Capitolo9

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24 giugno, 7/27 tour
Destinazione: Houston
Durata viaggio: 20h 50min

«Buongiorno»
La dolce voce di Camila risveglia Lauren dopo una lunga dormita verso l'ora di pranzo.
Stropiccia gli occhi mentre si contorce nella cuccetta per stirarsi e un gemito soffocato esce dalle bocca.
«Che.. che ore sono?»
«L'ora di pranzo. Ti ho svegliata per mangiare, è pronto»
Un altro gemito esce dalla bocca della grande. Distorce le labbra e contrariata scende dalla cuccetta trascinandosi fino all'altro scompartimento.
«Comunque» si ferma prima di aprire la porta scorrevole «Ti volevo ringraziare.. ehm.. era da molto che non dormivo così bene»
«Visto? Ti puoi fidare di me» sorride con fierezza

«Ma guarda chi è resuscitata» l'accoglie Normani divertita
«Eravate così carine questa mattina quando vi abbiamo trovate una tra le braccia dell'altra»
«Dinah!» la fulmina la cubana «Ti ho già detto di chiudere il becco, chiaro?»
«Sisi, Chancho» ride
«Ti odio»
Lauren prende posto sul divanetto accanto a Allyson che, infastidita dalle voci delle altre, prova a seguire il notiziario alla televisione.
«E zitte un attimo!» alza il volume al massimo
«Un drammatico incidente stradale si è verificato nel tardo pomeriggio di ieri lungo la 2100 NW 42nd Ave, Miami, FL 33126, Stati Uniti.
L’incidente ha coinvolto un motociclo e un camion che si sono scontrati frontalmente, causando il decesso di due persone e il ferimento di una terza.
Secondo all'autopsia della scientifica, l'uomo alla guida del camion era ubriaco e sotto sostanze stupefacenti ed è morto prima dell'arrivo dell'ambulanza e delle forze dell'ordine, insieme ad un altro signore a bordo del veicolo.
La terza persona, una giovane ragazza di soli quindici anni, è rimasta ferita nell’impatto e si trova ora ricoverata in rianimazione in gravi condizioni presso il Jackson Memorial Hospital. Stando alle testimonianze del padre, la ragazza si stava recando all'aeroporto per comprare un biglietto per Houston con l'intento di fare una sorpresa alla sorella, la famosa cantante Lauren Jauregui.»

Le ragazze, sconvolte, rivolgono lo sguardo verso quest'ultima, la quale sgrana gli occhi incredula.
«Taylor!» urla quando il suo cervello elabora la notizia appena appresa «Non è vero.. non..»
Il respiro inizia a farsi talmente corto che va in iperventilazione mentre il cuore pompa così veloce come se volesse uscire dal petto.
«Lauren respira» interviene Allyson preoccupata «Lauren..»
«Mi se.. mi sento ma-male»
Camila fa il giro arrivando a lei e, mettendosi davanti alla latina, le prende il viso con entrambe le mani guardandola negli occhi.
«Lolo guardami!» ordina con tono duro «Respira. Estamos contigo, soy contigo, todo está bien»
«Todo está bien un repollo!» le urla contro alzandosi di scatto «Dite all'autista di portarmi all'aeroporto. Prendo il primo volo per Miami»
«Veniamo con te Laur»
«No Dinah. Nessuna verrà con me, avete un tour da affrontare e poi..»
«Per quel che ci riguarda il tour può andare a farsi fottere. È una cosa seria e noi vogliamo darti tutto il nostro appoggio e stare al tuo fianco» la interrompe Normani
«Grazie ma..»
«Niente ma! Non siamo solo colleghe, siamo anche amiche. Questa band è una famiglia e tu ora ne fai parte» commenta Camila parlando a nome di tutte «Ti aiuto a fare i bagagli» continua adolcendosi un po'
                         ***
Preso il primo volo per Miami dopo quattro ore e tredici minuti di viaggio le ragazze atterrano e ad aspettarle fuori dall'aeroporto vi è un autista privato.
I fan, che casualmente le beccano lì urlano i loro nomi, chiedono foto e autografi ma nessuna di loro risponde e, superando la mandria di paparazzi, salgono sulla macchina.
Il tratto di strada tra l'aeroporto e il Jackson Memorial Hospital sembra infinito. Lauren è impaziente di correre da sua sorella, chiedere spiegazioni ai suoi genitori del perché nessuno l'ha avvisata. Ha bisogno di risposte ai suoi perché. Ad esempio: perché a lei? Un anno prima il suo incidente, il 27 giugno, e a tre giorni di distanza quello della sorella. Una specie di maledizione? È uno scherzo della natura? Possono fare di tutto ma nessuno deve toccarle la sua adorata Taylor.
«Laur, siamo arrivate» la risveglia dai suoi pensieri Dinah
Scuote la testa e torna alla realtà non appena vede dal finestrino oscurato l'immenso edificio. Prima di scendere fa un respiro profondo dopo di ché, non si sa come, è già dentro che scale di corsa le scale per arrivare da sua sorella. Le gambe cammino sole, spedite, il resto del corpo non è lì. Il resto è rimasto a Phoenix. Il resto è rimasto su quel bus che ancora deve metabolizzare la situazione.

«Lauren!» esclama sorpresa sua madre Clara che tiene in braccio una bambina che dorme
«Perchè non mi avete chiamata? Come sta? Posso vederla?»
«Solo da fuori al momento» sospira il padre «Non ti abbiamo chiamata perché eri così presa con la tournée..»
«Sciocchezze» l'ammonisce «Sarei dovuta essere la prima a saperlo»
«Vedo che hai portato il resto della band» forza un sorriso Clara
«Buon pomeriggio, signora» fa un cenno di testa Allyson prima delle presentazioni
«È un piacere conoscervi ragazze. Vi ringrazio per essere qua e sostenere Lauren»
«Ormai sua figlia fa parte della nostra famiglia e staremo al suo fianco sempre» risponde Normani
La bambina tra le braccia della signora Jauregui si agita e inizia a piangere forte.
«Non ancora..ti prego» sibila con voce spezzata «Lauren, per favore, portala con te a casa, non posso tenerla un'altra notte qui»
«Non sono venuta qui per fare la babysitter. Sono qui per Taylor!»
«Lei è tua...»
«Mhh» alza gli occhi al cielo «Isabel vienes aqui!»
È impossibile non notare la somiglianza tra Lauren e Isabel, due gocce d'acqua. Entrambe hanno gli stessi lineamenti, lo stesso sorriso e soprattutto due enormi occhi verdi ipnotici.
«Ragazze andiamo a casa mia, devo.. devo fare da babysitter» sospira tendendo la mano della bambina

Escono dall'ospedale, le due Jauregui camminano avanti mano nella mano, le altre sono dietro in silenzio che seguono la collega fino a casa sua.
Isabel cammina cercando di seguire una linea immaginaria a terra, mettendo un piedino davanti l'altro e per poco non cade. Lauren l'afferra prontamente prima che possa farsi male. Si piega sulle gambe guardandola negli occhi e la tiene stretta dalle braccia.
«Isabel, come ti ho detto che ci si comporta in giro? Potevi farti male»
«Volevo giocare» risponde oscillando il corpo
«Non è il momento di giocare questo, lo capisci o no?»
Il labbro inferiore della bambina inizia a tremare e gli occhi si riempiono di lacrime.
«Tu sei cattiva. Non mi vuoi bene»
«Hai quattro anni signorina, ti reputo abbastanza grande da capire che ci sono momento in cui si può scherzare e momenti seri!» si giustifica
«Ti arrabbi sempre con me, non sei mai a casa. Sei la mamma peggiore del mondo!»
Urla cosí forte l'ultima frase da far voltare persino i pedoni che si trovano dall'altra parte della strada.

Grahana ||CAMREN||Where stories live. Discover now