Capitolo27

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23 Luglio, Los Angeles

È passata una settimana esatta dalla nascita di Taylor. Lei è ancora in ospedale nell'incubatrice e di tanto in tanto Lauren va a trovarla, guardandola attraverso il vetro, pregando che tutto andrà bene e di poterla stringere tra le sue braccia, vederla compiere i primi passi, la sua prima parola, vederla giocare con Isabel, mettere a letto entrambe raccontando le favole.
Non ha mai fatto davvero la mamma, ma né sente il bisogno. Sente il bisogno di strappare Isabel dalle grinfie di quei due e tenerla sempre con sé. Si è già persa abbastanza della sua vita, ora basta.
Presto andrà a Miami però prima deve trovare una casa per lei e le bambine: quando entrò nelle Fifth Harmony, Simon le fece vedere la villa. Fortunatamente ha sempre con sé le chiavi della villetta della sua ex band ed ora è lì da una settimana.
Ha fatto sparire le sue tracce, non risponde alle chiamate di Demi, ai suoi messaggi, a quelli di Camila o delle altre. Non sanno se si trova a Los Angeles o abbia preso un aereo, il primo volo per una qualsiasi meta.
Invece Lauren ora è proprio qui, sul divano, in intimo, con una bottiglia di vino sul petto e altre due a terra. Sono le dieci del mattino, ma la casa è chiusa, le serrande sono abbassate, nessun raggio sole la infastidice.
È tutto buio. La notte non ha acceso la luce, ha solo aperto il frigo alla cieca, sbattendo ovunque, per poi buttarsi sul soggiorno e bere. E rideva e piangeva per tutti i suoi problemi, per il motivo principale dei suoi problemi: lei.

Cambia posizione mettendosi a pancia in giù, la bottiglia le cade a terra frantumandosi, rovesciando anche le altre due. Il rumore la infastidisce e apre gli occhi di poco, ma sono così pesanti che, pur essendo sveglia, li tiene chiusi. La casa gira, tutto gira.
«Casa dolce casa!» esclama qualcuno accendendo le luci
«Ma che.. Lauren?»
Quattro passi differenti si fermano davanti al divano. Saranno le ragazze ma a lei non interessa, è troppo ubriaca per capire cosa stia succedendo.
«Lauren? Svegliati»
Qualcuno la scuote, lei fa uscire solo un suono dalla sua bocca. Qualche secondo dopo, non sa come, si ritrova a terra, la testa pulsa e i suoi occhi iniziano ad aprirsi.
«Dove.. Dove sono?» domanda agitata «Cazzo, mi gira tutto» biascica
«Calmati Lauren, sei a casa, sei ubriaca» la riprende Normani «Che... Che hai fatto alle braccia?»
«Lauren che hai fatto?!» strilla Camila attirando l'attenzione di tutte
«Braccia?» ripete
La vista è annebbiata, nella sua mente c'è un buco nero e non ricorda assolutamente nulla.
Si alza di scatto barcollando, portandosi una mano alla bocca e con difficoltà cerca di raggiungere il bagno ma prima che possa entrarvi butta un urlo.
La porta è piena di sangue, ci sono le impronte delle sue mani. Dalle braccia ancora cola del sangue. Si porta le mani sul viso, solo ora si accorge dei palmi sporchi di sangue.
Torna indietro correndo, quasi cadendo. Cade in ginocchio piangendo, sotto lo sguardo indecifrabile delle ex colleghe.
Guarda i suoi tagli e i singhiozzi aumentano. Nessuno le dice nulla. È sola sul pavimento, ora fissa il soffitto e prega con tutta sé stessa che sia solo un incubo.
«Lauren perché? Perché?!» urla Camila «Dio mio, perché? Stupida io di non essermi mai accorta dell'autolesionismo. Cazzo, Lauren, potevo morire e lei tue figlie? Io? La tua dignità? Noi? Tutti noi? Per giorni ti abbiamo chiamata e tu ci hanno ignorata e avevo paura che fossi andata in overdose e ho chiamata ogni secondo Demi, preoccupata, ma lei lo era più di me perché non aveva idea di dove fossi, invece eccoti qui a bere e tagliarti le vene!»
Si butta a terra, prende il corpo di Lauren tra le sua braccia e piange su di esso.
Ally le passa un kit di pronto soccorso e prova ad aiutare la cubana a medicarla, ma bruscamente viene allontanata.
«Lauren è affar mio!»
«Non è tua moglie, lo capisci?» le urla Normani «Evita e lascia che riceva pure il nostro aiuto»
«Chancho vieni qua, non.. vieni qua»
Finisce tra le braccia di Dinah, mentre le altre aiutano Lauren che fissa il soffitto e non batte ciglio.
Sembra paralizzata ma in realtà è solo terrorizzata da sé stessa.
                     ***
La latina è nel suo letto, sotto le coperte, che dorme. A veglierla c'è Camila, che di nascosto, legge le sue pagine del quadernino nero che porta sempre con sè. Il quadernino degli orrori, lo stesso che aveva quando guardavano l'alba o il tramonto insieme. Lo stesso di quando fumava, lo stesso di quando stava sola con le cuffiette e si chiudeva nel suo mondo.
Le prime pagine contengono solo numeri: tutte le calorie assunte, tutti gli orari in cui mangia o cosa mangia. La routine è sempre la stessa, non ha più bisogno di scriverle, la sua mente è allenata.
Ci sono canzoni, disegni con la luna e con il sole, pagine sporche di sangue, altre che fanno odore di marijuana, altre in cui c'è il nome di Camila ovunque e una sua foto a forma di cuore.

«Ca-camila?»
La cubana nota due occhi verdi, gonfi, che la scrutano mentre è intenta a sfogliare quelle pagine. Posa il quadernino sul comodino e si concentra su Lauren.
«Ben svegliata» sospira «Come ti senti?»
«Una merda...» deglutisce «Avevo promesso a Demi che mi sarei fatta a aiutare, che avrei smesso, che avrei fatto di tutto per essere un buon esempio per i miei figli... Non posso farlo da sola, devo andare subito in riabilitazione ma prima voglio che Isabel sia al sicuro, che lei vada via da quella casa»
Camila le sistema una ciocca di capelli e annuisce nell'ascoltare quelle parole e aspetta un po' prima di dire la sua.
«Sai perché siamo qui? Simon ci ha interrotto la tournée, non chiedere il perché, neanche noi lo sappiamo e abbiamo deciso di provare a chiedere un contratto a Demi» confessa con voce pacata «Domani vado a Miami, i miei genitori lo sanno che vado a trovarli e sanno anche di noi due e vogliono conoscerti. Se te la senti vieni con me, prendiamo Isabel, andiamo dai miei genitori e partiamo il giorno dopo. Poi.. »
«Poi tu starai con la bambina e io vado a farmi curare» l'anticipa «Non voglio che sia un peso o un obbligo per te»
«Assolutamente Lauren, sarà un onore averla con me, sai quanto le voglio bene, ma più di tutto voglio che tu sia felice, che tu stia bene e ritrovi te stessa. Io, per quanto lo voglia, non posso fare più di tanto, è un qualcosa più grande di noi»
La latina, con un po' di disorientamento, si mette seduta e afferra le mani di Camila, appoggiandosi a lei.
«Non voglio starti lontana, non voglio perderti e so che ti faccio schifo per quello che hai visto questa mattina...»
Le labbra premono contro quelle di Lauren per farla tacere e poi le bacia la fronte, facendola sorridere leggermente.
«Ti amo Lauren, ti amo davvero tanto» sussurra «Mi hai fatta arrabbiare molto, il sangue mi si è gelato alla vista, mi sono sentita davvero male, ma non mi fai schifo per questo. Hai solo bisogno di aiuto e io ti darò tutto quello che posso per farti stare bene»
«Le tue braccia solo la mia casa, i tuoi baci il mio ossigeno. Ho solo bisogno di te nella mia vita, nient'altro»

Grahana ||CAMREN||Where stories live. Discover now