucco appiccicato, sperando fosse l'ultimo ricordo di quei giorni. Barcollando tornai in camera, aprii l'armadio e trovai diversi vestiti, molti eleganti altri più casual; c'erano abiti da sera, completi con i pantaloni a palazzo, scarpe con tacchi alti e borse molto raffinate, di certo quell'uomo aveva stile. Presi un cambio intimo e dei jeans con un maglione e tornai in bagno, li posai su una sedia, aprii l'acqua della doccia e dopo aver tolto quel completo verde e nero in pizzo, mi spostai sotto il getto di acqua calda. Restai un po' ferma a godermi quel calore che non sentivo da giorni e aspettai che l'acqua portasse via il sangue, i lividi, le ferite, ogni singolo momento di quella prigionia ma non bastava questo per dimenticare, c'erano troppe cose e molte altre ce ne sarebbero state. Mi lavai per bene, shampoo e bagnoschiuma in quantità, dovevo fare sparire quell' odore che non mi apparteneva e dopo una mezz'ora uscii dalla doccia, mi avvolsi in un accappatoio e mi feci un turbante con un' asciugamani per i capelli. Mi asciugai tamponando un po' l' asciugamani sui capelli e presi il phon, quel suono riusciva sempre a rilassarmi, era una specie di calmante perché immersa in quel rumore riuscivo a riflettere, anche se in quel momento tutto avrei voluto fare tranne che riflettere. Finii in fretta e guardai i miei ricci morbidi che finalmente erano tornati puliti e in "ordine" come prima. Mi vestii velocemente, i jeans erano aderenti ed erano della taglia giusta così come il maglione che era molto morbido e a piedi scalzi uscii dalla stanza ma arrivata nel corridoio non seppi riconoscere quale strada prendere; il corridoio era lungo e andava sia a destra che a sinistra e non sapevo dove andare per trovare le scale così provai ad andare verso destra. Sul pavimento vi era un lungo tappeto che copriva tutta la lunghezza del corridoio e ai lati diverse porte chiuse tutte in legno, ma ad un certo punto ne vidi una socchiusa, la più grande alla fine del corridoio. Non sapendo cosa fare, sbirciai all'interno dalla piccola fessura lasciata tra il muro e la porta e lo vidi anche se nuovamente solo di spalle: aveva solo i pantaloni addosso, le spalle erano scoperte così come le braccia. Era più muscoloso di quanto avessi sentito la sera prima, il fisico asciutto e atletico, la sua pelle era perfettamente levigata e bianca, il portamento rigido e sicuro, i capelli ricci leggermente lunghi erano un po' disordinati ma gli stavano davvero bene. Non c'erano dubbi: era davvero un bell'uomo, ma ciò non toglie che era colui che mi avrebbe distrutto la vita. Ad un certo punto toccai la porta che accidentalmente si sposto scricchiolando e, a quel rumore si girò, inchiodandomi con i suoi occhi blu-verdi, era arrabbiato nel vedermi spiare dalla porta. Mi spaventai e indietreggiai lentamente, pronta a scappare nel momento in cui si fosse avvicinato ma nel farlo fu più veloce di me, che ero letteralmente paralizzata, mi afferrò con una presa ferrea il braccio e mi trascinò nella sua stanza. << Che cosa ci fai qui? Perché mi spiavi?>> glaciale e minaccioso, questo era il suo tono. Mi guardava dritto negli occhi e io mi sentivo così piccola in quel momento, era molto più alto e muscoloso di me, e mi teneva vicina al suo petto tanto da potermi dare quella sensazione di inferiorità. Abbassai lo sguardo pronta al peggio perché mi avrebbe colpito, ne ero sicura, ma non fu così. <<Rispondi. >> continuava ma io non avevo il coraggio di aprire bocca. Volevo solo sprofondare nel parquet e non riemergere mai più.
<<I-io mi sono persa, v-volevo solo trovare le scale. >> provai a balbettare qualcosa ma ne uscì un suono confuso, era la fine. Mi avvicinò ancora di più a lui, sentivo il calore della sua pelle su di me e il suo profumo mi invadeva le narici, più eravamo vicini e più io mi sentivo piccola.
<<Fai in modo che non succeda più, altrimenti ci saranno delle conseguenze che non ti piaceranno.>>
Detto questo con uno strattone mi allontanò e chiuse da porta lanciandomi un' ultima occhiata, devo dire che come primo approccio da semi-lucida non c'è male, già sentivo di non sopportarlo dopo un solo giorno. Girai nell'altro corridoio e finalmente trovai le scale, erano in legno lucido con le ringhiere imponenti un po' come il resto della casa, in stile classico ma molto luminosa. Cercai la cucina e quando la trovai vidi una donna davanti ai fornelli, sembrava anziana: aveva i capelli grigi, la pelle non più molto liscia ma conservava un' aspetto orgoglioso, dato anche dalla sua altezza. Quando mi sentì si girò verso di me e mi accolse con un sorriso, aveva occhi e pelle molto chiari, i denti bianchi e le labbra sottili, mi venne incontro e si presentò
<< Ciao cara io sono Masha, la governante. Il signor Andrei mi ha detto che saresti arrivata, siediti pure, cosa posso darti da mangiare? >>
La sua gentilezza mi scaldò il cuore ma non avevo per niente voglia di mangiare, non che non avessi fame anzi tutto il contrario, non mangiavo da giorni, ma mi sentivo troppo in imbarazzo per aprire bocca e divorare qualunque cosa avessi trovato. In quel momento arrivò Andrei, almeno avevo capito come si chiamava, mi guardò superficialmente e si sedette a tavola, sollevando lentamente la tazza di caffè mentre leggeva il giornale. Il suo aspetto era impeccabile: capelli ordinati, espressione seria e composta, abito nero e scarpa leggermente lucida. Restai ferma in piedi vicino la porta fino a quando non mi guardò dritto negli occhi che io non abbassai minimamente.
<< Devi mangiare, sei troppo magra e l'inverno è troppo freddo in questo periodo. >> Si stava davvero preoccupando per me? Cercava solo di proteggere il suo investimento.
<< Non ho fame. >> dissi con voce ferma. Mi guardò vagamente infastidito mentre si alzava dal tavolo e disse << Ne parleremo stasera. >>
Con passi decisi e rapidi andò verso la porta, mi superò senza guardarmi e si spostò all'ingresso, prese la valigetta e il cappotto lungo nero, aprì la porta e uscì salutando Masha. Cominciavo a sentire l'ansia aumentare, non avevo idea di cosa significasse per lui "ne parleremo stasera" ma di sicuro non sarebbe stata una conversazione amorevole.

Angolo autore:
Chiedo scusa per il terribile ritardo con il quale sto pubblicando questo capito ma vi assicuro che da questo momento sarò molto più rapida.
L'uomo misterioso non è niente male ma con Ambra non sembra avere un buon rapporto, vedremo cosa succederà. Resterà così? O andrà meglio?
Al prossimo capitolo.

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