Capitolo 13

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-Ric ti prego, è davvero importante- dico prima di bere un sorso dal bicchiere e guardandolo dal basso.
-Grace, sono il gemello intelligente, ho sempre avuto i miei sospetti- dice, ugualmente sorpreso, anche se questa volta è lui che sorprende me, non avrei mai pensato che lui potesse sapere qualcosa, ma mi scappa lo stesso una risata per la sua affermazione iniziale.
Cosa sta succedendo? Non ho mai parlato così con Ric, anzi, ho sempre cercato di stare il meno vicino possibile a lui, per la questione di Thomas e Teresa ma anche perché mi è sembrato il tipo di ragazzo che ha quel bisogno di affetto da una ragazza, tanto da innamorarsi solo dopo esser stato influenzato dal pensiero che potesse starci bene.
-Come...lasciamo perdere, non te l'avrei chiesto se non fosse importante, solo una volta, quando servirà- chiedo arricciando le labbra in una smorfia.
-Ci devo pensare, il tuo numero ce l'ho quindi posso scriverti- risponde facendo anche un cenno con la testa, a questo punto non so se sarei riuscita a convincerlo.
-Ci dobbiamo solo assicurare che non ti veda da vicino, sai per...la corporatura- dico alzando appena le sopracciglia e accennando poi una risata, bevendo un altro sorso dal bicchiere.
-Perspicace, ma ti saprò dire...sei abituata a fissare mio fratello con quella faccia?- mi domanda finendo il suo bicchiere, notando solo dopo il mio sguardo.
-Questa faccia è la stessa che ho avuto la prima volta che ho visto certe cose- ribatto alzando un sopracciglio dopo averlo guardato, che in quel momento si era ritrovato Teresa appicciata, a quella non poteva mancare l'occhiata nella mia direzione.
-Che stai...- inizia a domandarmi il ragazzo, ma con la mano gli afferro il braccio e lo fermo in tempo.
-No Ric non...guardare- dico stringendo la presa intorno al suo arto, ma lui fa esattamente il contrario di quello che gli ho chiesto tempestivamente.
-Beh, ha insistito così tanto per uscire, forse era per riavvicinarsi a mio fratello- ammette alzando le sopracciglia dopo esser tornato a guardarmi, sembra quasi totalmente indifferente alla cosa che abbiamo appena visto.
-O forse la sua testa è una noce guasta e pensa che voglia portarti via- ribatto facendo lo stesso gesto, lasciando alzato infine un solo sopracciglio.
Trattiene una risata alla mia affermazione e prende un profondo respiro, sfiorandosi il profilo del viso con una mano.
-Ora va, non si sa mai che le partano i nervi e combini qualcosa di cui tutti non vorremmo essere partecipi- aggiungo muovendo il capo come a spiegargli non verbalmente la mia idea.
-Va bene, potrem...- inizia a dire prima che lo interrompa.
-Ric vai, la tua amica inizia ad essere inquietante- dico alzando le sopracciglia, facendo un movimento con gli occhi in direzione dell'angolo occupato.
-Va bene, ci sentiamo per quel favore, buona serata Ace- risponde accennando un sorriso e girandosi per andare verso il tavolo con i suoi amici.
Ma indietreggia di nuovo e mi si avvicina per darmi un bacio sulla guancia, lasciandomi corrucciata e confusa vicina alle mie amiche.
-E quello cos'è stato?- mi domanda Anna, assumendo la mia stessa espressione e guardando nella stessa direzione, potremmo sembrare un riflesso se viste dall'esterno.
-Non ne ho la più pallida idea- dico scuotendo la testa e riportando l'attenzione sul mio gruppo.
-Dove eravamo rimaste?- chiede Layla con un sorriso contornato dal rossetto.
-A noi e...Camelot- rispondo, insieme alla mia migliore amica che insieme a me pronuncia l'ultima parola.
La serata, per grazia divina, va a buon fine e tutte usciamo coperte dalle giacche, pronte ad andare a casa di Nadia.
-Secondo te perché sono usciti prima?- domando a Nadia infilandomi le mani nelle tasche del giubbotto.
-Non saprei, forse per accompagnare Teresa, ma l'ho vista salire dietro con Thomas e Ric, credo abbia guidato Matt per tornare il favore- mi risponde, alzando un angolo delle labbra, continuando a camminare.
Pochi istanti dopo faccio un salto per la paura a causa della suoneria del telefono, che tiro fuori dalla tasca scoprendo il nome di Riccardo.
-Cosa vorrà a quest'ora?-domanda invece Anna accanto a me.
Alzo le spalle come a dire che non lo so e rispondo.
-Ric, che succede? Hai accettato il mio favore o Teresa è caduta in un tombino?- domando sentendo le risate delle altre per la mia domanda uscita così all'improvviso.
Quello che segue mi fa quasi sbiancare, di conseguenza devo fermarmi insieme alle altre.
-Cosa vuol dire che è uscito? Era con voi Ric- dico appoggiandomi ad un muretto, sotto lo sguardo indagatore delle altre.
-Chi è uscito?- mi domanda Layla vedendo il mio sguardo preoccupato.
-"Thomas"- mimo con le labbra, alzandomi e camminando avanti e indietro.
Ric continua a spiegarmi la situazione, non so se ottenendo come risultato una me incazzata o preoccupata per quell'imbecille del fratello.
-Va bene Ric, ci pensiamo noi, ma a questo punto devi dirmi si per quel favore- dico borbottando e guardando le altre, accennando un debole sorriso alla sua risposta affermativa. Dopodiché chiudo la chiamata e guardo le altre per spiegare quello che l'altro ragazzo ha detto a me.
-Thomas è uscito e ha preso la moto, ma ha bevuto e non sa dove sia andato, io credo di si...ma non posso portarlo con me- dico sbuffando seccata.
-Posso farlo io, non ho bevuto sta sera, e posso prendere la mia macchina per andare a prenderlo- esclama Alice di punto in bianco.
-Davvero?- domando girandosi verso di lei.
-Meglio che avere sulla coscienza un nostro compagno di scuola- ammette alzando le spalle e un angolo delle labbra.
-Vero anche questo, allora andiamo- dico mentre Ali ci fa strada verso la sua macchina.
Sono tentata di richiamare Ric e chiedergli perché Thom è uscito all'improvviso, avranno litigato? Gli saranno presi i cinque minuti e quindi ha deciso di prendere aria? Oltre al fatto che con la moto rischia un sacco, sia per se stesso che per la patente.
-Se è dove penso che sia, allora andiamo al parco degli Acquedotti- spiego una volta seduta davanti, scusandomi con le ragazze che si sono strette illegalmente dietro.
-È più rischioso per lui girare in moto con il tasso alcolemico alto o per noi che siamo troppe in una sola macchina?- domanda Sofia divertita.
E dopo qualche battutina o domanda sul perché proprio il parco degli Acquedotti, arriviamo, notando una luce in mezzo al prato.
-Io vado, lo convinco a salire in macchina e gli porto la moto a casa, speriamo che domani non ricordi nulla di questo- dico scendendo e chiudendomi quasi a riccio per il freddo dell'ambiente aperto, dove soffia un vento incredibile.
-Ehi Ric, abbiamo trovato tuo fratello, lo riportiamo a casa?- domando in un audio che mando subito all'altro DeLuca.
Ricevuta la risposta positiva mi avvicino di più a Thomas, tenendo le mani in tasca per non prendere troppo freddo almeno a quelle.
-Te sei per caso fuso i neuroni cor phon? Uscire in moto da solo e dopo aver bevuto, andiamo Thomas- dico avvicinandomi e fermandomi ai piedi del ragazzo steso sull'erba con le gambe piegate.
-Mmgna faccio ad alzrm- risponde mugolando e passandosi una mano sul viso.
-Che hai detto?- domando emettendo un acuto strano, come quando non capisco proprio le parole dette da una persona.
-Ho detto: non ce la faccio ad alzarmi, sono stanco- risponde più chiaramente, sforzandosi vista la condizione.
-Infatti mi chiedo seriamente come tu abbia fatto a guidare fino a qua visto che la tua agilità è inesistente al momento- ribatto alzando le sopracciglia e piegandomi sulle ginocchia per avvicinarmi alla sua altezza.
-Cosa ci fai qua, come mi hai trovato- chiede, senza inserire il punto di domanda alla fine delle due frasi.
-Tuo fratello mi ha chiamata e mi ha detto che sei uscito, lui non poteva venire a cercarti perché ha bevuto ed è abbastanza intelligente da non toccare alcun mezzo, e sapeva che ero l'unica ancora in giro- spiego sospirando e strofinando le mani tra di loro.
-E...?- domanda ancora una volta, muovendo appena la testa per guardarmi, il suo sguardo completamente perso mi fa capire che oltre ad aver bevuto è esausto, non sono rossi quindi non è fatto, ma la stanchezza si esterna in maniera impressionante.
-E nulla, è tuo fratello ed è preoccupato perché sei uscito dopo aver bevuto per chissà quale motivo, quindi ora ti alzi e sali in macchina, ti riportiamo a casa- borbotto incrociando le braccia al petto.
-Usignolo, non mi va- dice, facendomi rabbrividire, ad occhi chiusi quasi a forza.
-Non usare quel soprannome, non ne hai più il diritto- dico seccamente e con tono freddo, nemmeno come una città scandinava.
Lui in quel momento si mette seduto, appoggiando le braccia sulle ginocchia, guardandomi negli occhi.
-Mi alzo se la prossima volta non mi dirai di non usarlo- dice alzando un sopracciglio e un angolo delle labbra.
-Cos'è, all'improvviso sei tornato lucido solo perché hai iniziato a chiamarmi così?- domando iniziando ad arrabbiarmi davvero.
-Dai, sennò ti toccherà lasciarmi qua- risponde in tono provocatorio.
Questo dannato stronzo. Quel nomignolo non mi appartiene più, non sono più io.
-Per favore, Tommy, per favore- dico, sciogliendo il nodo di braccia e porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

|ANGOLO AUTORE|
Come avete visto la settimana scorsa non ho pubblicato, tra weekend di Pasqua e Pasquetta mi sono presa una mini pausa, in modo da andare avanti con i capitoli successivi e studiare per la scuola (che mi sta esaurendo, come chi mi conosce lo vede anche), ma ecco qua il capitolo numero 13.
Che ne pensate? Ho raggiunto il vostro piccolo cuoricino con l'ultima cosa che ho scritto? La vostra mente ricorda qualcosa?
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E non dimenticate la pagina Instagram: notanordinaryday_ che al momento è in standby, ma che riattiverò tra non molto!


Not an ordinary dayWhere stories live. Discover now