In fuga

4.5K 141 8
                                    

Kelly se ne voleva andare e non tornare più; tanto non aveva più nulla, l'amore per Alex non era ricambiato, lei lo amava davvero, aveva imparato ad amare il suo carattere duro e maleducato, aveva imparato a guardare mentre il suo ragazzo maltrattata le solite troiette di turno che lo infastidivano, aveva imparato anche a riconoscere i pochissimi gesti dolci che sovente Alex faceva per lei.

Ma adesso aveva capito che era stata tutta una facciata; Alex era interessato solo ad avere un rapporto fisico con lei, Alex era interessato a lei perché lei era stata l'unica ragazza che lo aveva mai respinto, l'unica ragazza che non era caduta immediatamente ai suoi piedi, l'unica ragazza ad averlo fatto sudare per averla.

Probabilmente per Alex era stata una prova, una specie di prova di forza, o una specie di prova per testare il suo carisma, voleva semplicemente vedere quanto fosse realmente bello e irresistibile. E alla fine aveva vinto lui, era davvero così bello e irresistibile come dicevano tutti, ragazzi e ragazze, non esisteva proprio nessuno che fosse in grado di resistere al suo fascino incredibile.

Kelly mentre camminava velocemente, solo per non correre via, sentì diverse lacrime scenderle dal viso, erano lacrime di tristezza e rabbia, dolore e risentimento. Non sapeva dove andare, ma di certo a casa sua non sarebbe tornata, almeno non subito; voleva dimostrare ai suoi che poteva andarsene quando e come voleva, che poteva fare ciò che voleva, aveva diciotto anni, diciotto cazzo di anni.

E perché non l'aveva fatto prima? Perché non ci aveva mai pensato di fuggire da quella oppressiva gabbia che chiamava casa? La risposta era semplice: aveva paura. Aveva paura del mondo esterno, lei non sapeva nulla, era cresciuta sempre protetta dai suoi genitori, non aveva praticamente mai fatto niente da sola.

Ma adesso basta.

Era ora di finirla.

Kelly accelerò il passo, con ancora più determinazione. Asciugò le lacrime e si sfregò gli occhi: adesso basta piangere, adesso basta essere debole, gentile e timida. Adesso basta essere una come tutte le altre.

Con rabbia allargò orribilmente il piccolo strappo che aveva sul ginocchio, e lo rese uno squarcio enorme in tutto il jeans, che copriva dalla coscia fin sotto il ginocchio; ridusse così anche l'altro strappo dalla rabbia, e strappó una già rovinata manica della sua t-shirt dell'Adidas nera.

Adesso era molto meglio. Si sentiva già meno anonima di prima, si sentiva quasi più libera; nella mente le balenò il pensiero di  andare fino a casa di Alex e di urlargli contro tutto il suo risentimento e tutta la sua rabbia, tutta la sua indignazione verso colui che l'aveva solo usata come uno strumento di sfida e piacere.

Sì, sarebbe andata da lui.

Prese il cellulare, e lo guardò da spento per alcuni minuti. Era un disgustoso IPhone 6, il telefono che avevano tutte le ragazze della sua età; un moto d'ira la invase e sbatté il telefono a terra, dalla parte dietro, dove c'era il guscio con disegnata la classica mela morsicata, simbolo della Apple.

Lo tirò su da terra, lo schermo non aveva un graffio, e quando lo girò un sorriso apparse sulle sue labbra: il simbolo della mela era quasi sparito, coperto da una rottura e da dei graffi più grossi e spessi. Molto meglio, pensò la ragazza.

Ricordava bene la via dove abitava Alex, così la impostò sul navigatore del cellulare e cominciò a camminare seguendo le indicazioni. Un gruppo di ragazze di circa quindici anni le passarono vicino, e la guardarono tutte in modo strano e disgustato. Kelly sorrise alle loro facce stupite e proseguì; potè poi sentire i sussurrii malevoli delle ragazzine, ma poco le importava.

Meglio se la gente la guardava e la additava come diversa.

Diverso è bello.

Diverso è migliore.

Innamorata di uno Stronzo Where stories live. Discover now