Il suono della voce (cap.23)

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Martedì 22

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Martedì 22.10.2019, Messico

Da: Charles
Ciao, sono appena atterrato,
tu probabilmente sei al lavoro.
Appena posso ti chiamo.
Bacio ❤️

Abbracci, sorrisi, volti di persone perse nell'attesa di qualcuno in arrivo o nel proprio lavoro, lacrime di gente che se ne va, il pianto di qualcuno che resta. Questo era ciò che caratterizzava la maggior parte degli aeroporti del mondo, e poi c'erano quelli come lui, in eccitazione per una gara, concentrati nel focalizzare l'obbiettivo, la perenne consapevolezza di essere programmato per fare una sola cosa: VINCERE.
Il battito del cuore in completa dipendenza dall'adrenalina che ogni curva ed ogni sorpasso gli regalava. Quel momento esatto in cui il piede premeva sull'acceleratore e sentiva il rombo del motore, qualcosa si accendeva dentro la sua anima, entrava nelle vene e come linfa vitale lo nutriva di energia.

Charles aveva sempre pensato che tutto questo sarebbe stata l'unica cosa che lo avrebbe fatto sentire totalmente vivo. Certamente molte cose erano importanti nella sua vita, e più della metà di loro lo rendevano felice, appagato, ma ciò che aveva sempre creduto lo rendesse completamente ed incondizionatamente libero erano il piccolo abitacolo della sua monoposto, il casco in testa e quel meraviglioso rombo del motore, che negli anni era diventato parte di lui.

Poi era arrivata lei, il suo profumo di vaniglia ed i suoi grandi occhi nocciola.
Se il primo bacio che le aveva rubato a Singapore lo aveva fatto quasi impazzire, quello che si erano dati la sera precedente gli aveva sconvolto l'anima.
Le sue labbra, il suo sapore e l'intensità con cui lei lo aveva ricambiato gli avevano infuocato le vene come solo il rombo del suo motore faceva.
"Sono innamorata di te", questo è quello che lei gli aveva detto e a lui era scoppiato il cuore, non c'erano parole che riuscisse a dire, voleva solo baciarla.
E così aveva fatto.
Era entrata nella sua vita inaspettatamente e aveva sconvolto tutte le sue priorità.
Il solo pensiero di lei gli cambiava il respiro, facendolo sorridere senza un reale motivo, essere felice per qualcosa di diverso dalla corsa era una dolce novità per lui, e lo faceva sentire bene.
Come in quel momento, appena messo piede a terra, in aeroporto, il suo primo pensiero fu di scriverle.
Avrebbe preferito sentire la sua voce, ma non era né il momento né il luogo adatto, voleva chiamarla quando era solo.

«Charles, che ne dici se... e poi andiamo là?»
Da lontano la voce di Andrea lo riportò alla realtà.
«Scusa, Andre, non ho capito, che hai detto?», chiese Charles alzando la testa dal suo iPhone.
Il suo preparatore atletico lo guardò incuriosito.
«Posso sapere dove sei con la testa? Oggi sembri distratto.»
Charles ripose il telefono in tasca e con un lieve sorriso sul viso si girò a guardarlo.
«Sono qui, tranquillo, stavo solo mandando un messaggio.»
Andrea continuò a guardarlo, incuriosito da quel sorriso.
Conosceva Charles da così tanto tempo da capire che la luce nei suoi occhi, questa volta, non era data solo dall'eccitazione per una nuova gara, c'era decisamente altro, e forse aveva capito di chi era il merito.
«Qualcuno ha avuto una buona serata ieri sera allora?!»
Charles lo guardò con un pizzico di malizia e con addosso ancora quel sorriso sghembo e gioioso rispose: «La migliore da mesi!»

My passion /Charles LeclercOù les histoires vivent. Découvrez maintenant