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Corro sotto la pioggia come se da questo ne valesse la mia vita e in un certo senso è così. Arrivando sul ponte con il fiato corto mi accorgo della presenza di una figura che si confonde quasi con la notte. Mi avvicino con cautela mentre la figura si sporge dal ponte.

-Fermo, non farlo- dico avvicinandomi a piccoli passi con le mani bene in vista per non spaventarlo. Quando si volta lo riconosco. È il ragazzo di stamattina e anche quello del sogno.

-Non fare che cosa?- chiede il ragazzo confuso

-Non buttarti- dico come se fosse ovvio

-Non voglio buttarmi- dice ritornando al sicuro

-Visto- apre le braccia per dimostrarmelo

-E allora perché ti sei sporto?-

-Volevo essere in pace con la natura. Non ti capita mai?-

-Sì, ma non di notte in mezzo ad un temporale su un ponte... Potevi cadere-

-Ma non è successo. E poi anche tu sei qui o sei un miraggio?- chiede scherzando. Non rispondo distogliendo lo sguardo

-Che ci fai qui?- insiste

-È... complicato- rispondo allontanandomi da lui

-Be' visto che stai bene posso tornare a casa. Sta' più attento la prossima volta che vuoi sentirti "in pace con la natura"- aumento sempre di più la distanza fra noi.

-Aspetta, dimmi almeno come ti chiami- mi raggiunge

-Mi chiamo Faith-

-Ciao Faith, io sono Dylan- quel nome mi provoca una strana sensazione che non so spiegare, come qualsiasi cosa riguardi questo ragazzo d'altronde.

-Lascia che ti riporti a casa, potrebbe succederti qualcosa e poi che razza di ragazzo sarei altrimenti?-

-D'accordo, ma solo perché sono tutta bagnata e se non torno subito a casa mi viene una polmonite- gli concedo intuendo che avrebbe fatto comunque quello che vuole

-Non vuoi dirmi perché sei venuta qui? Io l'ho fatto- dice mentre cammina al mio fianco tranquillamente come se non stesse diluviando

-Un giorno, forse- rido iniziando a correre e non fermandomi quando Dylan mi urla di rallentare costringendolo a raggiungermi. Mi prende per un braccio facendomi fermare e mi mette la sua felpa sulle spalle spostandomi i capelli dietro le orecchie e ad un tratto smette di piovere e noi restiamo a guardarci negli occhi prima che inizi di nuovo a correre seguita da lui.

Arriviamo davanti casa mia con il fiatone per la corsa. Restituisco la felpa a Dylan e, dopo averlo salutato, vado verso casa

-Non vuoi darmi il tuo numero?- mi chiede alle mie spalle facendomi fermare e tornare sui miei passi, ma di poco

-Credi nel destino?- gli chiedo cercando di metterlo a fuoco aiutandomi con la luce, anche se fioca, del lampione a mia disposizione

-Sto iniziando a crederci- sorride avanzando di qualche metro

-Allora facciamo così. Se è destino ci rincontreremo di nuovo, per caso, e solo allora ti darò il mio numero-

-E se non dovessimo vederci più?- dice avanzando ancora un po' con le mani in tasca

-Ricorderemo questa come la sera in cui abbiamo conosciuto uno sconosciuto e niente di più-

-Ma io so dove abiti, ricordi?- indica col mento la casa alle mie spalle

-Ma confido che rispetterai la mia decisione e non aspetterai fuori casa mia in attesa che io esca. Giusto?-

-D'accordo. Hai vinto tu. Tanto ci rincontreremo, so che è così. Come il nostro primo incontro, è scritto nelle stelle- indica il cielo con le dita arretrando mentre io torno in casa nel più totale silenzio per evitare di svegliare i miei genitori e mio fratello. 

Solo NoiWhere stories live. Discover now