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Era il giorno che doveva uscire da lì, ma nemmeno quel giorno aveva visto Gavin li.
Connor, suo fratello, aveva fatto di tutto per farlo uscire e ci era anche riuscito nel suo intento.
Tanto lui aveva molti soldi, poteva permettersi tutto.
Non aveva mai pensato che potesse uscire di lì, condurre una vita normale, avere una casa tutta sua, una persona che amava al proprio fianco e tanti amici.
Se solo fosse stato normale, ma non lo era.
Glielo avevano ripetuto sempre quei dottori, mentre gli incubi nella sua testa, durante la notte, si facevano più vividi.
Non aveva nemmeno lontanamente immaginato come fosse il mondo al di fuori di quelle quattro mura bianche come il latte; forse perché non si era mai nemmeno interessato a uscire fuori dalla struttura durante le loro ore d'aria.
A Richard  bastava fissare un muro bianco e la sua mente si perdeva tra mille pensieri, oppure -in caso contrario- non pensava a nulla.
Prese la borsa vuota da sotto il letto e andò verso l'armadio, aprendolo.
Dentro non vi era una grande scelta di vestiti ma solo un completo bianco e nero, giacca e pantaloni che andò a mettere nella borsa.
Connor lo stava aspettando a casa, mentre fuori la struttura aveva mandato  una limousine  per prelevarlo.
Tina, invece, aspettava impaziente sull'uscio della stanza che il corvino finisse di prepararsi la borsa.
Quando ebbe finito di fare tutto, mise la borsa sulla spalla e uscì dalla struttura, vedendo la limousine parcheggiata proprio davanti all'entrata dell'edificio.
Lo shaffeur era già vicino alla portiera; era un uomo anziano, vestiva tutto di nero con un cappellino in testa e dei guanti bianchi.
Quando vide Richard, fece un inchino in segno di saluto e gli aprì la portiera,  e il corvino entrò in macchina direttamente.

Il viaggio fu abbastanza lungo.
La villa era situata sul una collina dai prati verdeggianti;era grande e maestosa con colonne portanti 
I colori erano tenui, Connor si era mantenuto molto e non era sfociato nel volgare.
Uscito dalla macchina, subito ad accoglierlo fu una ragazza raccolta in un abito  da cameriera.
La casa era grande anche dall'interno, con i pavimenti in legno e un grosso atrio dove vi erano anche appesi dei quadri alle pareti.
La cameriera lo scortó  in una stanza adiacente che si rivelò  essere un piccolo salone, con tanti oggetti di antiquariato,  il pavimento sempre in legno e un camino dove vi era Connor  con un bicchiere in mano.
Il camino era spento, dato che era estate.
Davanti a suo fratello vi era un divano e due poltrone in pelle attorno a un tavolino di vetro.
Vi erano solo loro due, poi un'altra persona ed ebbe un colpo al cuore quando riconobbe Gavin seduto su una delle poltrone.
Connor, alla vista del fratello, sorrise, roteando il bicchiere di vetro e pieno di cognac nella mano.
Gavin rimase invece a fissare gli occhi blu di Richard, si perse per un attimo in essi ma subito si riprese, avendo un brivido che gli scosse la spalla, quando sentì  al voce di Connor.

《Vedo che voi due vi conoscete già. Prego, Richard,  siediti anche tu.》 Affermò  il maggiore, indicando al nuovo arrivato il posto libero sull'altra poltrona. 
Non se lo fece ripetere due volte  che annuì e si andò a sedere.

Connor si schiarì la voce e appoggiò il bicchiere sul camino, dove lo sguardo di Richard  si andò a posare e vide tante fotografie in alcune cornici:《Richard lui è  Gavin, il mio ragazzo, lavora nella struttura ed è stato proprio lui a trovarti.》concluse il maggiore, aggiustandosi  il colletto della camicia.

ASYLUMWhere stories live. Discover now