DUM SPIRO, SPERO

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Finalmente il cielo aveva deciso di porgere i suoi omaggi all'esistenza che aveva visto appassire sotto i propri occhi onniscienti e il rammarico si era trasformato in pioggia.

«Mi sto abituando,» Seokjin aveva il volto celato dall'ombrello scuro, mentre parlava. Era impossibile discernere l'espressione che aveva in quel momento. «Alla sua assenza. I primi giorni non l'avevo presa nemmeno come opzione.»

«Ti invidio, hyung.» Taehyung aveva le mani infilati nelle tasche dei jeans, «A me non smetterà mai di mancarmi.»

Dopo più di un mese, avevano avuto la possibilità di visitare la tomba di Hoseok senza inciampare nella rabbia dei suoi parenti. Avevano capito che i genitori, in particolare la madre, trascorrevano ore la mattina a sistemare i fiori e lucidare la lapide, lasciandogli sempre dei piccoli portafortuna artigianali.

Jungkook taceva, l'usuale senso di oppressione quando metteva piede in un cimitero in agguato. In posti come quello perdeva le parole e si ammutoliva, sperando che la tortura finisse al più presto. Anche suo padre riposava in quel luogo, nella tomba di famiglia, nello scompartimento dei benestanti. Non era mai andato a trovarlo.

«L'altro giorno ho incontrato Jiho.» Seokjin si abbassò sui talloni, allungando una mano sotto la pioggia incessante per accarezzare una delle orchidee, probabilmente il fiore di quel giorno. Dopotutto, i genitori di Hoseok possedevano un vivaio. «Mi ha detto una cosa a cui stentavo a credere, perché conoscevo Hoseok e conoscevo le sue motivazioni.»

Taehyung stettero in silenzio ad ascoltare, osservando la malinconia di Seokjin attorcigliarsi ai suoi sensi di colpa.

«Mi ha detto che, il giorno prima che uscisse dall'ospedale, aveva avuto una conversazione con i suoi genitori. Lo ha saputo da sua madre. Hoseok aveva promesso che avrebbe lasciato questo mondo e avrebbe avuto una vita più giusta.»

Il suono incessante della pioggia coprì il respiro nervoso di Taehyung, o l'improvvisa agitazione di Jungkook. Seokjin, al contrario, appariva tranquillo. Come se non fosse una notizia sconvolgente, come se non lo sfiorasse minimamente.

«Sapete, ragazzi,» le dita del pugile non smisero di carezzare i petali dei fiori, «Penso avesse ragione.»

Jungkook deglutì, spostando lo sguardo verso Taehyung. Lo stupore si era dissolto e il suo viso aveva assunto l'assenza di emozioni presente sul volto di Seokjin.

«Sono d'accordo con lui.»

E si stupì. Parlò per la prima volta da quando avevano raggiunto il cimitero. «È impossibile, una cosa del genere è letteralmente impensabile,» disse, parlando velocemente. «Sappiamo tutti che Jimin non ce lo lascerà fare. Lui—»

«Non possiamo continuare così!» Taehyung non era arrabbiato, non lo guardava, preferiva puntare l'erba e lasciar cadere le proprie sofferenze lì. «Non voglio tornare a casa e chiedermi se Heejin starà bene. Non voglio nemmeno aver paura di legarmi a qualcuno. Non voglio aver paura e basta.»

Seokjin si alzò, guardando negli occhi prima uno e poi l'altro. Sorrise. In quel momento, Seokjin sorrise. «A me piacerebbe riprendere il Danger. Le lezioni con i ragazzi, la boxe come disciplina. Non penso che Hoseok avrebbe voluto che continuassimo con gli incontri. Anzi, penso che avrebbe provato a convincerci di abbandonare tutto insieme a lui.»

Taehyung annuì, addentandosi il labbro inferiore. «Hoseok avrebbe provato a convincerci perché sapeva che noi lo avremmo desiderato. Per anni ho creduto di sacrificarmi per il bene di Heejin e invece le facevo rischiare la vita ogni giorno.»

Jungkook non sapeva cosa dire. Anche lui avrebbe voluto abbandonare ogni cosa e tornare alla vita di sempre, magari frequentando il Danger, ma al fianco di Seokjin e Taehyung. Non avrebbe mai pensato che, mettendosi in affari con Jimin, avrebbe segnato il proprio ergastolo. Eppure sapeva che sarebbe stato impossibile liberarsi di lui. Aveva scorto il barlume della vittoria nello sguardo diabolico di Park Jimin, loro erano la sua maggiore fonte di guadagno e non avrebbe mai lasciato che sgusciassero dal proprio controllo.

LA LEGGE DEL PIÙ FORTE // vkookWhere stories live. Discover now