Capitolo: quattordici

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Our Own Struggle - QUATTORDICESIMO CAPITOLO


La mattina dopo a svegliarli fu Kate, che come al solito svegliava Harry.


- Sveglia dormiglioni! – esclamò Kate cercando di essere raggiante.

Quel giorno Harry avrebbe dovuto fare l’operazione e, anche se lo negava, la ragazza era molto nervosa. Quel ragazzo ormai faceva parte della sua vita che lo volesse o meno.

Harry sbadigliò e si nascose sul petto di Louis che dormiva ancora. Kate intanto aprì le tende.

- Ragazzi, andiamo, svegliatevi. – sospirò lei, facendo svegliare, ora, anche Louis che si stiracchiò leggermente, guardandosi intorno e ricordando la nottata.

- Che ore sono? – chiese tra uno sbadiglio e un altro. Kate si sedette sul bordo del letto, mentre Harry faceva dei versi di protesta: aveva sempre odiato parlare appena sveglio.

- Sono le sette. – decretò Kate guardando il maggiore mettersi seduto, ma tenere comunque Harry sul suo petto, ancora con gli occhi chiusi.

- Abbiamo dormito solo tre ore. – sospirò Louis passandosi una mano tra i capelli.

- Tra qualche minuto passano a prepararti, Harry... – disse Kate cercando di annunciarlo il più delicatamente possibile.

Harry si ranicchiò se possibile ancora di più sul petto di Louis che gli accarezzava la schiena, iniziando a piangere silenziosamente. Kate lasciò la stanza con un’occhiata verso Louis.

- Ehi non starai mica piangendo, vero? – chiese Louis, ben conoscendo la risposta.

Harry scosse la testa cercando di smettere di piangere, cosa che gli veniva difficile con tutti quei pensieri per la testa.

– Andrà bene, Harry. – cercò di convincerlo, non essendone nemmeno lui convinto.

Harry scosse la testa e alzò lo sguardo arrossato verso il suo cristallino. Il maggiore perse un battito vedendo i suoi occhi liquidi.

- E’ questo il problema. Se va male l’intervento muoio e amen, faccio un piacere a tutti. - . Louis scosse la testa guardandolo. Quelle parole erano come macigni sentite dette da un ragazzo di 16 anni. – Se invece va bene, io come faccio? Non ho nessuno, Louis. – sospirò Harry tra un singhiozzo e l’altro.

- Troveremo una soluzione, Harry. - . Harry scosse la testa.

- Non puoi capire. – decretò infine ranicchiandosi a riccio e dando le spalle al più grande. Louis lo abbracciò da dietro.

- Scusa. – sussurrò stringendolo. Harry scosse ancora una volta la testa.

- Scusa te. – sospirò. Una testa fece capolino nella stanza.

- Mi dispiace, devo preparare Harry. - . Una voce squillante, di un’infermiera invase la camera, mentre il cuore di Harry iniziava a correre all’impazzata e Louis si alzava. – Lei deve uscire. – disse l’infermiera rivolta al maggiore che annuì e guardò subito il più piccolo. Harry già lo stava guardando.

- Ci vediamo dopo, piccolo. - . Louis gli lasciò un bacio sulla fronte accarezzandogli la mano e Harry non potè fare altro che rabbrividire e godere un’ultima volta degli occhi di Louis. Poi Louis uscì e la paura lo investì come un camion.

 
Con un sospiro Louis si lasciò andare nella poltrona della sala d’aspetto e si guardò intorno. Tante altre persone erano sedute lì con lui, chi piangendo, chi tamburellando nervosamente il piede a terra, chi leggendo una rivista o bevendo un caffè. Tutte stavano aspettando qualcosa. E Louis si chiese cosa ci faceva lì: Harry lo conosceva da qualche settimana e ora si ritrovava in una sala d’aspetto piena di persone, ma da solo.

Our Own Struggle - ((Larry Stylinson AU))Where stories live. Discover now