Capitolo 1

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Ma vi pare? Vi pare che non ci sia più la carta per asciugarsi le mani? Posso capire, qualche volta, la carta igienica, ma almeno la carta per asciugarsi le mani, paghiamo il contributo volontario per la scuola, che di volontario ha poco e niente, e non abbiamo la carta? Ora dovrò salire due piani e attraversare l'edificio solo per asciugarmi le mani.
Lo so, non ha senso, ma il pensiero di asciugarmi le mani sui pantaloni e avere poi la sensazione di umidità su questi mi da fastidio.
Fare matematica, almeno oggi, mi risulta di una noia mortale, raggruppamenti, percentuali, cose che sono si importanti, ma andiamoci con calma.
Vado verso le scale e inizio a salirle a due a due, vorrei distrarmi ma allo stesso tempo non voglio che il prof si chieda perché ci ho messo tanto, quando vuole sa essere invadente e fastidioso. Finalmente arrivo ai bagni dell'ultimo piano e prendo della carta, sono ancora umide, quindi non ho fatto un viaggio per niente e, una volta finito, mi giro verso la finestra che da sull'edificio di fronte al mio: siamo due istituti, edifici diversi ma uniti "politicamente", quindi possiamo passare da uno all'altro durante le ricreazioni, un po' di libertà se abbiamo amici dall'altra parte, come nel mio caso.
Da questa finestra riesco a vedere quella della classe di Thomas, uno dei ragazzi più "osservati" della scuola e si, faccio parte della massa, che male c'è ad osservare un ragazzo di bell'aspetto da lontano? All'ombra di tutto e di tutti, tranne che di Anna, alla mia migliore amica non sfugge mai nulla.
Sono ancora davanti agli specchi dei bagni e una volta sicura che non ci sia nessuno inizio a canticchiare Genius di Sia.
Oh my god, baby baby don't you see-e-e
I got everythin' you ne-e-ed
O-only a genius could love a woman like she.
-Oh, ne sono abbastanza sicuro- ammette una voce maschile proveniente da una porta lontana da dov'ero io, non mi ero accorta di essere quasi uscita dai bagni e di essere nel passaggio che separa i bagni delle ragazze da quello dei ragazzi.
-Cosa, io non- rispondo con sorpresa, trovandomi davanti alla persona che poco fa credevo fosse nella classe dell'edificio di fronte al mio.
-Il tuo segreto rimarrà al sicuro, nessuno saprà oltre a me che quando sei sola in bagno canti- aggiunge nuovamente Thomas con disinvoltura prima di andare verso i bagni.
-In realtà qualcuno lo sa già- dico allungando di poco il collo, come se la mia voce potesse arrivargli più facilmente.
Ma che risposta è? In realtà qualcuno lo sa già, patetico.
Esco definitivamente da quel posto e torno verso la mia classe, scendo le scale mentre ripenso a quello che è successo un attimo fa.
《Incontro imprevisto nei bagni, e non era It che sbucava dallo scarico》mando velocemente ad Anna una volta arrivata a due piani sotto rispetto a quello di prima, entrando poco dopo in classe e rimettendomi con il mento appoggiato alla mano per la noia, mentre l'altra è impegnata a scrivere o rispondere a qualche messaggio, come ad esempio la risposta della mia amica.
《Raccontami tutto quando suona la campanella, ci vediamo in cortile al solito posto》e un semplice "okay" pone fine a quel breve momento che, come il giro per la scuola, mi ha distratta dalla matematica.
Routine quotidiana: suona la campanella e tutti si precipitano fuori, come se correre facesse guadagnare più tempo da passare fuori, tanto alla fine lo si spreca per riprendere fiato. Io mi limito a mettere una cuffietta lasciando l'altra pendere dal colletto della felpa e a prendere la crostatina al cioccolato che mi sono portata da casa.
-Allora, devi dirmi su questo "incontro imprevisto nei bagni", chi era?- mi domanda Anna una volta raggiunta al muretto del cortile.
-Okay, allora...era- inizio a dire tranquillamente prima di venir interrotta da lei.
-Grace respira- mi dice la mia migliore amica accennando una risata.
-Sto respirando, come vedi sono sopravvissuta- dico sorridendole e inclinando la testa su un lato, accennando un sorriso.
-Allora parla, chi è che hai incontrato?- mi domanda, è evidentemente più agitata di me.
Non è che se glielo dico poi mi sviene nel mezzo del cortile?
-Ero sola e stavo canticchiando, non mi sono accorta che stavo uscendo dai bagni e Thomas mi ha sentita- rispondo pressando infine le mie labbra tra esse.
-Thomas? Thomas De Luca? Quel Thomas?- mi chiede spalancando gli occhi e alzando le sopracciglia.
-Già, a quanto pare non sei più l'unica a sapere delle mie doti canore nei bagni, oltre a mia mamma- rispondo alzando le spalle dopo aver accennato una risata.
-Scherzi? In tutti questi anni delle superiori quante volte hai interagito con lui? E questa volta che ha detto? Se ha detto qualcosa- domanda, accennando un sorriso e un'espressione un po' meno sconvolta.
-Stavo cantando Genius di Sia, il ritornello, sai come fa no? Ecco, e lui se n'è uscito con "Oh, ne sono abbastanza sicuro" seguito da un "Il tuo segreto rimarrà al sicuro, nessuno saprà oltre a me che quando sei sola in bagno canti"- rispondo iniziando a mordere i bordi della mia merenda mentre Anna si guarda intorno, cercando chissà chi.
-E tu? Sei rimasta paralizzata o hai risposto qualcosa?- continua facendo dondolare le gambe come una bambina.
-Ho risposto eccome, ma a questo punto mi chiedo se avessi potuto evitarlo- rispondo ridendo e raggiungendo finalmente la parte con la Nutella, se si può chiamare Nutella quella che mettono sulle crostatine.
-Perché? Ti prego non dirmi che hai detto qualcosa di stupido o che l'hai seguito- mi domanda lei, come fa a pensare che potrei fare cose come seguire Thomas De Luca in bagno?
-Ma va, ti pare? Gli ho solo detto che non era l'unico a saperlo- dico, sperando che non iniziasse a darmi lezioni di vita.
-Mio dio...Grace, avevi l'opportunità di parlargli, perché non l'hai fermato?- mi chiede lei, non so se sconvolta o eccitata da questo incontro imprevisto.
-La mia mente ci ha messo un po' ad elaborare la cosa, cosa dovevo fare, entrare nei bagni dei ragazzi e iniziare a cantare con lui come Gabriella e Troy in High School Musical?- domando senza prendere fiato nel mentre, cosa che faccio subito dopo.
-Beh, se sapesse cantare...- inizia lei con una faccia da chi vuole dirti che l'idea non è male come sembra.
-No, Anna, non mi metterò a cantare con lui, non siamo in un film- rispondo con una smorfia.
-Okay okay, ma la cosa positiva è che puoi continuare ad ammirarlo, no? Tipo ora- mi dice indicando con la testa un punto indefinito del cortile.
-Oh..merda- mormoro tra me e me, mentre nelle cuffie iniziava in tutta la sua bellezza I'm so sorry degli Imagine Dragons.
-Puoi dirlo forte ragazza, bella canzone comunque- mi dice annuendo lentamente, ero così distratta che non mi ero accorta di esserle così vicina da poter condividere le cuffiette.
Passata la ricreazione, ci dileguiamo ognuna nella propria classe, facendo la stessa strada siccome sono nel suo edificio.
My life is going on, la sigla della Casa di Carta risponde alle mie necessità in questo momento.
Vedo che c'è un altro pc collegato a quest' account, e subito la musica cambia, spostandosi su quella che ascolta lo sconosciuto o la sconosciuta. Anche no, c'ero prima io. Quindi faccio lo stesso e rimetto la mia canzone.
Dopo aver fatto così per due volte riesco a trovare la pace e canticchiare, ma sta volta nella mia mente, aspettando una risposta da Anna e andando ad aprire il programma. 
《Lo stai evitando, ecco perché, il pensiero che possa trovarti ti perseguita, quindi ogni evento che sembra poter andare verso questo pensiero, inspiegabilmente si realizza》risponde lei.
Ogni tanto se ne esce con queste cose filosofiche, ma in un messaggio così lungo e non separato mi sembra strano.
《Non hai detto che avevi inglese? Perché sembra che tu stia facendo filosofia?》mando aggrottando le sopracciglia, collegando le nostre chat sul pc, in modo da poter stare più comoda, anche in caso il prof mi passasse dietro e cercasse di vedere cosa faccio.
《Ora di buco, non c'è nessuno in classe, sto ascoltando della musica che mi fa pensare in questo modo, esci? Così facciamo due passi per i corridoi》mi chiede lasciandomi con le labbra schiuse, non sapendo proprio cosa rispondere.
Non posso ridurmi a non uscire dalla classe solo perché la classe di fronte alla mia ha un'ottima visuale di chi esce o entra su questa porta.
《Va bene, spera solo che la classe di lui abbia la porta chiusa, o dovrò correre invece che camminare》rispondo velocemente, chiudendo la chat e cancellando la cronologia, prima di alzarmi e prendere le cuffiette.
Chiedo al prof se posso andare a recuperare qualcosa nell'altra classe, una scusa che funziona sempre con lui, di conseguenza mi ritrovo fuori dall'aula con il fiato sospeso fino a che non vedo la porta chiusa.
Non posso negare che la mia mente non è soddisfatta se non lo vede, cerco si di evitarlo, ma dopotutto è come se volessi sapere che c'è prima di allontanarlo del tutto, come se fosse l'ultima persona sulla terra alla quale dovrei rivolgere la parola. In tutto ciò sono in corridoio, cammino con calma e intanto sistemo il cavo delle cuffiette snodando la parte più bassa, che si era attorcigliata come una molla.
Passo accanto alla porta della classe di Thomas e mi soffermo ad ascoltare l'argomento della lezione, ma appena percepisco un "si, puoi andare", mi dileguo in poco tempo verso la mia meta originaria.

|ANGOLO AUTORE|
Ho appena creato la playlist di questo capitolo, qua di seguito vi lascio il nome del profilo:
Michela Schistad

Not an ordinary dayWhere stories live. Discover now