Capitolo 14

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-“Non ho avuto mai un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato”- sussurrò tra sé Lorenzo. Cazzo se c'aveva ragione Charles Montesquieu pensò mentre si aggirava tra gli scaffali della biblioteca universitaria.
Amava quella biblioteca, lo stile rispecchiava quelle che spesso si vedono nei film, tutte in legno con enormi vetrate e numerosi scaffali. Era sicuramente la più fornita della città e lui, questo, lo sapeva benissimo. Ricordava ancora la prima volta che vi aveva messo piede: libri, tantissimi libri. Libri sugli scaffali, libri sui banchi o sulle poltroncine per una lettura rilassante. Colori, immagini e parole fuse tra loro sulle copertine. Dai vecchi libri ingialliti, rovinati e caldi di odori impregnati nel tempo a quelli nuovi, delle ultime stampe, dalle profumate copertine che sanno di fresco. Libri al tatto ruvidi e altri invece lisci, libri con copertina rigida e altri con copertina flessibile. Libri per bambini, ragazzi, adulti e libri per chiunque voglia allontanarsi per un po' dalla realtà. Libri che semplicemente tenendoli tra le mani emanano sensazioni indescrivibili. L’energia, le idee e, perchè no, quel fascino intellettuale in esso contenuti che scorre tra le mani per poi diffondersi in tutto il corpo.
Lorenzo ne aveva letti tanti e certamente rappresentavano il suo posto sicuro, lontano da tutte quelle insicurezze e quelle paure che fingeva di non avere.
Ma i libri che più di altri scatenavano in lui emozioni mai provate prima erano quelli della letteratura inglese. Quei libri in cui i sentimenti, ma soprattutto l'amore, non erano descritti solo in modo superficiale o banale.
L'amore rappresentava un sentimento profondo in cui spesso la ragione non riusciva a vincere contro il cuore, contro il desiderio e l'istinto nel volere la persona amata. Dove amore e passione la facevano da padroni.
Scaffale dopo scaffale entrò nella sezione “letteratura inglese”. Non cercava un libro in particolare, semplicemente il primo che il proprio istinto gli avrebbe suggerito. Libro dopo libro la sua attenzione venne catturata da uno che non leggeva ormai da molto e che, sinceramente, non sapeva neanche se leggerlo proprio adesso sarebbe stata la scelta migliore. Continuava quindi a fissarlo indeciso se prenderlo o meno quando, senza essersene accorto subito, la mano di uno sconosciuto si era allungata e glielo aveva soffiato da sotto il naso.
-Ehi! Quel libro lo stavo prendendo io!- disse a quel ragazzo che ormai si era voltato dalla parte opposta.
-Troppo lento, gattino.- rispose l'altro continuando a camminare
-Ga..gattino?- quasi sussurò prima che il ragazzo si voltasse facendogli l'occhiolino. E non un ragazzo qualsiasi, bensì quel presuntuoso di Luca!
-TU!- urlò Lorenzo -ridammi il mio libro!-
-Gattino, non lo sai che non si urla in biblioteca?- rispose l'altro dirigendosi in sala lettura -vuoi forse disturbare gli altri studenti?- continuò con un ghigno in viso
-Ridammi quel libro, stronzo.- sussurrò a denti stretti Lorenzo.
-Che linguaggio volgare, gattino...- disse Luca scuotendo la testa.
Lorenzo strinse i pugni -Dammi quel dannato libro, figlio di puttana.- continuò a denti stretti -Dubito che un coglione come te sappia che libro sia quello.-
Luca che fin'ora, stando seduto sulla poltroncina, non lo aveva degnato di un sguardo, alzò il viso e incrociò i suoi occhi.
-Sai gattino, io ti trovo estremamente eccitante con questa tua maschera da duro, da tigre, che nasconde invece un animo sensibile, un dolce gattino e che, devo dire, me lo fa diventare duro.. ma vedi..-prese una pausa Luca chiudendo prima il libro tra le proprie mani e poi, alzandosi dalla poltrona e facendosi sempre più vicino al ragazzo continuò- non dovresti mai offendere o dire certe cose a persone della quale forse conosci solo il nome e non la loro storia.- detto ciò appoggiò il libro sul tavolo e, guardandolo negli occhi, continuò
-”Io non gli espressi mai il mio amore a parole ma, se gli sguardi hanno un linguaggio, anche il più grande idiota avrebbe capito che avevo perso la testa.”.-prese fiato e, con un triste sorriso, prima di voltargli le spalle aggiunse- “Cime tempestose” era il libro preferito di mia madre, come potrei non conoscere l'unica cosa che mi è rimasta di lei?- e se ne andò lasciando l'altro lì, da solo, al centro della stanza.
-Stupido, stupido stupido!- si disse Lorenzo tra sé sbattendosi una mano sul viso. Non solo si sentiva un emerito coglione per non aver controllato il filtro cervello-bocca ma anche un quattordicenne per aver sentito il suo cuore mancare un battito nel momento in cui Luca aveva citato a memoria la frase più bella, del suo libro preferito.
Eh già, proprio un coglione.

N.A.
Sono tornata finalmente🙈
Dedico questo capitolo a ducati_79 🙈❤

Gusto al caramelloWhere stories live. Discover now