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Dopo aver viaggiato per due ore e mezza in auto arriviamo a destinazione. Davanti a un superattico con finestre di vetro, degno di NY. Sono sicura abbia anche la piscina e una palestra all'interno. E anche se vorrei essere ancora arrabbiata con Dylan non ci riesco.

Nonostante sia a poche ore di distanza da Cape May non ci sono mai stata, ma è esattamente come me la immaginavo, come si vede nei film.

-Questo è tutto tuo?- chiedo mentre Dylan mi fa strada all'interno dell'edificio. C'è il portiere, una reception e anche il facchino e dentro è ancora più spettacolare

-Di mio padre- precisa mentre saluta il personale e va verso l'ascensore

-Non ci veniamo spesso quindi lo abbiamo trasformato in un hotel, ma senza affittare la nostra stanza- mi spiega quando l'ascensore si ferma

-E voi con un attico così vivete a Cape May?- dico uscendo dall'ascensore che ci lascia proprio dentro l'appartamento. Perché questa non è una stanza, ma una casa a tutti gli effetti

-Mio padre è nato e cresciuti lì e non vuole andarsene-

-Io invece non vedo l'ora di andare via- dico iniziando a guardarmi in giro e girare tutte le stanze

-Come mai?-

-Non mi vedo per tutta la vita a Cape May. Mi vedo qui, a New York, a Los Angeles, amo L.A. Oppure da qualche altra parte, ma non a Cape May- dico trovando in fine la camera da letto. Mi fiondo sul letto a baldacchino a due piazze e mezza come se fossi una bambina

-Se questo è un sogno, per favore non svegliarmi- dico a voce alta per farmi sentire da Dylan

-Io dormirò nella stanza accanto- mi raggiunge

-Vuoi dire che questa è la mia camera? È tutto per me?- chiedo estasiata rotolandomi sul letto e poi mettendomi seduta, le gambe piegate sotto il mio sedere

-Vieni con me. voglio mostrarti una cosa- dice Dylan prendendomi per mano e portandomi in un'altra stanza. È piena di libri, quindi presumo sia la libreria. Una libreria che si prende un'intera stanza ed è riempita fino all'orlo con una scrivania in legno e due sedie che si abbinano perfettamente allo stile della stanza

-Quando ho voglia di stare da solo vengo sempre qui. A scrivere. Lontano da tutto e tutti- dice tirando fuori una macchina da scrivere da sotto la scrivania. Mi avvicino lentamente e sfioro ogni tasto con cautela sedendomi su una delle sedie

-Ne ho sempre voluta una- dico

-Perché non scriviamo una storia insieme?- chiede sedendosi sulla sedia accanto

-E di cosa dovrà parlare?-

-Di noi- risponde mentre mi porta una ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi bacia.

Passiamo tutti il giorno a scrivere e scrivere e scrivere perdendo la cognizione del tempo. Quando arriva l'ora di cena ordiniamo il servizio in camera e mentre Dylan inizia a mangiare io chiamo la mia famiglia. Non so come mamma sia riuscita a convincere papà a lasciarmi venire. Mi aspettavo un no categorico invece non è stato così. E ora devo chiamarli minimo una volta al giorno.

Mangiamo seduti sul tappeto a terra e sono accoccolata contro il suo petto, in salotto. La cosa che più mi piace è che essendoci le finestre di vetro si può avere una vista spettacolare sulla città restando a casa.

-A cosa pensi?- mi chiede Dylan

-A tutto. A niente. E tu?- dico non distogliendo lo sguardo

-Al fatto che sei davvero bella. Non vorrei essere qui con nessun'altra-

-Cosa credi ci sia dopo questa vita?-

-Intendi se credo nella vita dopo la morte?-

Annuisco voltandomi per un secondo verso di lui che ha gli occhi fissi su di me

-Non lo so. Non so cosa ci accadrà, ma credo che non finisca tutto. Non può, mi rifiuto di pensarlo-

-Anch'io la penso così. Abbiamo tutti uno scopo nella vita e alla fine verremo ricompensati. Non so se esista il paradiso o meno, ma credo che la nostra vita continuerà. Anche se è un po' difficile. Ti dico la mia teoria- mi alzo per guardarlo negli occhi e poi riprendo a parlare

-Quando siamo nel grembo materno stiamo bene, ma pian piano cresciamo e lo spazio si restringe sempre di più. Fin quando non capiamo che non durerà per sempre, ma non sappiamo che dopo verrà qualcosa di ancora meglio. È come se quella fosse già una vita che però dura solo nove mesi. Poi c'è questa che al massimo dura cent'anni, ma in linea generale ottanta o novant'anni. Sono due vite vissute. E se dopo ci fosse un'altra vita? La nostra terza e ultima vita eterna? Magari ci reincarneremo alcune volte prima di poter aspirare alla vita eterna, ma noi non lo sappiamo ed è questo il punto. Noi non sappiamo niente anche prima che nasciamo, ma dopo è tutto più bello rispetto a quando ci trovavamo nell'utero di nostra madre. Io non so cosa ci sia. Non so se Dio esiste. Ma so che voglio crederci ed avere fede. È lo stesso discorso che abbiamo fatto a casa di Sam e già ti ho spiegato perché credo-

-Forse dovrei credere anch'io. È che tu fai sembrare tutto migliore e mi fai venire voglia di fare sempre meglio. Io non sono perfetto Faith. La mia famiglia non lo è. Ma io voglio migliorare per te, voglio essere imperfetto con te. Non farmi carico delle colpe di mio padre. Ti prego- mi stringe la mano contro il suo petto e sento il suo cuore battere in modo irregolare, come il mio d'altronde.

-Non lo faccio Dylan. Ma vorrei che mi difendessi quando sai che ho ragione. Non voglio che litighi con la tua famiglia per me, ma che mi difenda- dico guardandolo negli occhi. 

Solo NoiWhere stories live. Discover now