Capitolo 2

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Menomale. Posso riprendere fiato e raggiungere la mia amica al piano di sotto, con le cuffiette penzolanti.
È tutto tranquillo fino a che non sento dei passi dietro di me, nè lontani nè vicini, e subito il mio pensiero corre a Thomas, ma non ho il coraggio di girarmi e di conseguenza infilo le cuffiette, seppur senza musica, e accelero leggermente il passo per andare verso le scale.
Se fosse stato lui, mi avrebbe fermata? O il caso del bagno è stato solo un momento al quale era irresistibilmente impossibile ribattere?
-Finalmente, hai camminato a quanto pare- mi dice non appena mi vede sulla rampa dove ci eravamo salutate poco prima.
-Ho accelerato il passo solo per te...e perché c'era qualcuno dietro di me, te l'ho detto che l'avrei potuto vedere- rispondo imbronciandomi.
-Ed era lui alla fine?- mi domanda mentre ci avviamo verso la fine del corridoio.
-Non lo so, non mi sono girata, ho messo le cuffie e sono filata via come flash- rispondo alzando le spalle accennando un sorriso.
-Potevi girarti, tanto dovevi raggiungermi ugualmente- mi dice appoggiando la mano sulla mia spalla.
-È che non sono abituata, e hai sentito cosa gli ho risposto, è stato un disastro- ammetto scuotendo piano la testa.
-Lo so, ma devi mollare un po' l'ansia, fidati di me- esclama con sicurezza alzando un angolo delle labbra.
-Ci proverò, ma continuerò ad evitarlo, non sono tipo da golden boy anche se appunto, lo è e ha un bell'aspetto- dico con lo stesso tono usato poco prima.
Ci siamo accorte a malapena che al piano di sopra ci fosse qualcuno in ascolto, non si capisce nulla da questo punto di vista, perché tra i due piani c'è uno spazio vuoto che divide la ringhiera e le finestre, completamente inutile e che non permette di vedere chi sta sopra.
Sicuramente la persona lì presente ha sentito, o tutto o un pezzo, ma la curiosità l'ha portato fin là e quella si è fermata per ascoltare il nostro discorso.
Ficcanaso.
Non è passato molto da quando sono uscita dall'aula, considerate le scale e i piani che dovrei farmi per arrivare all'altro edificio, non dovrebbero esserci più problemi del solito.
-Anna, c'è qualcuno che sta ascoltando- sussurro girando il viso verso di lei e indicando il soffitto con un dito, riuscendo a vedere solo un debole riflesso delle gambe.
Lei annuisce, capendo che è meglio fare qualche passo lontano da lì, così ci avviciniamo al muro e ci appoggiamo ad esso con la schiena.
-Però non ti costerebbe nulla, se ci pensi, non ci perdi niente- mi dice alzando un angolo delle labbra controllando un momento il corridoio.
-Beh, dipende, non ho voglia di avere problemi solo perché De Luca mi ha detto che ora abbiamo un segreto, che peraltro conoscono altre tre persone, non che a lui questa cosa fosse tanto estranea- ribatto abbassando le spalle, pronta ad arrendermi a quel discorso ma non alla mia idea.
-Tu in qualsiasi caso tienimi aggiornata, non si sa mai- mi dice rimettendosi dritta vedendo che ho fatto lo stesso.
-Questo è più che ovvio, ora vado, o non mi farà più uscire- spiego dandole un bacio sulla guancia.
-Ci vediamo dopo- dice rispondendo al gesto con un sorriso.
Appena ci separiamo prendo un bel respiro, come a voler esternare la frustrazione.
Non mi sono mai preoccupata così tanto di passare davanti ad una classe, che sia quella di Thomas o un'altra, mai fino ad ora mi ero posta questo problema.
Finisco di salire le scale con poca enfasi, per non avere il fiatone che solitamente mi viene e rimetto le cuffiette in caso il curiosone che ci ha ascoltate sia ancora la e cercasse di far discorso.
Questa volta alzo lo sguardo, ma non vedo nessuno.
-Menomale- mormoro tra me e me entrando successivamente in laboratorio e rimettendomi alla stessa postazione che avevo prima di uscire per la "pausa".
La lezione va avanti tra un'indicazione e l'altra, tra qualche "a me l'attenzione" che nessuno prende in considerazione, "usate una sola cuffietta" e dei discorsi filosofici sul comportamento da adottare a scuola, nemmeno quelli presi in considerazione. Alla fine delle due ore, nelle quali mi sorprende non aver fatto alcuna vera pausa bagno, spengo tutto e mi infilo nuovamente le cuffiette, collegate al telefono, con il cappuccio alzato, siccome stanno uscendo tutti quelli dell'aula di fronte. Nella mia mente continuo a dirmi "mescolati con l'altra gente, mescolati con l'altra gente, dopotutto fai parte della massa confusionaria" a ripetizione, come se potesse aiutarmi a pensare ad altro, tipo arrivare velocemente alle scale, percorrerle senza cadere o venir schiacciata e infine raggiungere Anna.
Nel mentre, vedo gente ovunque che tira fuori soldi dai portafogli, che rimette dentro uno o più biglietti e in caso anche il resto.
-Anna! Ehi, cosa sta succedendo? Spaccio scolastico di carta?- le domando divertita avvicinandomi, sta volta senza la merenda e incamminandomi subito verso il cortile per poter respirare aria fresca, relativamente fresca.
-Prevendite, la festa di Halloween è tra sette giorni, ci andiamo?- mi chiede, con un sorriso smagliante e inclinando la testa su un lato.
So cosa sta tentando di fare, e no, non c'è alcun verso per convincermi ad andare a quella festa.
Lei sa che non ne vado matta, ci vado una volta ogni morte del papa, e non oso immaginare cosa potrebbe succedere se dovessi andare a questa, l'unica persona che rimarrebbe a casa davanti a Netflix sono io, a vedere cosa? Qualsiasi film o serie tv mi ispiri in quel momento, non importa se già vista o meno.
-Non lo so Anna, sai che non mi entusiasmano le feste, poi Halloween, che caos ne uscirà?- domando imbronciandomi.
-Ti prego, non vieni ad una da tanto, a capodanno ci arrangiamo e le altre vediamo- continua, praticamente supplicandomi.
-Solo perché sei tu, e perché non voglio andare avanti e indietro per casa quando i bambini con le loro madri frustrate suoneranno al campanello per dolcetto o scherzetto mentre guardo qualcosa al computer- rispondo alzando le sopracciglia e l'indice di una mano, guardandomi poi intorno e cercando qualcuno che potesse avere ancora dei biglietti.
Come non detto, ha vinto lei, ma solo per questa volta.
-Si! Vedrai che non te ne pentirai, ne sono certa- mi dice entusiasta per la mia risposta e trascinandomi verso un ragazzo.
-Scusa, avresti ancora due prevendite? Sono riuscita a convincere questa testa dura a venire alla festa e...abbiamo visto che ne davi via alcune- domanda lei stessa, dopo aver toccato la spalla dello studente, mentre io già ero con la testa da un'altra parte.
Sto iniziando a pensare a come vestirmi, se dovrò mettere un costume o meno, quale costume mettere in caso la mia scelta sia quella di mettere qualcosa, se farlo da me o comprarlo. In tutto ciò Anna mi sta già sventolando la mano davanti alla faccia.
-Si, scusa, stavo riflettendo su come vestirmi, se devo fare una cosa la faccio bene- rispondo automaticamente alzando un angolo delle labbra come piccolo incoraggiamento per lei.
-Il ragazzo non ne ha più, ha detto di andare a chiedere in una classe del mio edificio, proviamo in quella di Giada, che ne dici?- mi chiede andando di nuovo verso l'edificio da dove eravamo uscite, sta volta senza incrociare imprevisti.
-Ci stiamo andando senza che ti abbia risposto, ma va bene, glielo avrei chiesto ugualmente- rispondo con sincerità.
Giada è un'altra mia amica, l'ho conosciuta più o meno nello stesso periodo di Anna, all'inizio delle superiori, capelli ricci scuri e indomabili, letteralmente, non si riuscirebbero a tenere tutti quanti nel pugno di una mano neanche volendo.
-Raga, mi dispiace davvero, qua le hanno finite- ci dice lei dopo averla raggiunta e dopo averle fatto la domanda in stile copia e incolla.
-Non hai modo di scoprire se ce ne sono altre o se ci sono posti per i nomi in lista?- domando guardando qualche studente entrare e uscire dall'aula.
-Posso chiedere in giro, so chi sono i primi contatti con gli organizzatori, e Nadia conosce uno di loro, provo a parlarle io se non la incrociate prima- ci spiega con un sorriso a labbra strette ma luminoso.
-Grazie, se solo Grace si fosse svegliata prima- dice invece la mia migliore amica guardandomi con un broncio adorabile e un tono scherzoso.
-Ehi, tu non me l'hai chiesto prima, quindi non è colpa mia- ammetto in mia difesa, il che ovviamente non mi rende molta giustizia.
-Avete già in mente da cosa vestirvi?- ci chiede Giada, sedendosi sul banco con tranquillità e facendo dondolare le gambe.
-Io dovrei vedere cosa mi ispira appena supero la porta di casa, ma in caso vorrei rimanesse un segreto, così da lasciare per ultimo l'effetto sorpresa- spiego quasi fiera di me, forse con troppa convinzione inclinando appena la testa su un lato a fine frase.
-Va bene, ehi ehm...vi va se vi metto nel gruppo con le altre ragazze? Non siamo molte, con voi dovremmo essere in sette- propone Giada, tutto sommato non è male come idea, sola con Anna mi sarei divertita ugualmente, ma un gruppo forse sarà ancora meglio.
-Si, perché no- rispondiamo io e Anna all'unisono, cosa che ci sorprende, anche se capita parecchie volte.
-Ottimo, Grace il tuo numero ce l'ho, idem il tuo Anna, vi metto subito- spiega prendendo il telefono e cercando una chat, una volta trovata inserisce il mio contatto e quello della mia migliore amica.
-Grazie, ci sentiamo la allora- dice Anna, guardando la ragazza riccia davanti a se.
-Di nulla, e buona fortuna per trovare le prevendite- ci dice agitando un po' la mano in segno di saluto, mentre ci allontaniamo dalla classe per andare verso le porte dell'edificio.
A questo punto spero di trovarle davvero, vedere Anna contenta mi riempie il cuore, e so che se lei si diverte, sarà lo stesso per me.

|ANGOLO AUTORE|
Anche per questo capitolo ho creato la playlist con le canzoni, il nome dell'account è sempre quello:
Michela Schistad

Not an ordinary dayWhere stories live. Discover now