La nascita di un'amicizia

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- Alex, Alex, ti prego basta, cerca di calmarti - disse inutilmente Robby guardando impotente il suo migliore amico prendere a calci il muro di casa sua, creando non poche crepe profonde

- perché sono così? - il ragazzo si fermò di colpo, tenne la testa tra le mani e sentii le lacrime scendere e bruciare come lava calda sulle sue guance - ti prego Robby, aiutami tu... - implorò Alex inginocchiandosi per terra

- non volevi farlo, lo so che non volevi... - cominciò Robby asciugandosi con un fazzoletto di carta inumidito il sangue che si era seccato intorno alla sua ferita alla gamba

- scusami... ti ho fatto del male... mi dispiace... ogni volta che perdo le staffe faccio del male anche a te... scusami... è successo ancora... - Alex diceva frasi sconnesse, che nessuno avrebbe capito all'infuori del suo migliore amico

- non devi chiedere scusa a me - Robby si inginocchiò di fronte al ragazzo e gli tirò su il viso, asciugandogli le lacrime - va a chiedere scusa a Kelly -

- a Kelly? Ma è stata lei a iniziare - Alex alzò di troppo la voce

- non capisci perché l'ha fatto? È incazzata nera con te, l'hai trattata da schifo... lei non è come le altre ragazze, a lei non va bene essere trattata come un oggetto, questo l'avrai notato... -

- con che faccia mi dovrei presentare davanti a lei?? -

- con una faccia da scuse -

- lo farò... te lo prometto... solo non adesso - cedette il ragazzo, appoggiandosi contro il muro

- va bene... - Robby nonostante tutto sorrise. Perché era così che i due amici avevano superato tutto ciò che gli era capitato.

Sorridendo.

****

- non voglio farlo! - strillò Alex contrariato

- e invece ti muovi, alza quel culo di merda dalla mia auto e vai, è un cazzo di ordine, lo capisci stronzo?? - Ryan strattonò per il braccio destro un Alex ormai ragazzino, di tredici anni, quasi quattordici

Il ragazzo gli lanciò uno sguardo di fuoco, e scese dall'auto tutta malmessa dell'uomo. Sua madre non era ancora uscita dal suo centro di recupero, continuava ad avere ricadute, e il ragazzo doveva passare sempre più tempo con quel mostro del suo patrigno.

Lo odiava.

Lo odiava a morte.

Odiava il fatto che dovesse vivere come un animale.

Odiava il fatto che dovesse continuare a rubare nei negozi per quello sporco stronzo.

Odiava il fatto di dover eseguire gli ordini di quello sporco stronzo.

Era quasi da sei anni che era costretto a fare una vita del genere, di giorno rubava per le strade, di tutto, dalla frutta ai vestiti, fino a rubare i soldi dai banchetti che c'erano per strada, oppure rubare i soldi delle persone sugli autobus, addirittura rubare i soldi delle persone che stavano camminando in strada. E di notte era costretto a fare l'elemosina, per strada, tornava a casa verso le tre del mattino e doveva dormire in uno sporco materasso per terra, in un monolocale abusivo in mezzo ad un umido bosco.

Innamorata di uno Stronzo Where stories live. Discover now