8. Com'è andata oggi?

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Lena

Quando arrivo davanti alle porte di vetro, mi riprometto di tenere fede alla scommessa fatta con Dario, perché non voglio deluderlo.
Entro nello studio della dottoressa Gabrielli e, a differenza delle altre volte, sono in perfetto orario.

Lei mi saluta e mi sorride, oggi decido di sorriderle anch'io. O almeno di provarci.
Mi chiede come sto, come ho passato l'ultima settimana, se ci sono novità.
La voce di Dario mi rimbomba nella testa, ricordandomi che per far sì che tutto questo funzioni, devo crederci per prima e aprirmi.
Quindi lo faccio.
Racconto alla dottoressa del mio incontro con Ginevra, di mio padre, di come questo mi faccia sentire. La Gabrielli sembra piacevolmente sorpresa da questo mio risvolto; capisce anche che il mio è un grande sforzo, quindi per oggi lo apprezza e non insiste su altri argomenti.
Non mi chiede dei miei polsi, né del motivo che mi ha spinto a cambiare idea.
Non so se sarei disposta a raccontarle di Dario.

Esco dall'appuntamento di oggi e non mi sento diversa, aprirmi con lei non mi ha cambiata.
Ma immagino ci vorrà del tempo.
Continuo a ripetermi che tutto questo mi sarà utile.
Lo spero.


Dario

Sono le 14 spaccate ed esattamente un minuto fa ho spento la mia sigaretta.
La porta dello studio si apre e ne esce Lena, che mi vede e mi sorride.
Vorrei tanto baciarla qui, davanti a tutti, davanti alla dottoressa che ci guarda seduta sulla sua sedia.
Ma ci sorridiamo e basta.
- Vedo che hai mantenuto la parola. - le dico.
Lei mi fa una smorfia.
- Sfiduciato. - mi dice, poi mi saluta perché sua madre è venuta a prenderla e la sta aspettando.

Sto per entrare, accomodarmi sulla poltrona verde e raccontare i miei drammi mentali alla dottoressa, ma ancora una volta sento quel richiamo, come una calamita.
Corro dietro a Lena e la raggiungo oltre le porte di vetro, prima che lei arrivi alla macchina di sua madre.
La tiro per un braccio, in disparte dove non possono vederci.
- Ma che fai?! - mi chiede lei, spaventata e colta alla sprovvista.
Senza dirle niente, la prendo e la bacio.

- Ora puoi andare. - le dico poi, lasciandole andare il braccio.
Lei è ancora scombussolata, le guance arrossate.
Prima di salutarmi e andarsene, mi fa un gran sorriso.
Cerco di fermare questa immagine nella mia testa, perché è così dannatamente bella.

Quando sono di ritorno nell'edificio, la Gabrielli è davanti alla porta che mi guarda. Ci ha visti.
Mi siedo sulla solita poltrona, con la dottoressa davanti a me.
- Allora Dario, deduco che tu abbia qualcosa di nuovo da raccontarmi. - mi sta dicendo, facendomi un piccolo sorrisetto.
Non riesco a controllare i muscoli del mio viso, quando si aprono in un sorriso. Non riesco proprio ad impedirmelo.
L'ora successiva la passiamo a parlare di questo.


Lena

- Com'è andata oggi? - mi chiede mia madre, mentre chiude lo sportello della macchina e scende.
- Bene. - le rispondo. Forse per la prima volta sono sincera.
La nostra conversazione finisce lì, ma non dovrebbe.
- Ho incontrato Ginevra. - dico tutto d'un fiato, non sapendo come reagirà mia madre.
Lei non dice nulla, mentre insieme entriamo nel portone del palazzo e saliamo le scale fino a casa.
- Mi ha detto che il babbo vuole vedermi...- aggiungo, cercando di osservare le sue reazioni.
Mia mamma sembra tranquilla.
Entriamo in casa nel silenzio. Lei appoggia la borsa sul tavolo e si leva le scarpe. Poi si ferma e fissa il suo sguardo lontano da me.
- Spero che ne valga la pena. - afferma. E non sembra arrabbiata, ma neanche contenta.
- Lo spero davvero. - conclude, prima di darmi un bacio sulla fronte e augurarmi la buona notte.

Vorrei essere più brava a subire i piccoli colpi, perché le parole di mia madre mi sono arrivate diritte sul petto, come piccoli pugni, e adesso inizia a mancarmi l'aria.
Cerco in tutti i modi di distrarmi, con un libro, con una serie tv, con qualsiasi altra cosa.
Ma il peso rimane lì, sul petto.
Stava andando tutto bene...


Dario

Sento che la mia seduta di oggi è stata particolarmente produttiva e stimolante, perché quando torno a casa ho voglia di fare.
Di solito sono più attivo la mattina, appena sveglio, perché la mia mente si accende e non mi dà modo di non pensare.
Ma adesso sono qui alla scrivania e mi prudono le mani, tanta è la voglia di scrivere.

Butto giù qualcosa, a mano libera, perché adesso ho bisogno dell'autenticità della penna e non della plasticità di una tastiera.
Scrivo una pagina, ed è un traguardo dopo 6 mesi di blackout.
Tiro un sospiro.
Dovrei sentirmi meglio, più soddisfatto di questo piccolo cambiamento. Eppure non è così.
Rileggo ciò che ho scritto una, due, tre volte.
Più lo leggo e più perde di senso.
Lo leggo ed è come riassorbire dall'inchiostro tutte le sensazioni che ho trascritto.
Non so come sia possibile, ma mi sento peggio di prima.

Mi sposto alla finestra, con la mia dose di paura in mano. La accendo e inizio ad inspirare il suo fumo.
Poi prendo il telefono e la chiamo.


Lena

Ho lo sguardo fisso sul soffitto quando mi squilla il telefono. Vedo il suo nome e rispondo subito.

- Dario? -
- Ehi. - mi dice, e suona malinconico, quasi triste.
- È successo qualcosa? -
C'è una pausa, in cui sento Dario che espira il fumo dall'altra parte del telefono.
- No, avevo solo voglia di sentirti. -
Sorrido come un'idiota e poi smetto subito, come se lui potesse vedermi.
- Com'è andata oggi con la Gabrielli? -
- Bene. - mi risponde lui.
- E a te? - mi domanda poi.
- Bene. -
Iniziamo a raccontare, e poi il discorso divaga su altri argomenti e ci ritroviamo a parlare dell'estate e del mare, e di quanto avrebbe voglia di portarmi con sé sulla spiaggia, a vedere l'alba sulla riviera romagnola.
Rimaniamo a parlare per ore, portandoci il telefono nel letto fino a che Dario si addormenta con la chiamata ancora aperta.
- Buonanotte. - sussurro, prima di chiudere la telefonata.
Mi manchi.

Il peso sul petto è sparito e finalmente anch'io riesco a dormire.
Un giorno di questi dovrò ringraziarlo, per l'effetto che ha su di me.

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Nel prossimo capitolo:
Il telefono mi suona e mi sveglia.
Sono le 10 e vorrei continuare a dormire, ma non resisto all'impulso di controllare la notifica.
S: tra 30 minuti sono da te, prepara il costume!
Cazzo, cazzo, cazzo. Me ne ero completamente dimenticata.

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Più scrivo di questi due e più mi innamoro dei loro personaggi. Spero sia così anche per voi, e vi anticipo già che il prossimo capitolo sarà lunghino ma per ora il mio preferito!

Chi può salvarciWhere stories live. Discover now