Incontri inaspettati

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◊Aria POV◊

Entrai in casa ancora furiosa.

Ma che hanno tutti? Gli uomini sono davvero degli idioti: uno che si presenta qui, come se potesse cambiare la situazione, l'altro che vuole fare il paladino nella giustizia.

Perché non mi lasciano stare e basta? Tutti vogliono qualcosa da me, non si chiedono nemmeno cosa preferirei io, pensano di avere la risposta in tasca. Cretini!

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Il giorno seguente passò senza problemi, seguii la mia ultima lezione seduta in fondo come al solito e, quando finì, andai via senza fare domande. Non volevo spartire proprio nulla con lui.

Riprese così la solita vita: lavoro, studio, un paio di uscite con gli amici. Sembrava tutto come prima, eppure qualcosa mi appariva diverso.

◊Aizawa POV◊

Il giorno seguente passò senza problemi. Finii la mia ultima lezione ed Aria era seduta alle ultime file, come al solito. Non fece domande e andò via subito.

Dovrei sentirmi sollevato, eppure mi sembra di lasciare qualcosa di irrisolto.

Sensazione per cui non ebbi tempo, perché la routine non lascia certo spazio a inutili dilemmi. Dovevo dimostrare ogni giorno che a soli 32 anni meritavo quel posto. Eppure, spesso mi ritrovavo a pensare a quello che era successo e ogni volta arrivavo alla stessa conclusione, ovvero che avevo esagerato.

Di certo non ad intervenire, ma la modalità sarebbe potuta essere di sicuro più adatta. Per esempio non avrei dovuto minacciare uno sconosciuto, che per quanto ne sapevo poteva essere uno studente.

Quel fine settimana decisi di chiudere definitamente la questione.

Mi dissi che chiarendomi con Aria non avrei più pensato a lei o a quella corsa in auto. Al suo profumo, alla sua risata o al suo "fanculo".

Con la scusa di non poter lavorare a casa poiché avevo terminato il caffè mi diressi verso viale Trastevere. Come scusa non reggeva affatto, purtroppo: camminai per 20 minuti fino a trovarmi davanti al suo cancello e per strada incontrai tanti bar e supermercati da perdere il conto.

Non avevo un'idea precisa di cosa fare, di cosa dirle, però sentivo di volerle parlare. Mi accorsi di quanto fossi impreparato quando arrivai davanti al suo palazzo e non avevo la minima idea di cosa fare. Non conoscevo il suo cognome.

Speravo che sul citofono ci fosse il suo nome, d'altronde "Aria" non era un nome diffuso, forse non era neanche un nome vero e proprio, perciò di sicuro era l'unica del palazzo, tuttavia sui citofoni non c'era.

Ma che credevo di fare? E poi vivrà ancora con i genitori, quindi perché mai dovrebbe esserci il suo nome?

Inoltre, non credo che le avrebbe fatto piacere una mia visita, anche se voglio solo scusarmi. Quando mi ha mandato a quel paese non sembrava certo intenzionata a parlarmi di nuovo..

Come se tutto ciò non bastasse, un professore che si presenta a casa propria può essere definito solo inquietante.

Con tutti questi pensieri in testa decisi di lasciar perdere. Avevo davvero avuto un impulso stupido, che non avrebbe risolto nulla e anzi, probabilmente mi avrebbe fatto odiare ancora di più.

E poi perché mai me ne importa così tanto? È solo una studentessa irascibile, che mi ha causato esclusivamente problemi.

Mentre continuavo a pensarci attraversai la strada, avendo notato un bar in cui avrei potuto lavorare in pace.

≈Tu per me sei aria  [Aizawa x OC]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora