11. Chi può salvarci

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Dario

Quando arrivo il sole è ormai calato, lasciando spazio al buio.
Ammetto che stavo aspettando un suo segnale, una chiamata o un messaggio, da tutto il giorno, e che quando lo schermo del mio telefono si è illuminato col suo nome, mi sono illuminato anch'io.

Esco dall'ascensore al terzo piano e lei è lì che mi aspetta, fa capolino dalla porta socchiusa, sporgendosi per farsi notare, con i capelli lunghi e biondi che le ricadono sulle spalle.
Mi invita ad entrare prima ancora che io possa salutarla, e nel momento in cui la porta si chiude alle nostre spalle, le sue labbra si schiudono sulle mie. È un bacio inaspettato e atteso allo stesso tempo, mi prende un po' alla sprovvista, ma mi sorprende piacevolmente.
- Ciao. - mi dice teneramente quando le nostre labbra si separano, le sue mani intrecciate dietro al mio collo.
- Ciao anche a te. - le dico sulle labbra, mentre le do un altro piccolo bacio e affondo le mani tra i suoi capelli.
Lena è in punta di piedi e indossa una lunghissima maglia grigia con dei pantaloncini scuri, a malapena visibili. Mi ritrovo costretto a staccare lo sguardo dalle sue cosce nude, che distolgono la mia attenzione molto facilmente.

- Perché mi trovo qui? - le chiedo scherzando, mentre lei mi fa fare un piccolo tour della casa.
- Mia mamma è fuori e sicuramente farà le ore piccole. - è la sua risposta coincisa.
- E poi volevi vederti. - aggiunge, spostando lo sguardo su di me, mentre mi mostra il balcone a cui si accede dalla cucina.
- Volevi vedermi, eh? - la prendo in giro, un po' per mascherare il mio sorriso ebete con una risata, un po' perché mi diverto a stuzzicarla.
Lei mi fa una smorfia e si appoggia con i gomiti sul balcone. Tira un respiro profondo e poi si gira a guardarmi.
Mi manca il fiato da quanto è bella.



Lena

- A quanto pare i terrazzi sono i nostri posti. -
Dario è appoggiato con una spalla sulla porta del balcone, e mi guarda divertito.
- Questa volta niente erba però. - dice, fingendo di rimproverarmi.
- Le sigarette le hai? - gli chiedo, e la sua espressione si fa stupita e poi curiosa.
- Ma tu non fumi. - puntualizza.
- E non inizierò adesso, ma una sigaretta non ha mai fatto male a nessuno. -
Allora Dario tira fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca dei suoi bermuda e me ne passa una.

Siamo di nuovo a fumare insieme su un balcone, e finalmente la tensione della giornata sembra scivolare via.
- Ho detto a mio fratello della psicologa. - mi confessa Dario, mentre aspira il fumo.
Sono sorpresa che si sia finalmente deciso a parlarne con un parente.
- E lui che ti ha detto? -
- Niente. Dice che se mi fa stare bene, allora è giusto così. - e poi mi passa la sigaretta.
- Vedi che forse l'unico a farsi problemi al riguardo sei tu. - lo stuzzico un po', ridendo tra un tiro e l'altro.
Lui fa un sorrisetto rassegnato e reclama la sigaretta che ho tra le mani.
- Non mi hai più detto niente di Ginevra e di tuo padre. - mi fa notare.
La spensieratezza svanisce un po' a queste parole. Rimango in silenzio, soppesando la possibilità di raccontargli del mio incontro con Roberto o meno.
Non voglio rovinare questo momento con le mie paranoie.
- Niente che sia degno di nota. - taglio corto.

Presto la sigaretta è finita e ci ritroviamo seduti per terra, con la notte alle spalle. Proprio come quella sera, la mano di Dario stringe la mia e mi disegna dei cerchi sul dorso, sul palmo, sul polso. Resisto all'impulso di spostare il braccio quando la sua mano sfiora il mio bracciale.
- Lo sai... - inizia a dirmi Dario, a bassa voce.
- Se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo. -
Deglutisco.
Sono io, qualcosa che non va. Non funziono. Sono difettosa.
- Non adesso. -
- Non voglio rovinare questo momento. - mi esce in un sussurro, quasi una supplica, mentre sposto i miei occhi nei suoi.
È buio e l'unica fonte di luce viene da una piccola lampada in cucina, che arriva debole fino a noi. Il volto di Dario è un misto di luci e ombre: morbide sulle sue guance dolci, dure sulle sue labbra definite.
Annullo la poca distanza che c'è tra noi e gli lascio un bacio sulla bocca, immaginando di racchiudere in esso tutte le emozioni che mi regala.
Quando ci guardiamo di nuovo, è come un elastico che tira: più siamo lontani, più fa male.
Lo bacio di nuovo, questa volta con più passione, e ben presto ci stiamo baciando con foga.



Chi può salvarciWhere stories live. Discover now