LAPSUS LINGUAE

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La prima settimana di allenamenti scivolò nel tempo, rapida e inafferrabile, lasciandogli bruciori persistenti e insulti imbastiti fra le labbra.

Jungkook non aveva mai ricoperto il ruolo dell'intellettuale, quello perspicace in grado di leggere fra le righe, ma le dinamiche in quel trio eterogeneo sarebbero state chiare anche a un cieco. Ne aveva passato di tempo, fra una pausa e l'altra, a studiare gli sguardi severi e preoccupati di Seokjin, la grinta esuberante di Hoseok, la rabbia mal repressa di Taehyung. Nel Danger  persisteva una gerarchia costruita su basi solide, rimarcata da occhiate feroci e parole subdole, e i sorrisi dietro cui si celavano non riuscivano nel tentativo di nasconderle. 

La prima settimana, comunque, gli aveva insegnato a non dar niente per scontato. Hoseok, nonostante la corporatura non richiamante quella di un pugile professionista, si muoveva velocemente e individuava con facilità le carenze del suo avversario. Non aveva la rapidità repentina e inquietante di Taehyung, né la forza dei suoi colpi, ma solo un idiota lo avrebbe sottovalutato. 

Nel Vinyl Room si respirava aria di casa. Oltre le mura vecchie e sbiadite nel negozio, un cielo azzurro che invitava la primavera a non indietreggiare; qualche giorno e i fiori avrebbero colorato la città. 

Jungkook rivolgeva le spalle all'entrata, i suoi occhi controllavano avidamente la tracklist dell'album The Hurting, curioso di ascoltare quel gioiellino mai scartato dei Tears For Fears. La sua attenzione si bloccò al titolo di Watch Me Bleed, prima di essere strappata da un soggetto bizzarro che non s'aspettava di incontrare. 

«Salve, vorrei restituire questo...».

Le parole morirono nella gola del cliente quando Jungkook, indossando il suo sorriso migliore da venditore, si voltò. E il sorriso non svanì, effettivamente, semplicemente s'impietrì.

Incontrò lo sguardo di Taehyung e la sua espressione, ormai ghiacciata, non subì nessun cambiamento; contrariamente quella del pugile, le cui sopracciglia formavano un grande solco sulla fronte, le labbra schiuse e una mano tesa a mezz'aria. 

Jungkook spezzò il silenzio. «Oh», non fu la sua migliore affermazione, quindi aggiunse: «Benvenuto nel Vinyl Room. Come posso aiutarti?».

Erano stati catapultati in una situazione bizzarra e incredibile, le cui pareti grigie del Danger non avrebbero ammortizzato gli uri. E forse fu proprio a causa del contesto diverso, spogliato della violenza del pugilato, che Jungkook distinse perfettamente dapprima la sorpresa nelle iridi brune di Taehyung e, a seguire, imbarazzo. 

«Dovrei restituire questo», ripeté, allungando la busta recitante il nome del negozio verso di lui. Jungkook notò anche il modo con cui si rifiutò di guardarlo negli occhi, volgendo lo sguardo verso un punto indefinito dietro di lui. 

«Certo, nessun problema», raggiunse rapidamente la cassa, provando a ignorare l'imbarazzo - che in quel momento si stava espandendo non solo su di lui, ma a macchia d'olio in tutto il Vinyl Room -  e gli lanciò l'ennesimo sorriso. Per un motivo a lui sconosciuto, entrambi stavano fingendo di non conoscersi. 

Taehyung lo seguì lentamente, la giacca di pelle che nascondeva una felpa ingrigita di Star Wars. Jungkook lo osservò fuori dal contesto in cui l'aveva conosciuto, che si muoveva a sguardo basso e assorto, probabilmente per cacciare via l'imbarazzo, e per un momento - uno solo, da precisare - si chiese perché provasse antipatia per un biondino così carino.

«Ecco», la sua voce bassa non rasentò la novità: Jungkook aveva imparato che l'alzava solo quand'era arrabbiato. «Vorrei i soldi indietro», continuò, passandogli un cd dei Guns 'N' Roses.

LA LEGGE DEL PIÙ FORTE // vkookحيث تعيش القصص. اكتشف الآن