Capitolo 12

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Entrai nella mia stanza e mi lasciai cadere sul letto. Non riuscivo a togliermi quella frase dalla testa, o meglio tutto il suo discorso era diventato un chiodo fisso nei miei pensieri. La sua scelta era stata di tenermi, ma perché? Cosa lo bloccava dal non rimandarmi in quell' inferno se neanche mi conosceva? Era pietà o un qualche altro motivo che mi sfuggiva? Non mi sembrava un tipo particolarmente spietato ma c'era questa freddezza che lo caratterizzava e che rendeva questa ipotetica pietà abbastanza sospetta.
Un'altra cosa che non riuscivo a immaginare era il posto del quale aveva parlato prima. Cos'era? Perché voleva portarmi con lui? Dovevo avere paura? Troppe domande senza risposta mi facevano impazzire. Se prima mi sentivo in bilico su un precipizio, ora era come se fossi pronta per cadere giù.
Sentii bussare alla porta e persi un battito per la paura, ero talmente assorta nei miei interrogativi che quel rumore mi fece sobbalzare. Mi alzai, con il cuore che mi faceva tremare il petto, e andai ad aprire per trovarmi davanti Andrej che mi guardava dall'alto verso il basso. Alzai gli occhi e incrociai i suoi, che mi guardarono un istante con non curanza e senza che nessuno dei due dicesse nulla, entrò e andò verso l'armadio. Lo seguii e lo osservai mentre cercava qualcosa tra tutti quei vestiti, spostando le mani da una gruccia all'altra fino a quando si fermò e ne prese una, si abbassò e prese qualcos'altro dal fondo dell'armadio e, quando si girò, vidi appeso alla gruccia che aveva in mano un vestito lungo rosso, con uno spacco lungo la gamba destra che arrivava fino a metà della coscia e uno scollo a barca, e sopra un pellicciotto nero e dei tacchi dello stesso colore. L'espressione che feci probabilmente fu particolarmente esilarante perché per la prima volta gli vidi accennare quella che era l'ombra di un sorriso,
così copiai quella sua smorfia ma lui aveva già ripreso la sua algida espressione.
<<Vestiti e truccati, troverai ciò che ti serve nel mobiletto del bagno, sistemati i capelli, preferibilmente raccolti, il profumo è nella prima mensola dello sportello a destra sopra il lavandino, i gioielli li trovi nella scatola di legno nel primo cassetto della scrivania, scegli ciò che ti piace ma nulla di troppo vistoso, fra un'ora ti vengo a prendere. >> Rimasi stupita dal fatto che sapesse esattamente il posto di ogni singola cosa, quasi invidiavo questo suo ordine impeccabile, ma ciò non toglie che non mi sarei lasciata sfuggire quell'occasione per farlo arrabbiare. Dovevo vincere io.
<< E se non volessi venire? >> risposi sfidandolo con lo sguardo e con il tono.
<< Ti porterò con me anche con la forza se sarà necessario, ma credo tu abbia capito che non ti conviene mettermi alla prova. >>
Proprio quando stavo per ribattere, Andrej si girò e andò verso la porta dopo avermi freddato con un'occhiata minacciosa ma poco prima di richiudersi la porta alle spalle, senza neanche girarsi, mi disse << Quasi dimenticavo: comportati bene, parla poco, sorridi molto, non contraddirmi e non ti allontanare da me per nessuna ragione o ci saranno delle conseguenze molto gravi per te, e forse non sarà neanche necessario che sia io a farti vedere quali. >>
Detto questo uscì quasi senza far rumore e mi lasciò lì, totalmente intontita da questa sua ultima frase. Mi dava sui nervi questa situazione, lui che parlava di chissà cosa e io che non riuscivo a stargli dietro e che ogni sua frase finiva per far montare l'ansia dentro di me. Non avevo scelta che seguirlo in questo posto misterioso, sicuramente era un posto di alta classe considerando cosa aveva scelto per farmi preparare e questo smuoveva ancora di più la mia curiosità e il mio timore. Mi preparai come aveva detto Andrej, raccolsi i capelli in uno chignon morbido e cercai i trucchi dove mi aveva indicato. Trovai tutto il necessario per un make up completo e feci un trucco leggero sul viso, sugli occhi solo qualche ombra sul marrone ma sulle labbra osai con un rossetto rosso come il vestito, i gioielli che trovai nella scrivania erano davvero impressionanti, dai più semplici ai più appariscenti pieni di brillanti e pietre preziose ma anche qui seguii le indicazioni di Andrej e scelsi dei piccoli orecchini di brillanti e una collana che scendeva lungo lo scollo del vestito. Misi il pellicciotto e le scarpe e mi sedetti su una poltrona ad aspettarlo, guardai la sveglia sul comodino che segnava le 11:30 e mi chiedevo in quale posto esclusivo si potesse andare a quell'ora, di certo non poteva essere né un teatro, né una cena, né una mostra quindi il cerchio si stringeva a poche altre opzioni. La porta si aprì ed entrò Andrej in smoking e cravatta rossa, scarpe di pelle lucida e cappotto nero, aveva davvero un certo stile e il tocco di classe era proprio il colore della cravatta abbinato a quello del mio vestito. Io mi alzai e gli andai incontro fino ad essere abbastanza vicini da sentire ognuno il profumo dell'altro, non so cosa lui pensò del mio che era veramente dolce, ma sicuramente il suo era perfetto per lui, forte, virile ma con quel tocco di cannella che lo rendeva quasi orientale.
<<Possiamo andare? >> mi disse squadrandomi dalla testa ai piedi e abbozzando un'espressione compiaciuta.
<<Penso di non poter dire di no. >> risposi, cercando di non far trapelare quanto lo trovassi attraente e mantendo un'espressione impassibile.
<<Vedo che hai capito. >> mi prese a braccetto e uscimmo dalla mia stanza.
Attraversammo il corridoio e scendemmo le scale, stentavo a seguire il suo passo con i tacchi ma non avrei mai mostrato di non essere veloce quanto lui. Arrivati davanti al portone aprì il cassetto del mobile subito a destra e notai la quantità impressionante di mazzi di chiavi che c'erano, ognuna per una macchina diversa. Appena superai la soglia della porta fui investita da un vento gelido che sembrava tagliasse la pelle, la temperatura non superava i 5 gradi eppure, anche se sotto il pellicciotto ero smanicata, non sentivo il freddo che avrei pensato di sentire. Sentii il suo sguardo su di me e mi girai verso di lui, che probabilmente aveva sentito un mio brivido e mi disse
<< Siamo solo all'inizio dell'inverno e già tremi? Menomale che siamo a San Pietroburgo e non a Mosca.>>
Finalmente avevo capito dove mi trovavo. San Pietroburgo. Dai miei ricordi confusi e sfocati di quando ero arrivata da Andrej, ricordavo di aver sentito parlare in russo ma non avevo idea in quale città fossi di preciso. Molto bene. Ero dall'altra parte del mondo rispetto a casa mia, alla mia città. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi al pensiero di non poter più vedere la mia famiglia e i miei amici e al pensiero di essere completamente sola, ma non potevo mostrarmi debole, non adesso, non davanti a lui.
<<Mi abituerò, anzi pensavo peggio. >>Mi imposi di rispondere con voce ferma e decisa, soffocando i primi singhiozzi. Imboccammo un vialetto che girava attorno alla casa fino a un garage che Andrej aprì con un telecomando e dietro la salacinesca c'era quello che sembrava un parco auto di macchine sportive: c'erano Porsche, BMW, Maserati e Mercedes. Rimasi a bocca aperta, mi erano sempre piaciute le macchine sportive e non pensavo che uno solo potesse averne tante.
<< Vedo che ti piacciono. >> mi disse con un ghigno antipatico, o forse ero io a vederlo così.
<< Non possono non piacere. >> risposi freddandolo. Si diresse verso una Porsche panamera nera e io lo seguii, aprii lo sportello e mi sedetti davanti guardando ammirata tutta quella tecnologia.
Mise in moto, il rombo del motore era musica per le mie orecchie, mi dava la sensazione di essere libera, anche se tutto ero tranne che libera in quel momento e chissà per quanto ancora.
Mi godetti la strada mentre sfrecciavamo a tutta velocità fra le strade di San Pietroburgo, vidi le bellezze di quella splendida città, almeno alcune e non so come dopo tutta quella sofferenza mi sentivo serena, quasi sollevata dal vedere che fuori da quella casa c'era un mondo da scoprire ma che chissà quando e come lo avrei mai scoperto. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata ad Andrej che però era molto concentrato sulla strada e probabilmente non faceva il minimo caso a me, o forse solo allo spacco sulla mia gamba che da seduta sembrava ancora più accentuato.
Arrivammo davanti a un palazzo imponente, preceduto da un grande giardino e da un viale alberato che portava davanti all'immensa piazza, con al centro una fontana, davanti al portone d'ingresso. Percorremmo il viale in macchina e girammo attorno alla fontana dove c'erano diversi maggiordomi, due dei quali vennero ad aprire la mia portiera, dandomi una mano per scendere, e contemporaneamente quella di Andrej. Lui gli lasciò le chiavi, fece il giro e mi prese nuovamente a braccetto per salire la piccola scalinata che precedeva la grande porta finestra di accesso.
<< Ricorda quello che ti ho detto. >> disse con tono imperativo.
<< Ma cos'è questo posto? >> chiesi ignorando totalmente la sua raccomandazione.
<< Ora lo vedrai, intanto stammi vicino. >> e spostò il suo braccio sul mio girovita. Davanti alla porta c'erano degli uomini della sicurezza, con una divisa identica a quella dei militari ma tutta nera ed erano armati fino ai denti, un po' eccessivo qualunque cosa ci fosse in quel palazzo. Quando entrammo finalmente capii. Era un casinò di alta classe, pieno di tavoli da gioco di qualsiasi tipo a loro volta circondati da moltissime persone, uomini e donne o meglio ragazze, che bevevano whiskey, fumavano e puntavano cifre folli.
Un altro maggiordomo venne per prendere i nostri cappotti e subito accanto la porta c'era un banco dove poter scambiare i soldi. Andrej si avvicinò e tirò fuori una carta che sembrava quella di un socio del casinò. Nel frattempo io ero rimasta un po' distante, ferma, a guardare quel palazzo veramente stupendo, pieno di marmi, sculture e quadri.
Sentii una mano che scivolava attorno al mio girovita e quando mi girai vidi Andrej con un sacchetto rosso che dal rumore sembrava pieno di fiches.
<< Come avrai notato questo posto è blindato quindi non farti venire strane idee. >> mi sussurrò all'orecchio rallentando un po' il passo mentre ci dirigevamo ai tavoli da gioco.
<< Allora perché mi hai portato qui sapendo quello che potrei fare?>>
<< Perché devi vedere una cosa, ma non ora. >> riprese a camminare più velocemente ma stavolta fui io a rallentare.
<<Non penserai mica che farò la tua bambola educata ed elegante per tutta la sera, non sono il tuo giocattolo. >> non sopportavo di dover fare la bella stupida per compiacere i suoi "amici".
<<Ti sfugge il fatto che sarai il mio giocattolo per molto più tempo di una sola sera. >> e nel frattempo strinse la presa sul mio fianco.
<< Questo lo dici tu. >>
<< Questo lo dicono i fatti. >>
Incassai il colpo e chiusi il discorso, dovevo aspettare per capire cosa c'era di tanto importante da farmi vedere e nel frattempo mi preparavo mentalmente a una recita molto lunga.

Angolo autore:
Come promesso ecco il nuovo capitolo, sto già scrivendo quello nuovo e spero di poter pubblicare in settimana. Preparatevi a molti colpi di scena e a personaggi nuovi molto interessanti.
Al prossimo capitolo.

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