Incontrarsi e scontrarsi (cap.2)

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Monte Carlo, maggio 2019

Josie diede un ultimo sguardo allo specchio. Si trovava in bagno, nel paddock del Gran Premio di Monte Carlo. Era stupita: per essere una toilette, superava in dimensioni di gran lunga la sua cucina e la sua sala da pranzo messe insieme.
Indossava un rigoroso completo nero da sala che rendeva giustizia alla sua figura. La camicia celeste non era proprio professionale come quella bianca, ma almeno le evitava un aspetto da gelataia; soprattutto, era la sua preferita.

Strinse un'ultima volta la coda, con cui aveva legato i capelli, ormai a metà schiena, forse doveva decidersi a spuntarli un po'.
Sgranò gli occhi per controllare che il mascara non fosse sbavato e stese un velo di burro-cacao sulle labbra per ammorbidirle.
Josie non era una ragazza vanitosa, ma in molti le ricordavano quanto in realtà fosse bella: la sua carnagione era chiara, appena rosata, gli occhi grandi e scuri. Così profondi da sembrare quasi neri, rubando la scena ai lineamenti dolci del suo viso. Il piccolo naso quasi non si notava sul suo volto, offuscato dalle labbra carnose di un rosa tenue, e i lunghi capelli incorniciavano il volto, in una cascata color cioccolato.

Tuttavia, Josie si considerava una ragazza normale, forse carina, ma nulla di più.
Guardò l'orologio e sgranò gli occhi.
«Accidenti, è tardi! Maggie mi ucciderà!», esclamò e, più veloce che poteva, raccolse tutte le bottigliette d'acqua da mezzo litro che aveva appoggiato sul ripiano del bagno.
Con un colpo d'anca spalancò le porte a molla davanti a lei e si affrettò a fare la prima rampa di una lunga scalinata, la quale l'avrebbe portata nelle varie sale delle conferenze stampa. È lì che avrebbe lasciato le bottigliette d'acqua, per adempire così alle indicazioni che la responsabile, Evelin, le aveva dato. Poi si sarebbe recata al salone principale dove aveva lasciato Maggie a sistemare tutto il necessario.

Ma, superata la metà della seconda rampa, mise male uno dei due piedi e scivolò senza poter notare la persona che sbucava dal corridoio sottostante, che tranquillo si accingeva a salire le scale. La caduta le provocò tanta confusione e un grande dolore alla caviglia destra.
Inaspettatamente, percepì sui suoi fianchi il calore e la pressione di due grandi mani. Josie aveva gli occhi chiusi ma si rese subito conto che quelle mani le avevano impedito di sbattere la testa a terra.

Schiuse gli occhi e la prima cosa che cercò, erano le bottigliette sparse su tutti i gradini, poi guardò la persona che ancora la stava reggendo. E vide un ragazzo dai capelli scuri e due grandi occhi chiari. Le stava facendo delle domande, ma lei era in uno stato di confusione totale, pensando a come diavolo aveva fatto a scivolare, per giunta davanti ad uno sconosciuto. Così poteva aggiungere anche una bella figuraccia nell'esperienza paddock live, "Certo! Ci mancava anche questa!", esclamò nella sua mente.

Maggie stavolta l'avrebbe uccisa davvero. Senza rendersene conto però, quest'ultimo pensiero lo disse ad alta voce, provocando un'espressione curiosa nel ragazzo di fronte a lei: «Chi è Maggie? E, comunque, si è fatta male?»
A quel punto si rese conto dell'effettiva presenza dello sconosciuto. L'unica cosa che le venne in mente, la disse: «Oddio, che figura!»

I suoi occhi erano allarmati e spalancati come un cervo che immobile guarda i fari della sua fine. Cercava di tenere la testa bassa per l'imbarazzo, tentando disperatamente di alzarsi da terra. Non voleva appoggiarsi troppo al ragazzo, che ancora la sorreggeva con una stretta sicura. Sembrava quasi avesse paura che potesse scivolare via come un'anguilla.
Non era sicura del perché, ma il contatto con il ragazzo le provocò un vuoto allo stomaco, come fosse sulle montagne russe, sensazione che percepì solo per un breve istante e poi scomparve.

Il ragazzo la osservava divertito e dolcemente disse: «Non è una figuraccia se nessuno ride.»
Josie a quelle parole alzò la testa e lo guardò. Lo guardò davvero e si rese conto che i suoi occhi erano veramente molto grandi, di un verde chiarissimo striati da piccole pepite di un grigio appena accennato. Il naso perfettamente armonioso, si collegava sinuosamente ad una bocca morbida dagli angoli leggermente all'insù, quasi come se fosse destinata a sorridere sempre su quel bel viso. Un viso dalla sinuosità tipicamente maschile. Il labbro superiore formava un picco che ricordava vagamente la punta di un cuore, ma era il labbro inferiore che caratterizzava senza dubbio quella bocca così carnosa.

Era così completamente assorta nell'analizzare i suoi lineamenti che si rese conto di non aver proferito parola. Solo dopo che il ragazzo si schiarì la voce e le domandò di nuovo se stesse bene o le facesse male qualcosa, riuscì a parlare: «Anche mia sorella dice sempre così...»
Lui la guardò confuso.
«Cosa?»
«Che se nessuno ride non è una figuraccia.»
Sorrise imbarazzata e, ormai in piedi, staccò le mani dalle spalle di lui. In modo agitato si aggiustò la giacca, subito dopo accennò un gesto frenetico per aggiustare i capelli nella sua coda, sicura che in quel momento appariva un disastro.

Lui sorrise.
«Sua sorella è una persona saggia.»
«Sì, non sa quanto. A tratti anche troppo saggia. Comunque la ringrazio, non so come ho fatto, ero in ritardo, cioè lo sono ancora...»
Iniziò a mettere insieme frasi di senso incompiuto ad una velocità degna di un Gran Premio, fu allora che il ragazzo la bloccò.
«Ti prego diamoci del tu, io mi chiamo Charles. E il tuo nome è?»

Come un lampo improvviso guardò di nuovo attentamente quel viso. Fu subito tutto chiaro, conosceva quel ragazzo. Aveva visto il suo viso sui giornali sportivi, nella sezione di F1. Era il nuovo acquisto della Ferrari. Cercò di ricordare come lo avevano soprannominato... Il prescelto?... no, no... era un altro... ah sì, il predestinato! Aveva già pensato che fosse carino, ma ora dal vivo poteva dire che era davvero bello e sexy.

Bloccò immediatamente i suoi pensieri, ma cosa andava a pensare?! Era qui per lavoro! Doveva andare da Maggie e non pensare ai piloti. Rispose a Charles in maniera del tutto sicura e professionale, completamente lontana da ciò che stava pensando.
«Giusto, sei Charles Leclerc. Io sono Josie, piacere. È bello conoscerti.»
«Piacere mio, Josie. Hai dolore da qualche parte?»
«No, credo di no.», disse mentendo, non voleva fare un'altra figuraccia davanti un pilota di Formula 1.

Fece per muoversi e cercare di raccogliere una bottiglietta, ma un dolore lancinante la colpì al minimo gesto. Stava per accasciarsi a terra di nuovo, ma la prontezza di Charles le impedì di farlo e lei appoggiò d'istinto le mani sul suo petto.
Lanciò un altro sguardo al viso del monegasco e vide che lui la guardava divertito, ma senza essere offensivo, e con il suo accento che rivelava le sue origini le disse in inglese: «Ok, penso che una delle tue caviglie non sia d'accordo con te.»

Josie sospirò e fece una smorfia rassegnata, poi gli rispose in francese: «Sì, penso tu abbia ragione. Comunque sono anche io monegasca, puoi parlare francese con me.»
«Ah, ok...», disse Charles stupito.
In quel momento dal corridoio sbucò un altro ragazzo, salendo le scale alzò la testa e osservò la scena davanti a sé.
«Ehi, Leclerc, ma che fai alle donne che ti cascano tutte ai piedi?!»


Nota autore
Ciao a tutti, rubo poche righe, promesso.
Volevo ringraziare per le letture,grazie.
E scusarmi per gli errori o se a tratti sono stata poco chiara, cercherò di migliorare. Spero tanto di riuscire bene a sviluppare questa storia che nella mia testa é così chiara,. Ci tengo a precisare che a parte i nomi dei piloti che sono originali tutto il resto del racconto è frutto della mia immaginazione, perciò il Charles che descriverò è a mia interpretazione ovvero come io lo immagino...o sogno?!
Spero tanto che vi piaccia. Un abbraccio 😘.
Al prossimo capitolo. Grazie ancora

My passion /Charles LeclercWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu