Capitolo: sei

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Our Own Struggle - SESTO CAPITOLO

A Louis era dispiaciuto davvero non riuscire a fare compagnia al ragazzo, ma suo nonno e suo padre erano arrivati in città, avvenimento più unico che raro. Per quanto riguardava il nonno, era contento di vederlo, ma non era lo stesso per quel che riguardava il padre. Il padre non lo aveva accettato, quando a sedici anni gli confidò di provare attrazione verso un suo compagno di classe. Dopo quell’episodio, il moro non lo aveva detto a nessuno tranne al suo migliore amico Niall. Si era anche autoconvinto che non fosse veramente omosessuale, così si era messo con Eleanor, una ragazza superficiale che aveva un disperato bisogno di farsi vedere con un ragazzo, anche se quello era Tomlinson lo sfigato.

Alla madre era sembrata una buona idea invitare anche lui. Louis proprio non capiva: Troy, il padre, aveva sempre trattato male anche Jay, la madre, e come poteva lei riuscire a vederlo in casa sua?

Louis calciò un ciottolo pensieroso, mentre varcava la soglia del viottolo di casa sua dove spiccava la Ferrarigialla del padre. Prima di entrare in casa prese un bel respiro e si autoconvinse che sarebbe tutto stato perfetto.

Il pomeriggio passò abbastanza lentamente per Louis, tra chiacchiere, discorsi taglienti con il padre, pranzo, regali e giochi con le sorelle. Per tutto il tempo, però, Louis aveva la mente da un’altra parte: nella camera 221, la stanza di Harry. Si chiedeva perché non riusciva a togliersi il ragazzo dalla testa. Lo conosceva da poco, ma, forse per le fossette, o per quel sorriso coinvolgente, o per il modo di vivere del ragazzo, Louis sentiva che lo stomaco era in subbuglio quando rivedeva nella sua mente la sua immagine. Diede la colpa alla troppa torta fattagli mangiare dalle sorelline minori, per evitare di pensare a cose che gli sembravano davvero impossibili, come quella che poteva essersi innamorato. Iniziò a pensare a Eleanor, a quanto si vedessero poco. ‘Oggi non è neanche venuta.’ ‘Ma se Stan avesse ragione e lei mi tradisse?’ Louis pensò tante cose insieme, ma che scacciò via quando una delle sue sorelle minori lo invitò a giocare a nascondino.

Quando finalmente la parentela varia se ne andò, Louis si rintanò in camera sua e si sdraiò sul letto, stanco morto, si addormentò subito dopo essersi tolto le scarpe.

Harry, dall’altra parte della città, dopo aver salutato mille volte una Kate che non smetteva di scusarsi, sdraiato nel suo letto con le coperte che gli coprivano il mento, ci mise un po’ ad addormentarsi, ma alla fine ce la fece anche lui.

La mattina Harry si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto di scatto: era grondante di sudore, così come l’intero letto. Un altro dei suoi incubi deliranti, solo che questa volta non poteva chiamare Kate.

- Harry! Hai fatta un brutto sogno? - . Stava sognando o quella era la voce di…

- Louis? Sei tu? – . Doveva essere lui. La sua voce dolce era inconfondibile, ma non riusciva a distinguerlo nel buio che regnava nella stanza.

- Sono io. – affermò lui tranquillamente in piedi accanto al letto di Harry mentre lo guardava. – Va tutto bene. – aggiunse, poi, vedendo che l’amico era affannato.

- Che ci fai qua? – chiese Harry asciugandosi la fronte con una mano.

- Buon Natale, piccolo. - .

- Ah è vero. - . Harry aveva il fiato corto per via dell’incubo e la presenza di Louis che di certo non si aspettava. - Buon Natale anche a te. – sorrise Harry liberandosi dalla coperta che lo stava soffocando.

- Hai programmi per il pranzo? – chiese Louis aprendo leggermente le tende per far passare della luce e vedere così il ragazzo.

Harry scosse la testa. – In verità mi vedo con Jeff. – accennò una risata mentre il più grande lo guardava con aria interrogativa. - E’ un signore di novant’anni che sta nella camera 234. – . Louis continuava a guardarlo come un pesce lesso. – Niente, Lou, niente. Non ho programmi. – .

Our Own Struggle - ((Larry Stylinson AU))Where stories live. Discover now