ᴘʀᴏʟᴏɢᴏ

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Ci tengo a fare un breve appunto: le cose raccontate sono frutto della mia fantasia, compresi, quindi, gli eventi a cui parteciperà il gruppo nel corso della storia.
Buona lettura!

Era l'11 marzo del 2017 e Yoongi non aveva mai provato tanta paura in tutta la sua vita.

Il concerto stava andando bene. Gli ARMYs erano fiere di loro, Yoongi lo leggeva nei loro occhi e si sentiva più sicuro. Stavano facendo un ottimo lavoro.

Il gruppo salutò gli ARMYs per quei pochi minuti che servivano loro per cambiare look, mentre si dirigeva dietro al palco. Yoongi spostò lo sguardo alla ricerca di Jungkook e sbiancò. Diede una spinta a Jimin, accanto a lui, che si stava dirigendo verso l'amico, per farsi spazio e lo raggiunse. «Jungkook! Che succede?» gli chiese, mentre le sue mani tremavano per la paura di perderlo.

«Sono stanco...» mormorò l'altro e lo guardò un attimo negli occhi, la stanchezza palese nel suo sguardo vacuo. Rischiò di cadere a terra e Namjoon lo afferrò per il petto, facendolo sedere sul divano. I manager arrivarono di corsa e cominciarono a sventolargli il viso, dandogli poi una bottiglietta d'acqua. E Yoongi era lì che lo osservava, con lo sguardo appannato e la paura nel cuore. E se fosse morto? Sapeva che non era possibile, ma non poteva vivere senza di lui. La preoccupazione lo stava uccidendo lentamente.

La stilista lo afferrò per un braccio e gli diede i suoi vestiti, aiutandolo poi ad indossarli velocemente, ma la mente di Yoongi era da tutt'altra parte. Sperava vivamente che Jungkook potesse continuare il concerto: aveva tantissime parti nelle canzoni, sarebbe stato impossibile prendere il suo posto o cantare senza di lui. Scosse la testa. La verità era che non potevano cantare senza di lui. Lui non voleva cantare e ballare senza il suo maknae. Dopo essersi sistemato corse da Namjoon, che osservava la scena preoccupato. Per la prima volta nella sua vita vide il leader del gruppo a corto di parole.

Jungkook si alzò a fatica per riprendere il concerto e i manager lo accompagnarono allo stage, continuando a tamponargli la fronte con un fazzoletto umido e fresco e sorreggendolo con le braccia. Aveva una bruttissima cera e Yoongi perse un battito. Gli vennero le lacrime agli occhi, ma le ricacciò indietro, perché là fuori c'erano gli ARMYs, e come Jungkook voleva continuare a cantare e a ballare per loro, lui avrebbe fatto lo stesso.

Per tutto il concerto non gli tolse gli occhi di dosso: ammirava il modo in cui si impegnava, nonostante la stanchezza. Lo stimava, da morire. Ammetteva di invidiarlo a volte per la sua bravura – anche se accadeva raramente, solo quando era giù e i brutti pensieri gli affollavano la mente –, ma l'invidia non avrebbe mai superato i sentimenti di affetto che provava nei suoi confronti, che erano fin troppo forti e profondi.

Finito il concerto Jungkook era completamente privo di forze. Yoongi fu tranquillizzato dal fatto che i medici si prendessero cura di lui con dedizione, ma fu anche abbastanza geloso di Jimin, che non si staccò un attimo da lui. Scherzava insieme a lui, provando a farlo ridere, mentre Yoongi lo guardava da lontano, incapace di muovere un muscolo.

Fu costretto a lasciarlo lì, privo di forze e con Jimin accanto, perché non poteva fare nulla. Mentre abbandonava la stanza sentì gli occhi di Jungkook su di lui: non lo guardò, avrebbe fatto troppo male, e andò a cambiarsi, terrorizzato ancora una volta da ciò che provava. Vide Taehyung seguirlo di sua spontanea volontà, con la testa bassa. Sai cosa si prova quando la persona che ami non ti calcola, vero? avrebbe voluto domandargli, ma rimase in silenzio. Nella stanza c'erano solo loro due, ora, e il dolore di entrambi la riempiva.

[...]

Yoongi si immerse completamente nella vasca da bagno e lasciò libero sfogo alle lacrime, che si univano all'acqua calda che circondava il suo corpo nudo. Non aveva mai visto Jungkook in quelle condizioni, anzi, non avrebbe proprio voluto vederlo. Solo nei suoi incubi peggiori era accaduta una cosa del genere, e quegli incubi, purtroppo, erano diventati realtà.

I singhiozzi scossero il suo corpo ripetutamente e riempirono il bagno. Si lasciò abbandonare alla tristezza e all'amore che ormai provava da tempo per il più piccolo del gruppo, colui che aveva visto crescere e maturare sotto i suoi occhi. In quegli attimi di dolore che gli facevano sanguinare il cuore, prese una decisione: non avrebbe mai abbandonato Jungkook. Se solo in quei giorni gli fosse stato più vicino, avrebbe potuto accorgersi molto prima del concerto che qualcosa non andava, magari avrebbe potuto anche aiutarlo costringendolo a riposarsi un po' di più e a mangiare come un maiale – o come Seokjin, che più o meno era un maiale (carino, però).

Così, dopo quel bagno, si diresse nella sua stanza. Il corridoio era completamente vuoto e Yoongi ne fu felice: aveva ancora gli occhi rossi per il pianto di poco prima e non sarebbe stato affatto felice di mostrare la sua debolezza maggiore, Jungkook, agli altri.

Ma, ahimè, la fortuna non era mai dalla sua parte: vide, infatti, Taehyung aggirarsi da solo in corridoio. Indossava solo i pantaloni della tuta e il suo fisico a dir poco perfetto era in bella mostra. Sentì delle urla dietro di lui e si voltò, vedendo un Jimin in accappatoio saltare in collo a Taehyung, che lo prese al volo ridendo come un matto. Jimin, così lo ucciderai, pensò Yoongi, che era abituato a quelle dimostrazioni di affetto tra i due. Osservò con dolcezza Jimin riempire di baci il povero viso di Taehyung, che sorrideva. Appena, però, notò il corpo del ragazzo che stringeva fra le braccia coperto solo dall'accappatoio, avvampò.

Yoongi sorrise tristemente vedendo la sua espressione – prima o poi ti spezzerai, Taehyung e bussò un paio di volte alla porta del maknae. «Chi è?» La voce flebile di Jungkook gli arrivò dritta al cuore.

«Yoongi» rispose e deglutì per l'ansia che gli stringeva le viscere.

Sentì del frastuono provenire dalla camera e poco dopo la porta si aprì mostrando un ragazzo stanco e provato. Yoongi entrò nella stanza e sentì la rabbia e la preoccupazione crescere dentro di lui. «Vai a letto, subito» disse, anche se quelle parole suonavano più come un ordine, quando notò gli abiti da allenamento che indossava.

«Ma-»

Yoongi lo fulminò con lo sguardo. «Ho detto: vai a letto» disse e lo afferrò per un braccio, per poi spingerlo sul materasso con poca delicatezza. Jungkook fu abbastanza sorpreso da quel gesto, ma non si mosse dal letto, osservando l'altro con la sorpresa negli occhi. «Jeon Jungkook, sei un coglione».

Il minore si sedette appoggiando la schiena al muro. «Perché, scusa?» domandò. Yoongi alzò la testa verso di lui e i loro occhi si incrociarono: Jungkook notò solo in quel momento che erano rossi. Ha pianto? si chiese. Aveva davvero pianto per lui?

«Come perché!» esclamò Yoongi allargando le braccia. «Sapevi benissimo che il tuo corpo era stanco, e non dirmi di no! Potevi riposare nel tempo libero, invece che continuare ad allenarti» Jungkook era sorpreso da quelle parole e rimase in silenzio, mentre i sensi di colpa gli rendevano difficile respirare. «Mi hai fatto preoccupare tantissimo», e la voce di Yoongi si incrinò leggermente, perché nella sua mente stava rivivendo quei momenti e faceva tanto, tanto male.

«Mi dispiace... hyung» mormorò Jungkook abbassando lo sguardo.

Yoongi lo abbracciò e cominciò ad accarezzargli i capelli corvini con dolcezza. «Non farlo mai più, per favore» sussurrò al suo orecchio e Jungkook sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.

«Va bene. Non voglio più far preoccupare un mio hyung».

Yoongi sorrise tristemente a quelle parole, mentre una lacrima gli rigò la guancia, ma la asciugò con velocità. Per Jungkook era solo uno dei suoi hyung, nient'altro, ma almeno poteva stargli accanto per quel motivo. A lui bastava questo: rimanere al suo fianco. Si staccò da lui e si ricompose, trattenendo le lacrime che gli pungevano gli occhi. «Tu ora dormi. La cena te la porto io, perciò dammi la chiave della tua camera».

E fu così che quella sera, quando Yoongi entrò in camera, trovò Jungkook dormire abbracciando il cuscino. Chissà a chi pensi mentre abbracci quel cuscino, si domandò. Gli lasciò la cena sul comodino, svegliandolo e uscendo dalla stanza senza dire una parola.

a.a.
Ehilà.
Questo è il prologo!
Spero davvero che questo incipit possa esservi piaciuto e che vi abbia fatto entrare nell'atmosfera abbastanza pesante della storia.
Ditemi cosa ne pensate, se volete🥰

ho bisogno di te ; vmin, kookga ✓Where stories live. Discover now