5

197 16 0
                                    


Non riusciva a smettere di pensare a quegli occhi chiari ma mortali.
Non riusciva a smettere di pensare a quella bocca rossa come due petali di rosa.
Non riusciva  a smettere di pensare a quella voce calda e rauca  di cui ogni parola sembrava musica per le sue orecchie.
Era ufficiale: Richard  sembrava essersi preso una bella cotta per il bell'infermiere. 
Solo che mancava da lavoro da due giorni, non voleva che gli fosse capitato qualcosa o -peggio ancora- licenziato dalla struttura.
Era stato gentile dopotutto con lui, non avevano motivo di allontanarlo da li. Poi Richard come avrebbe fatto senza di lui ?
Si sarebbe sentito perso più di quello che già non era, dato che con Hank non spiccava nemmeno una parola.
Si passò una mano sul viso, sospirando pesantemente.
Quella giornata era afosa, troppo calda e il caldo si appiccicava  sulla pelle.
Era fin troppo calda anche per uscire fuori dalla struttura, ma lui non ci sarebbe uscito a prescindere  nel giardino a prendere aria.
Quindi se ne stava nella sua stanza; la mano la portò su una delle cosce, guardava i giochi di colori che il sole creava sul muro bianco, in attesa di qualcosa che non sarebbe mai arrivato, o forse sì dato che, da li a poco, sarebbe arrivato un infermiere a portargli la solita pillola per far smettere di parlare alle voci che aveva nella testa, che in quel momento sembravano più calme del solito.
Più che altro, non stavano parlando.
Richard, invece, se ne stava tranquillo seduto a gambe conserte.
Non faceva nulla di tanto speciale, guardava solo il muro.
Sentiva che qualcosa sarebbe successo molto presto e, quasi la maggior parte delle volte, le sue presunzioni  si avveravano. 
Se lo sentiva proprio.
Però,  non sapeva ben definire se fosse stata una cosa positiva o negativa.
Sentiva solo che sarebbe successo qualcosa, e basta. 

La porta si aprì.
Il cuore del corvino iniziò  a pompare più veloce del previsto, nella speranza che fosse stato l'uomo dei suoi desideri- e sogni- ad aprire quella dannata porta.
Qualcosa stava per succedere proprio in quel momento.
Qualcuno stava portando le sue pillole, ma non era un infermiere e non aveva in mano quel vassoio schifoso che sembrava non toccare acqua e disinfettante da anni.
Non era Reed.
Ad aprire la porta era stata la receptionista, Tina, raccolta nel suo elegante tailleur  nero con scollo a "v" e tacchi vertiginosi, i capelli scuri -come sempre- li aveva raccolti in uno chignon e aveva usato poco trucco, come sempre.
Tina si fece da parte, con un sorriso cordiale stampato sul viso come lo aveva la prima volta che lo aveva accolto nella struttura, sembrava sorridere a un'altra  persona.
Aveva percepito che sarebbe successo qualcosa di strano e quella sensazione  si era avverata.
In seguito alla cordiale ragazza, entrò  un uomo.
No, non era Reed,  ma a Richard mancò  un battito lo stesso.
Quell'uomo era la sua esatta fotocopia, solo con gli occhi scuri e un po'  più basso.
L'uomo  sorrise, le lentiggini sulle guance sembravano brillare sotto i raggi del sole che poco prima picchiavano sul muro, e si avvicinò a lui.

《Finalmente ti ho trovato, fratello.》

ASYLUMWhere stories live. Discover now