Capitolo: diciotto

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Our Own Struggle - DICIOTTESIMO CAPITOLO

I giorni trascorrevano velocemente e Louis era felice dei progressi fatti da Harry nelle ultime settimane.
Marzo era ormai inoltrato e fuori nevicava fittamente.

Harry, seduto sul letto di Louis, guardava fuori dalla finestra i fiocchi cadere, mentre si chiedeva dove fosse scappato il maggiore. Pochi minuti prima, infatti, se ne era andato.

Louis e Harry erano seduti sui loro letti adiacenti, vicini, molto vicini. Il più grande stava giocando con i capelli dell’altro mentre quello leggeva un libro di Nicholas Sparks che gli aveva consigliato Johannah. 

Poi tutto era successo velocemente: i baci di Louis che partivano dal collo del minore fino ad arrivare alla sua bocca morbida, l’incredulità di Harry,  l’imbarazzo del maggiore. E Louis era uscito, sbattendo tutte le porte e vergognandosi di ciò che aveva appena fatto. Perchè Harry non era gay, cazzo. Non poteva esserlo. E anche se lo fosse stato, Louis non sarebbe mai stato abbastanza per lui, figuriamoci.
 
Harry decise così di uscire e prendere una boccata d’aria; sarebbe sicuramente andato a bersi un drink, ovviamente analcolico, al Fresh per distrarsi. Louis avrebbe dovuto essere a casa entro sera nonostante tutto e Harry si sentiva rinchiuso in gabbia in quella casa che era piena degli urli delle ragazze che, appena tornate da scuola, facevano più casino del solito.

Scese al piano di sotto, avvertendo Jay che sarebbe tornato per cena, poi si mise la giacca, lasciò le mani intrufolarsi nelle tasche strette dei jeans che gli aderivano perfettamente alle gambe snelle, e, aprendo la porta, venne invaso dalla neve che scendeva velocemente, ricoprendo tutte le strade della periferia di Londra.

In strada si scivolava paurosamente e Harry, stranamente, riuscì a non cadere come una pera sulla neve, ma quando si guardava intorno vedeva anziane signore che faticavano a restare in piedi e bambini che scorazzavano in qua e là per le strade deserte, mentre qualcuno finiva con la faccia in un mucchietto di neve.

Gli spazzaneve non erano molto organizzati, Harry lo aveva scoperto a gennaio, quando, tornando a casa con Louis, era scivolato paurosamente dritto dritto nel vialetto di casa, suscitando l’ansia fraterna di Louis che lo aveva subito soccorso; alla fine il più piccolo aveva solo rimediato un bel livido sulle chiappe che per qualche giorno lo aveva perseguitato non riuscendo a farlo sedere. 

- Harold! - . La voce acuta di Stan invase il locale ancora semi vuoto, accogliendo Harry che si stava sedendo al balcone. Senza quasi accorgersene il ragazzo era arrivato a quel pub sudicio, sporco e puzzolente che veniva gestito da un amico d’infanzia di Louis, Stanley.

- Stan. – salutò di rimando Harry appoggiando i gomiti al balcone, senza togliersi la giacca bagnata dalla neve. Il locale era troppo freddo e buio per i gusti del ragazzo.

- Che ci fai qui a quest’ora? Abbiamo appena aperto. – chiese Stan appoggiando un bicchiere pieno di liquido arancione davanti al ragazzo.

- Uhm… Passavo di qua. – mentì Harry che era semplicemente annoiato, forse triste per quanto accaduto, sorseggiando il suo drink tranquillamente, gettando un’occhiata alla parete dietro al balcone dove il proprietario aveva spavaldamente messo in mostra alcuni trofei di pugilato.

- Senti, se ti annoi – Stan lanciò un’occhiata d’intesa al ragazzo, mentre si appoggiava sul balcone avvicinandosi pericolosamente a Harry. – potresti aiutarmi con alcune scatole. Sono da portare fuori che più tardi le ritirano. – finì Stan con un occhiolino, mentre era intento già ad asciugare alcuni bicchieri.

Alzò le spalle. – Perché no? - . Stan gli sorrise riconoscente strofinando uno straccio che a Harry non parve proprio molto pulito, sui vari bicchieri.

Our Own Struggle - ((Larry Stylinson AU))Where stories live. Discover now