Capitolo 15

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Per la prima volta vidi che i suoi occhi erano in grado di esprimere emozioni: ansia, angoscia e forse paura. Ma perché paura? A chi avrei mai potuto raccontare di questo suo attimo di debolezza? In quella casa c'eravamo solo noi due e Masha, che lo conosceva da una vita per quello che mi aveva detto, quindi non riuscivo a spiegarmi quella reazione preoccupata come se avesse svelato al suo peggior nemico il suo punto debole.
Per qualche secondo continuò a fissarmi, gli occhi cominciarono a diventare più chiari e il respiro affannoso si faceva più calmo, stava riprendendo possesso di sé stesso, ma non si scostò dalla mia presa, rimanemmo in quella posizione per non so neanche io quanto tempo, io sulle mezze punte per provare a diminuire la differenza di altezza e lui leggermente piegato verso di me, con le mani che stringevano i miei polsi come un appiglio sicuro, fino a quando quella posizione cambiò.
Le sue mani si spostarono velocemente sui miei fianchi e mi attirò a se, facendomi scivolare fra le sue braccia e inciampare sulle sue labbra. Tutto troppo veloce per evitarlo, tutto troppo bello per smettere. Non mi resi conto di ciò che stava succedendo per qualche secondo perché quelle forti braccia che mi stringevano, quelle labbra morbide e calde che con intensità crescente cercavano le mie, le nostre lingue che si pizzicavano  delicatamente e quel profumo rassicurante mi fecero dimenticare per un breve istante la persona che avevo davanti, non stavo baciando il mio padrone bastardo, no, stavo baciando qualcuno che dopo settimane di violenza, di annientamento mentale e morale, di orrori visti e provati, mi stava dando un briciolo di affetto, di calore umano, di dolcezza. Non ero mai stata un tipo dolce o desideroso di coccole e fino a quel momento, nonostante quei giorni tremendi, non avevo sentito il bisogno di amore ma adesso che qualcuno me ne stava donando un piccolo assaggio, un piccolo ricordo, capii quanto in realtà mi era mancato, quanto lo avevo desiderato nel mio inconscio e quanto mi stava riscaldando il cuore. La sua presa divenne più serrata e i nostri corpi si unirono, sentivo i suoi muscoli tendersi e le mie braccia gli avvolsero il collo, la mia mano destra che passava fra i suoi capelli sudati e la sua mano sinistra che stringeva la mia schiena.
Ma tutto d'un tratto un sorta di lampadina si accese nella mia mente, la razionalità stava riprendendo il controllo: stavo baciando Andrej, lo stesso Andrej del casinò, lo stesso Andrej di qualche giorno prima nella sua stanza, lo stesso Andrej che mi minacciava e aggrediva, lo stavo stringendo come se fosse il mio uomo quando era uno di quegli uomini che volevo evitare e tutto quel calore divenne gelo, come un ghiacciaio che mi avvolgeva. Sciolsi immediatamente quella presa e iniziai io ad ansimare stavolta, mi guardò un po' interdetto mentre io girai su me stessa e, dandogli le spalle, salii velocemente al piano di sopra chiudendomi nella mia stanza.
Ma cosa avevo fatto? Cosa mi era passato per la testa? Ero veramente arrivata a questo punto, al punto di accettare le moine di chiunque per farmi consolare? Ero ancora appoggiata alla porta quando delle pesanti lacrime iniziarono a scendere sulle guance, non ero debole, non volevo esserlo, ma quella sera mi vergognai come mai prima d'ora, mi facevo pena da sola, avevo toccato il fondo e non sapevo se sarei mai risalita. Mi ero lasciata trasportare dalle emozioni, non mi era mai successo, dov'era finita la Ambra riflessiva? Quella che odiava i colpi di testa? Probabilmente era rimasta a Milano in quel vicolo, lasciando in me solo una serie di brandelli, in balia di chiunque e di qualsiasi cosa. Ero diventata un' animella in pena e Andrej aveva ragione quando diceva che mi sentivo la vittima delle vittime quando c'è chi sta molto peggio di me. Decisi che avrei ripreso la mia vera essenza, sai tornata ad essere me stessa ma prima dovevo sfogarmi, liberare tutta quella rabbia, verso me stessa, verso lui, verso tutto quel sistema malato e sfruttatore. Mi alzai di scatto, aprii il balcone e gridai, gridai talmente forte che la gola iniziò a bruciare, il freddo mi faceva lacrimare gli occhi e rendeva secche e gelide le mie guance bagnate.
Concluso il mio rituale tornai dentro, e mi lasciai cadere sul letto, ero veramente stanca e tutte quelle emozioni mi aveva travolta al punto tale da farmi piombare in un sonno senza sogni.

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