Capitolo 21

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Andrej pov.

<< Non possiamo Andrej, non siamo amanti né altro, anzi, siamo quanto ci sia di più sbagliato per lasciarci andare, complicheremmo solo le cose e credo che non serva a nessuno dei due. >> senza darmi neanche il tempo di ribattere, uscì di fretta chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi solo con i miei pensieri. Aveva ragione, non dovevamo peggiorare la situazione... ma allora perché questa volta era così difficile mantenere le distanze, perché il mio muro fatto di professionalità, di cinismo e di indifferenza iniziava ad avere delle crepe così profonde? Stavo perdendo colpi senza neanche rendermene conto? O era lei che sguardo dopo sguardo, parola dopo parola, mi stava lentamente consumando? Più cercavo di allontanarmi e meno ci riuscivo, più mettevo distanza fra di noi e più sentivo il bisogno di annullarla, sembravo un ragazzino con la sua prima cotta. Ma no, non poteva succedere, ero troppo stanco per illudermi che lei potesse guardarmi in maniera diversa, era chiaro che c'era una forte attrazione fisica ma non potevo sperare in nient'altro, non sapeva chi ero realmente e non l'avrebbe mai saputo, per lei sarei sempre stato un lurido bastardo e dopotutto era meglio così...
Ma perché questa convinzione mi rendeva così triste e malinconico? Stavo forse iniziando a provare qualcosa? No, assolutamente no, era solo lo stress che faceva brutti scherzi, d'altronde l'avevo già messo in conto quando mi era stata affidata la missione, sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che io e la ragazza in questione ci saremmo ritrovati soli per lunghi periodi ed era più che ovvio che si sarebbe creata una certa attrazione, ma era altrettanto scontato che ero perfettamente in grado di tenere a bada e di respingere qualsiasi tentazione.
Passò una settimana nella quale la evitai completamente, rinchiudendomi nel lavoro e in quei silenzi a volte impacciati, altre volte complici, come in quel caso. Sapevamo che era meglio evitarsi, ci aspettavano tre giorni difficili, quasi di simbiosi nei quali non l'avrei mai potuta perdere di vista e questo mi costringeva a non allontanarmi da lei, anche se starle lontano era l'unica cosa che avrei dovuto fare.
La sera prima della partenza il telefono squillò, il capo mandava istruzioni per la missione.
<< Agente Ivanov a rapporto, signore.>>
<< Buonasera agente, i nostri agganci fra i civili le forniranno del materiale. All'uscita dall'aeroporto cerchi un tassista alto, smilzo, con dei baffi scuri, farà in modo di farsi riconoscere, le fornirà alcuni documenti sugli spostamenti fatti negli ultimi giorni dai nostri indagati; il suo amico Hans Volotov ha delle registrazioni fatte dalle telecamera di sicurezza del ristorante da fornirle, vada a trovarlo. Per il resto sa già cosa fare. >> strinsi un po' i pugni, lo sapevo fin troppo bene, purtroppo.
<< Agli ordini. >>
<< Ivanov, mi raccomando, massima attenzione. Abbiamo modo di credere che ci sia una talpa che passa determinante informazioni ai boss, tenga gli occhi aperti. >> quell'affermazione che il comandante fece con così tanta impassibilità mi fece sobbalzare.
<< Ricevuto signore. >> e la telefonata terminò. Cazzo. Una talpa? Ci mancava solo un traditore doppia faccia a rendere tutto ancora più intricato, dovevo trovarlo e neutralizzarlo prima che fosse troppo tardi. Ma chi, chi poteva essere? Ero stato così attento a non stringere rapporti con nessuno, a parte Nicolaj ovviamente, ma lui era un caso a parte, era fra gli agenti segreti da una vita, non avrebbe mai tradito i suoi compagni, non avrebbe mai tradito me.
Dovevo distendere i nervi, troppi motivi di tensione attanagliavano la mia mente in quella sera più solitaria e desolante delle altre, affogare nello scotch non sarebbe bastato; dovevo uscire. Mi alzai dalla poltrona dopo aver buttato giù un paio di bicchieri, tornai in camera e cambiai velocemente la camicia scegliendone una a caso, scesi le scale e presi le prime chiavi che trovai all'ingresso, scivolando rapido in garage. La Mercedes grigia parcheggiata subito a sinistra si aprì appena pigiai il tasto il telecomando, salii e uscii velocemente dal cancello, aveva un'accelerazione tale da passare da 0 a 100 in pochi secondi, un gioiellino, ma proprio quella sera probabilmente non era stata la scelta giusta, considerando che sarei tornato a casa praticamente strisciando, ma poco importava. Guidai fino al Pub Noir, un locale scadente di periferia, lasciai la macchina a bordo strada e mi infilai dentro, in quella cappa di fumo e odore di alcool, di respiri, di donne. Le cubiste volteggiavano al centro della sala attirando l'attenzione di molti ma non la mia, io ero lì solo per bere e per permettere a quella musica assordante di sovrastare il mio caos interiore.
<< Una bottiglia di vodka liscia. >> gridai al barista dopo essermi seduto su uno degli sgabelli alti posti davanti al bancone e quest'ultimo si avvicinò, mentre puliva un bicchiere.
<< Intera? >> mi rispose perplesso con un sopracciglio inarcato.
<< Si, tutta intera. >> il barista fece spallucce e mi mise davanti ciò che avevo chiesto, lo sapevo, era veramente tanto, ma era esattamente ciò che volevo, avrei avuto tempo per smaltirla prima di tornare a casa.
Iniziai con il primo bicchiere seguito dal secondo quasi di fila, poi ad uno ad uno il livello nella bottiglia diminuiva mentre quello della mia nausea aumentava sempre più, ma non avevo intenzione di smettere. Stavo finalmente iniziando a lasciarmi andare al dolce offuscamento dell'alcool in completa solitudine, quando una voce femminile appartenente ad una moretta dagli occhi vispi che si era seduta sullo sgabello alla mia destra, attirò la mia attenzione.
<< Brutta serata? >> mi chiese appena girai leggermente la testa verso di lei.
<< Già. >> mi limita a dire stringendomi un po' nelle spalle e buttando giù un altro caldo sorso.
<< Posso farti dimenticare tutto, se vuoi. >> sentii il suo prosperoso seno strusciare sul mio braccio e il suo sguardo provocatore che mi incitava ad accettare il suo poco velato invito. Beh, chissà, magari sarebbe servito, un po' di sano sesso avrebbe allontanato dalla mia mente tutta la pressione per la missione, almeno per qualche ora. La guardai di sbieco, non avevo motivo di essere particolarmente educato o gentile, del resto non lo sarei stato neanche in altre circostanze.
<< Quanto vuoi? >> le chiesi senza andare per il sottile.
<< Dato che sei così bello, ti farò uno sconto tesoro. >>
I modi delle adescatrici da pub mi avevano sempre indisposto, ma andava bene, mi interessava solo sfogarmi.

Misfortune Where stories live. Discover now