16. Magari un'altra volta

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Dario

Fisso il foglio appoggiato alla scrivania sotto di me e rileggo le parole che ho appena lasciato sulla carta. La  mano è ancora dolorante per la foga con cui ho scritto, per la forza che ho messo in questo testo, in questa lettera. Mentre le guardo, so già che queste parole non vedranno mai la luce, che le terrò per me e non le mostrerò a nessuno, come un segreto da custodire stretto.
Prendo il foglio in mano e lo chiudo in un cassetto, prima che la paura mi costringa a strappare tutto ed abbandonarlo nel cestino.

Sono le 7:30 di mattina e ho passato più di un'ora a scrivere, senza rendermi conto del tempo che passava. Allora prendo il telefono e controllo i messaggi: Lena ha preparato tutto ed è pronta per partire insieme a suo padre. Lui le ha promesso che la porterà in montagna e che passeranno insieme questa ultima settimana prima dell'inizio dell'università, e io non posso che essere contento, nonostante i miei irrisolti con Roberto.


Lena

Sono le 8:30 e Roberto è in ritardo.
Non mi importa, penso con il bagaglio a mano già pronto, fermo davanti alla porta come un cagnolino che aspetta il ritorno del proprio padrone.
Anche alle 9, con un'ora e mezzo di ritardo, continuo a convincermi che non mi importa, che forse arriverà a breve e che ciò che conta è partire, non quando.
Alle 9:30 mi arriva un messaggio da mio padre.
R: Scusa tesoro, il viaggio è rimandato

Non importa, continuo a pensare, mentre mi fiondo fuori casa lasciandomi la valigia alle spalle, abbandonata lungo il corridoio, come un cane in tangenziale.


Dario

Capisco che qualcosa è andato storto e che Lena non è partita quando ricevo una sua chiamata e poi me la ritrovo alla porta in men che non si dica.
- Sei da solo? - mi chiede.
- Sì, per ora... - le rispondo un po' confuso.
- Posso entrare? - mi domanda, con un piede già oltre la soglia.
Non faccio in tempo a rispondere che lei è già entrata. Riesco a percepire che qualcosa la turba, ma per qualche motivo ho paura a chiedere.
Lena si guarda intorno, indagando nella mia casa: prima osserva la cucina, poi il piccolo salotto, fino a quando arriva nel corridoio che collega le stanze.
- Dov'è camera tua? -
Le indico la porta e la raggiungo per presentarle la mia stanza: non pensavo che la cosa mi avrebbe fatto sentire così in ansia. Fortunatamente sono un tipo ordinato.
Lena si siede alla mia scrivania e studia gli oggetti della mia quotidianità: il mio block notes, le mie penne, il caricatore del telefono appoggiato accanto al mio macbook, e su quest'ultimo si sofferma prima di proporre: "Netflix?".
Non ha detto una parola sul perché non sia partita, e io non mi sono sentito di insistere.

Scegliamo un film comico, che spero la rallegri dalla tristezza che so che mi sta nascondendo, e in effetti sembra funzionare: Lena ridacchia sommessamente ad ogni battuta, mentre si circonda le ginocchia con le braccia e si lascia cullare tra le mie. Si addormenta sulla mia spalla entro la fine del film, così la sposto sul letto per lasciarla riposare, nonostante sia a malapena ora di pranzo.
Mi siedo sul bordo del letto e la guardo: le persiane sono chiuse, ma la luce del sole mattutino raggiunge il suo viso e lo ricopre di un pallido calore. Non riesco a frenare le mie dita, che si allungano a toglierle una ciocca di capelli biondi dal viso.
Lena apre piano piano gli occhi, e se non fossi così ammaliato dalle sue iridi verdi, mi sentirei in colpa per averla svegliata.


Lena

- Com'era il film? - biascico mentre mi stropiccio il viso.
- Non male. Vedo che ti è piaciuto parecchio. - mi prende in giro Dario. Gli rispondo con una smorfia, mentre mi tiro su a sedere sul letto e mi avvicino a lui.
Dario mi guarda e sembra stupito, come se io fossi una visione e non fossi davvero qui. Gli prendo una mano per tirarlo verso di me, più vicino, e poi lo bacio con morbidezza, per dimostrargli che sono presente, che sono concreta.
Lo sento sospirare sulle mie guance, mentre mi cinge con le braccia e mi stringe a sé.
- Sei tutto per me, lo sai? - lo sento sussurrare a voce bassissima vicino al mio orecchio, come se mi stesse raccontando un segreto.
Un brivido mi percorre la schiena, fino ad arrivare alla mia testa, dove si trasforma in pensieri cupi e luminosi allo stesso tempo.
Sciolgo il nostro abbraccio, ma solo per prendere il suo viso tra le mie mani e baciarlo di nuovo.
Vorrei potergli dire lo stesso, vorrei farlo sentire importante tanto quanto lui fa sentire importante me. Vorrei che questo momento durasse per sempre, e che non venisse disturbato dai pensieri marci che mi affollano la mente.
Vorrei dirgli che lo amo, senza renderlo responsabile dei miei problemi.
Vorrei essere così per sempre, ma ho imparato ad accontentarmi dei piccoli momenti.

Lo bacio più forte, perché solo così riesco a non pensare al resto.
Lui mi stringe e ci sdraiamo sul letto, l'uno sopra all'altra.
La zip della sua felpa fa un suono metallico mentre la sgancio e gliela sfilo di dosso, seguita poi dalla sua maglia.
Lo sento ansimare sulle mie labbra quando le mie mani scorrono sulla sua pelle calda e gli sfiorano la cintura. Presto le sue mani sono su di me, leggere ma impetuose, mentre mi spogliano dei miei vestiti e mi invitano ad avvicinarmi a lui.
Ci assaporiamo a vicenda e ci stupiamo dei suoni che emettono le nostre bocche ogni volta che ci sfioriamo, fino a che diventiamo una cosa sola e tutto il resto svanisce.
È bello sentire di appartenere a qualcuno, e non soltanto ai propri demoni.


Dario

Mentre la guardo rivestirsi, con le guance arrossate e la sua caratteristica timidezza, penso di capire finalmente cosa significhi soffrire per amore.
La guardo davanti a me, così bella e misteriosa, così vicina eppure così irraggiungibile, e ho paura di essere il pugno che stringe troppo la sabbia e se la vede scivolare via dalle mani.
Ho una paura fottuta di perderla, mi ritrovo a pensare, anche se in questo momento non potrei essere più felice.
Mentre mi rivesto, lancio un'occhiata al cassetto della mia scrivania, dove si nasconde la lettera che ho scritto, e mi chiedo se forse...
- Ho fame. - esordisce Lena con un sorriso, distraendomi dal mio flusso di pensieri.
- Che si mangia? - mi chiede poi.
Lancio un'ultima occhiata al cassetto che custodisce le mie parole, prima di scendere dal letto e accompagnarla in cucina.
Magari un'altra volta, penso.


Lena

Come se non fosse già abbastanza perfetto, Dario è anche abile in cucina. Il pranzo che mi prepara è buonissimo, sicuramente migliore di qualsiasi piadina arrangiata io riesca a cucinare.
Stiamo finendo di mettere a posto e lavare i piatti, quando la porta di casa si apre. Un lampo di agitazione mi attraversa poco prima che in cucina compaia un ragazzo alto e con la testa rasata: la somiglianza è evidente.
Dario mi si avvicina subito, appoggiando una mano sulla mia schiena per rassicurarmi.
- Lena, lui è Leonardo, mio fratello. - ci presenta allora.
Leonardo si sporge verso di me con un grandissimo sorriso, mentre io gli stringo la mano e mi sforzo di mantenere il contatto visivo.
- Leo, lei è Lena. - conclude Dario, con una punta di imbarazzo.
- Finalmente ti conosco, Lena. Sai, Dario mi ha parlato molto di te. - dice lui con malizia, prendendo un po' in giro il fratello.
Mi chiedo spesso come sarebbe avere un rapporto simile con qualcuno, o se un giorno riuscirò mai a lasciarmi andare con Ginevra fino a questo punto. Ripenso al viaggio che mi aveva promesso mio padre, e al motivo che in primo luogo mi ha portata qui, a casa di Dario.
- Sì, certo... - taglia corto Dario, imbarazzatissimo.
- Ora la riaccompagno a casa, comunque. Ci vediamo più tardi. -
Salutiamo Leonardo e usciamo.
Nel tragitto in macchina verso casa, Dario si dimostra effettivamente molto contento dell'incontro con il fratello, e ammette che gli piacerebbe molto presentarmi anche ai suoi, un giorno.
- Mi farebbe molto piacere. - gli rispondo prima di salutarlo con un bacio. E sono davvero sincera.

Ma quando mi ritrovo da sola, con la valigia piena di vestiti che ho abbandonato sulla soglia, ogni parvenza di serenità mi abbandona.
Forse sarei dovuta restare con Dario e suo fratello, o forse avrei dovuto invitare Dario ad entrare.
Invece rimango a fissare lo schermo del mio cellulare in attesa di un messaggio da Roberto, magari per dirmi che adesso possiamo partire, che ha risolto gli imprevisti e vuole andare subito via con me, la sua bambina, per recuperare il tempo perso, per stare insieme, per rimediare ai suoi errori.
Per farmi felice.
Ma in fondo lo so che la felicità non mi è mai stata amica.

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Eccomi con un nuovo capitolo!
Cosa ve ne pare? A me pare un po' lento, probabilmente perché è un capitolo di passaggio per introdurre le prossime vicende.

Mi piacerebbe molto ricevere un vostro parere sincero. Cosa pensate che succederà nei prossimi capitoli?

Come sempre vi mando un bacio e vi ringrazio 😘

Chi può salvarciWhere stories live. Discover now