ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴜɴᴏ

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«Hyung!» urlò Jungkook, mentre entrava nella stanza, poi si buttò sul proprio letto.

Yoongi sbuffò e gli lanciò un'occhiataccia. «Sto lavorando, almeno evita di fare confusione» disse e indossò nuovamente le cuffie per fargli capire che non aveva voglia di parlare.

Con la coda dell'occhio, però, osservò Jungkook ridacchiare e sospirò. Erano ormai passati due anni da quel brutto incidente e, soprattutto, dal momento in cui Yoongi aveva finalmente accettato i sentimenti che provava per quella piccola peste. Sapeva di portare dentro di sé quell'amore da molto tempo, ma non lo aveva mai accettato completamente, perché era consapevole che poi sarebbe stato un inferno. E infatti lo era diventato. Averlo sempre accanto, con il suo viso a volte maledettamente vicino al suo e le sue labbra sottili che finiva sempre per guardare, senza poterle baciare, era un vero e proprio supplizio. Si chiedeva spesso cosa avesse fatto di male nella sua vita precedente per dover superare anche quella prova. Anche se non era per niente sicuro di riuscire a superarla, oppure di volerlo fare.

Fortunatamente Jungkook non l'aveva più fatto preoccupare in tal modo, a parte quando si fece male il 9 ottobre, per il concerto a Londra, ma lì fu diverso: era quasi divertente vederlo seduto in mezzo al palco, e gli ARMYs furono i primi a divertirsi. Ovviamente Yoongi non lo aveva lasciato solo un attimo (lo accompagnava anche con lo sguardo e si chiedeva come facesse ad essere così bello anche quando era palesemente imbarazzato), perché la preoccupazione, ancora una volta, gli stringeva le viscere.

Suonò una melodia con la tastiera, ma si bloccò dalla lettura di First Love non appena sentì la presenza di Jungkook dietro di lui. Si tolse le cuffie e girò la sedia nella sua direzione. Guardandolo dal basso, con la testa proprio sotto la luce, sembrava di una bellezza divina, quasi afrodisiaca. Sembra Gesù in uno di quei quadri che mi ha fatto vedere Nam dopo essere tornato dall'Italia, pensò e per poco non scoppiò a ridere da solo, poi sbuffò. «Ti avevo detto di non darmi noia».

«Ma, hyung, io non ho fatto nulla! Sei tu che ti sei girato, io ero in silenzio» si giustificò l'altro.

Yoongi lo guardò male. «Il mio "non darmi noia" equivale anche a "non sbirciare nelle mie cose"» spiegò con voce ferma e tranquilla. «Ora ti è più chiaro?»

Jungkook incrociò le braccia al petto e mise il broncio. Per Yoongi fu quasi impossibile tenere a freno la voglia di saltargli addosso e baciarlo sulle labbra. Quelle labbra che lo chiamavano sempre e solo "hyung". Basta pensare, si ordinò.

Sospirò e si voltò, dando le spalle al ragazzino che lo guardava con quegli occhi troppo grandi e sinceri, quindi chiuse il blocchetto. Si ricordava perfettamente il momento in cui scrisse quella canzone, e anche il motivo per cui ora ci teneva ancora di più. Dopo aver visto Jungkook piangere tra le sue braccia perché non si sentiva abbastanza, aveva promesso a se stesso che avrebbe protetto quel sorriso. O che, almeno, ci avrebbe provato. Quindi, una volta rimasto in camera con un pacifico Jungkook che russava leggermente nel letto accanto al suo, si era messo a rileggere quella canzone. Dentro di sé sapeva cosa provava, ma si convinse che non era dedicata a lui. La settimana dopo, quando l'aveva fatta sentire ai suoi amici per metterla nell'album, erano rimasti tutti stupiti dall'amore e dal dolore che mostravano quelle note. Yoongi aveva guardato Jungkook negli occhi. Non è per lui, si era ripetuto.

Ora tutto era cambiato. Sapeva perfettamente ciò che provava, e non avrebbe mai più mentito a se stesso. Amava Jungkook e non poteva farci nulla.

«Scommetto che al tuo First Love racconti tutto, hyung» borbottò Jungkook sospirando. Yoongi sgranò gli occhi e si voltò verso di lui, le iridi piene di rabbia. Il minore sobbalzò davanti a quello sguardo.

ho bisogno di te ; vmin, kookga ✓Where stories live. Discover now