Capitolo 9

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|Vorrei dedicare questo capitolo (e tutte le canzoni) alla mia migliore amica, alla quale mi sono ispirata per il personaggio di Anna, che poco meno di una settimana fa si è laureata, rendendomi molto molto fiera di lei.|

Senza alcun dubbio la stanchezza l'ho accumulata durante la giornata, e poi l'alcol, il muoversi da una parte all'altra di Roma, le due feste.
Mi sono forse dimenticata qualcosa? Vi prego ditemi che non ho dimenticato nulla a casa di Dani, sarebbe imbarazzante tornare la e mettersi a cercare in mezzo al caos, perché di sicuro alle 4 del mattino passate non avrà pulito quello che è rimasto a terra.
Userei la moto ma no.
La mattina dopo mi sveglio con soltanto la voglia di tornare a dormire. Apro gli occhi ma mi si richiudono all'istante per lo sforzo fatto nel tentativo di guardarmi intorno.
-Buongiorno Wacie- mi dice Anna, spaventosamente vicina alla mia faccia, appena schiudo le palpebre distolgo lo sguardo per mettere a fuoco la stanza.
-Madonna santa, Anna che colpo mi hai fatto prendere- dico portandomi una mano al petto.
-Le altre stanno preparando la colazione- mi dice sedendosi e aspettando che io faccia lo stesso, cosa che succede poco dopo.
-Mi sono persa questa bellezza- mormoro divertita, scuotendo la testa.
-Già, ma sai che giorno è oggi?- domanda lei, sorridendo e alzandosi energicamente dal letto, come non lo so.
-Sabato? Sono stanca ma credo di ricordare che ieri è successa l'apocalisse Anna- rispondo alzandomi con una calma disarmante.
-Non è...beh, quasi- dice alzando le sopracciglia come a darmi ragione.
-Visto? Ora andiamo- dico prendendola a braccetto inclinando la testa su un lato.
-Oggi sei a Vitinia?- mi chiede girando il viso verso di me mentre camminiamo per il corridoio della casa.
Annuisco semplicemente, prendendo un bel respiro e passandomi la lingua tra le labbra.
-Vuoi che venga con te? Posso farmi accompagnare o prendere qualche mezzo- mi chiede prendendomi la mano.
-Se i tuoi ti lasciano si, poi possiamo tornare insieme se porti un casco- dico ridacchiando e arrivando al tavolo con le altre del gruppo.
Per essere tornate un po' tardi abbiamo dormito tutte poco, e adesso che è quasi ora di pranzo dovrei tornare a casa, prepararmi e andare.
-Sta sera allo stesso bar? O alla scalinata come ieri?- domanda Giada sorridendo e con un cornetto alla crema in mano.
-Si, appena finisco colazione però devo correre a casa, ho un impegno a pranzo con Anna e non possiamo mancare- dico prendendo un bicchiere di succo d'arancia e dei biscotti, adoro questa combinazione.
-Dove devi andare?- domanda Nadia con curiosità e un accento così marcato da farsi riconoscere pure da chi lo possiede.
Valuto mentalmente se dirlo o meno, non avrei motivi per nasconderlo, a meno che non lo sappiano già, forse solo Nadia. Guardo Anna e alzo le spalle accennando un sorriso.
-Vitinia, alla pista da cross, dal pomeriggio lasciano entrare chi fa cross da più tempo- rispondo inclinando la testa su un lato.
-Cosa? Tu fai...? Ma anche...- inizia a dire Giada schiudendo le labbra e appoggiando il cornetto sul tavolo.
In quel momento guardo Nadia, non so se sapeva tutto, ma in caso avrebbe capito al volo.
-Lo so, allora, volete venire?- domando alzando le sopracciglia con un sorriso.
Ora che ci penso, a parte i miei che hanno acconsentito a malincuore, più mia madre, considerato che ho iniziato dopo che si sono separati, lo sanno solo le ragazze.
-Certo, ma come ci arriviamo?- domanda Nadia bevendo del caffè mentre io faccio lo stesso con il succo.
Mi seccava dir loro di prendere il treno, ma alla fine era l'unica soluzione, mia madre non può venire quindi non riuscirebbe a dare un passaggio.
-Metro, dovete salire a Termini sulla B e scendere a Piramide, poi risalite a Porta S. Paolo e scendete a Vitinia, da li non dovrebbe esserci molta strada a piedi- spiego finendo successivamente il succo e strofinandomi le mani come a volerle scaldare.
-Perfetto direi, e possiamo intuire di non mettere chissà che cosa addosso- dice Layla, omettendo il punto di domanda.
-Esattamente, Anna a te non da fastidio se alla fine non ti do un passaggio? Sei comunque con loro- chiedo, sperando davvero che non le dispiacesse.
-Ma figurati, sarò in ottima compagnia- risponde annuendo e dandomi delle piccole pacche sulla spalla.
-Grandioso, allora ci vediamo li, la mia è una KTM SX 250- dico, pensando che sapessero qualcosa.
Vedo le facce confuse di Nadia e Giada, ma prima che possa parlare, Anna mi precede.
-Quella arancione con il numero 14- spiega lei ridendo e scuotendo la testa.
Annuiscono in contemporanea e dopo aver mangiato i biscotti le saluto tutte quante per poi uscire e andare verso casa, per fortuna che la fermata della metro non è molto lontana.
Circa una ventina di minuti dopo sono a casa, sento un lieve mal di testa e per sicurezza prendo una pastiglia. Anche se poco, non voglio che influisca mentre sono sulla moto.
Mi cambio e poi vado in garage con le chiavi che girano intorno al mio indice, prendo il casco e me lo infilo dopo aver legato i capelli in uno chignon, in modo che non mi diano fastidio ne fuori ne dentro. Apro il portellone e sistemo la moto fuori accanto al marciapiede, lo richiudo e finalmente parto, andando prima piano e prendendo man mano velocità.
Osservo la strada attraverso gli occhiali protettivi e vado sempre più tranquilla verso fuori città, fermandomi ad un semaforo, facendo ogni tanto girare l'acceleratore per essere anche sicura di partire una volta spuntata la luce verde.
Sento in lontananza arrivare qualcuno, ma non mi giro a guardare, non che mi interessi particolarmente la cosa, però è di certo una moto da cross.
Una volta avvistata la luce verde parto prima della persona accanto a me, quando sono vicina alla pista non mi dispiace correre un po'. Stringo lo sguardo e accelero sempre di più, così da arrivare al cancello già aperto senza dover frenare subito.
Quando mi fermo al mio solito angolo faccio per togliermi gli occhiali e il casco, ma vedo arrivare una Yamaha YZ 250cc, che riconosco all'istante.
-Che diavolo ci fa qua- mormoro riallacciandomi il casco.
Anna e le altre non sono ancora arrivate, Teresa nemmeno, quindi per ora sono salva.
Solo il mio meccanico sa che ci sono io sotto al casco e qualcun altro, ma non hanno mai detto nulla in giro, quando ho iniziato ad andare sulla moto era nuovo, quindi sa cosa non deve dire o fare.
-Ehi Lele, novità?- domando tirando su gli occhiali e dando la schiena alla pista, guardando solo lui.
-Nessuna per ora, fammi controllare qualcosa e poi vai- dice dandomi il cinque dopo aver aspettato che scendessi dalla moto.
Il classico controllo, l'olio per il motore, i freni e sono a posto con tutto.
-Hai mai provato il freestyle a due?- mi domanda Lele passandomi la chiave.
-No, è tanto se non affondo nel fango dopo la rampa Lele, preferisco farlo da sola- ammetto accennando un sorriso rimettendo gli occhiali, biascicando un "a tra poco" attraverso gli strati che mi proteggono.
Infilo la chiave nel punto giusto e poi porto a mano la moto fino all'entrata della pista.
-Ehi, è lui, mi ha superato al semaforo- sento dire poco distante da me, sta volta mi fermo e mi giro vedendo in pieno Thomas e il suo meccanico, insieme a Dani alla postazione.
Faccio il classico saluto maschile nella loro direzione, ovvero porto l'indice e il medio uniti alla fronte e li tolgo poco dopo portando la mano in avanti, mettendo in moto e partendo, senza far conto ad una possibile risposta dei tre.
Inizio il primo giro accelerando un po' di più non appena vedo la rampa, salto e sposto di lato il busto mentre la moto rimane nella posizione di prima. Un salto molto semplice, ma è solo il riscaldamento, dopodiché seguono piccole rampe e tante curve, che prendo facilmente.
Ogni tanto lancio qualche sguardo alla postazione in caso Lele sia lì con un cartello, ma niente, vedo solo i tre nella stessa posizione di prima e un gruppo uniforme entrare dal cancello, dovrebbero essere le ragazze.
Al terzo giro riprendo la rampa di prima e rimango con le mani attaccate al manubrio, solo che questa volta porto le gambe al petto e una volta sicura le faccio passare tra le due braccia, allargandole leggermente e rifacendo la stessa mossa per tornare seduta.
Alla fine della pista vado verso la mia postazione e spengo la moto alzando gli occhiali e facendo un veloce segno alle ragazze di non avvicinarsi troppo, quindi di seguirmi dietro ad uno dei tendoni.
-Ehilà, non è stato difficile trovare il posto spero- dico senza togliere il casco.
-No no, e poi abbiamo usato google maps solo al primo tratto dopo la metro- risponde Giada alzando le spalle.
-Quelli erano Thomas e Dani o sbaglio?- domanda Nadia facendo un segno con la testa verso la pista.
-Si, sono loro, ma non sapevo che sarebbero venuti, non dopo ieri sera almeno- annuisco e porto leggermente la testa all'indietro per tornare a guardarle poco dopo.
-Maa...quello è il tuo meccanico?- domanda ancora Giada, riferendosi a Lele che aveva preso di nuovo la mia moto.
-Te lo presenterò, ma fuori di qua e lontano da quegli altri- dico alzando le sopracciglia.
-Grace, Dani e Thomas stanno venendo verso questa direzione, vai- mi dice Layla lanciando uno sguardo oltre alla mia spalla e girandosi verso Nadia come a chiederle cosa fare.
-Beh, grazie dell'informazione, ci si vede in giro- esclama quest'ultima alzando appena la voce.
Riabbasso subito gli occhiali e faccio un segno con la testa sparendo di nuovo, passando accanto ai due con disinvoltura ma fermandomi poco lontano di lì per sentire la scusa inventata sul momento.
-Nadia, che ci fate qua?- domanda Dani guardando la ragazza, seguito poi dall'amico.

|ANGOLO AUTORE|
Mi scuso per l'enorme ritardo, davvero enorme.
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, insieme a quello successivo, ma non parliamo di altro.
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Not an ordinary dayWhere stories live. Discover now