Si ha coraggio solo quando si ha paura (cap.27)

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"La paura di innamorarsi non è forse già un po' d'amore?"
-Cesare Pavese-

Nelle settimane precedenti, Monaco

La musica era alta e le luci psichedeliche raggiungevano ad intermittenza ogni angolo buio del locale, ogni iride veniva straziata da tutti quei sfavilli incontrollabili, ma le persone sembravano non accorgersene immerse nella baraonda del divertimento, tra un ballo e una risata reggevano i loro cocktail e dimenticavano la loro giornata.
Nico, annoiato dalla musica dall'influenza latina che si propagava intorno, decise di allontanarsi dalla pista da ballo e di avvicinarsi al bancone del bar, una bevuta era quello che ci voleva.
Sorrise alla bella barista che si trovò davanti. Era sui venti anni o forse qualcosina in più, bionda, occhi marroni, un bel corpo quasi del tutto scoperto.
Non poteva negare che era notevole da guardare, qualsiasi ragazzo si sarebbe preso del tempo per ammirarla e, perché no, magari provare a sedurla.
A Nico passò anche nella testa di giocare le sue carte, ma in fondo sapeva che non era quello che cercava, adorava le serate in discoteca e gli piaceva ballare e conoscere il gentil sesso, ma negli ultimi periodi iniziava a sentire il bisogno di avere qualcosa di più stabile.
Voleva andare oltre una serata di puro divertimento e del sano movimento sotto le lenzuola.
Aveva iniziato a desiderare la colazione del mattino, o un pranzo tranquillo.
Insomma voleva conoscere una ragazza con cui condividere qualcosa, non solo il sesso.
Abbandonò pertanto il pensiero di sedurre la bella barista, che sapeva tra l'altro che non avrebbe gradito attenzioni maschili, e si limitò a pagare la sua bevuta e a dissetarsi.
Ad un tratto venne strappato dai suoi pensieri.
«Ciao, cosa bevi?»
Nico si voltò scoprendo a chi appartenesse quella voce, sorrise non sorpreso di vederla lì.
«Ehi, ciao, anche tu qui?»
«Così sembra...», rispose la ragazza appollaiandosi sullo sgabello di fianco a lui.
Spostò delicatamente la sua lunga chioma bionda e si rivolse alla barista poco distante.
«Me ne fai uno come lo ha preso lui? Grazie.»
Poi tornò a rivolgersi a Nico: «Cosa ci fai tutto solo al bancone?! Gli altri?»
«Avevo sete. Chi altri intendi?»
«Lo sai a chi mi riferisco... la tua tribù, la tua setta, i magnifici... come vi fate chiamare?!»
Nico rise divertito dalla sua ironia, buttò un occhio al suo cocktail già a metà bicchiere, poi tornò a guardare la bella bionda di fronte a lui.
«Non ci facciamo chiamare in nessun modo, Cristiane. Solo amici. E comunque non ci sono. Mi dispiace deluderti, ma Charles non è qui, se è questo che volevi sapere.»
La barista arrivò con la sua bevuta e Cristiane restò in silenzio all'osservazione di Nico su Charles.
Afferrò la borsetta per pagare ma lui fu più veloce, consegnando una banconota alla ragazza dietro il bancone.
«Non dovevi offrirmi da bere. Non era necessario, posso pagare per me stessa.»
«Non lo metto in dubbio. Volevo solo fare un gesto carino.»
Cristiane lo guardò seria, restando colpita dal dolce tono di voce con cui Nico aveva pronunciato quella frase.
Si era sempre e solo concentrata su Charles nella sua vita, considerando i suoi amici solo un contorno senza mai provare ad approfondire la loro conoscenza. 
Ovviamente erano cresciuti tutti a Monaco e tutti conoscevano tutti, ma lei non era mai andata oltre dei semplici saluti.
Conosceva però i movimenti di tutti, sapeva che tra Charles e i suoi amici c'era un forte legame che li univa e con gli anni aveva capito che dove erano loro molto probabilmente ci sarebbe stato anche il bel pilota.
Non era sempre così, soprattutto dopo il decollo della carriera del monegasco.
Vederlo nei luoghi pubblici era sempre più raro e inoltre per lei dopo quella patetica uscita con lui al porto era diventato impossibile incontrarlo.
Erano passate interminabili settimane da quel caffè e sentiva ancora nella sua testa il suono di quel "Io non provo niente per te!" aveva cercato in tutti i modi di riprendersi da quella delusione forte, ma inutilmente.
Le era difficile accettare il suo rifiuto, soprattutto dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui.
Lo aveva atteso praticamente da sempre, pazientando e rispettando i suoi tempi, continuando a ripetersi che una volta che lui avesse raggiunto i suoi sogni l'avrebbe amata.
Aveva aspettato fin da bimba il momento dei kart, da adolescente le categorie minori della Formula, da grande, in quegli ultimi mesi, aveva sognato ad occhi aperti che lui restasse nel suo letto dopo quelle notti di fuoco.
Ed invece niente di tutto questo era capitato.
Ai suoi occhi, lui era stato incurante di quel sentimento usandola e gettandola via come un abito vecchio, correndo dietro ad una insulsa ragazzina che non sapeva niente di lui.
Non lo conosceva come lo conosceva lei.
Cristiane era andata avanti per settimane con questi pensieri, più i giorni passavano e più l'odio per Josie cresceva.
L'aveva vista solo una volta, non sapeva nulla di lei, né sapeva come l'aveva conosciuta, e questo la faceva impazzire.
Le aveva portato via il grande amore della sua vita e non poteva accettarlo, non era pronta a rinunciare a lui e forse non lo sarebbe mai stata, per questo la sua mente era già proiettata nell'escogitare un modo di riportarlo nella sua vita a qualunque prezzo.
Le persone a volte vengono offuscate dal dolore, a tal punto da non riuscire a vedere più la realtà delle situazioni, vivendo in una visione tutta personale degli eventi, ma completamente distorta.
Ciò che Cristiane vedeva in Charles e nel loro rapporto non poteva definirsi come ciò che realmente era.
Lei si era fatta inconsapevolmente dei castelli in aria, che non esistevano nella realtà delle cose.
Abbandonò i suoi pensieri e sorseggiando il suo cocktail si concentrò su Nico.
«Pensate tutti che sono davvero così patetica da preoccuparmi solo della questione Charles?!», fece una breve pausa, poi sospirando continuò: «Forse però avete ragione, mi sono resa completamente ridicola.»
«Ah, non esagerare! Non sei ridicola! Charles è un ragazzo in gamba, sa come farsi volere bene.», il ragazzo la guardò brevemente, notando il broncio sul bel viso, poi aggiunse: «Non so quanto può valere il mio parere, ma...»
«Ma?», lo pressò lei curiosa.
«Ma credo che Charles abbia sbagliato a lasciarti andare, o meglio, fossi stato in lui non l'avrei fatto...»
Cristiane lo guardò sorridendo.
«È il tuo modo di essere carino con me?»
«No, è la verità.», le disse il ragazzo guardandola dritta negli occhi, «Se tu non fossi stata così presa tutto il tempo da Charles, forse ti saresti accorta di altri ragazzi...»
Nico aveva sempre avuto un debole per quella ragazzina bionda che girovagava fin dai tempi della scuola negli stessi posti dove stavano loro.
Era sempre stata carina e con il crescere era diventata bella e attraente, ma era inutile avvicinarla perché quegli occhi azzurri erano sempre e solo concentrati su Leclerc.
Non esisteva nessun altro per lei.
Chiunque se n'era accorto, anche i muri lo sapevano.
Tutti tranne Charles.
Lui non aveva tempo per le ragazze, diceva, doveva correre con i kart.
Fin da ragazzino ripeteva che doveva lavorare sodo se voleva arrivare in Formula 1 e, mentre gli altri vivevano la loro età tra una partitella a pallone e sguardi languidi alle ragazzine, Charles viaggiava da un kartodromo all'altro alzando le sue coppe oppure digerendo le sconfitte.
Nico aveva rinunciato da subito a quella ragazzina tanti anni prima, ma il fatto di averla davanti proprio in quel momento lo portò a pensare che forse non era un caso.
Cristiane sorrise e sfacciatamente si avvicinò a lui, appoggiò il cocktail sul bancone e gli sussurrò all'orecchio: «Stai cercando di dirmi qualcosa, Nico?»
«Sto dicendo che mi piaci e da un po'.», rispose lui senza farsi intimidire dalla sua vicinanza, consapevole che quella era forse la sua unica chance che aveva con lei.
«E...?», soffiò lei, baciandogli sensualmente il collo.
Nonostante fosse stuzzicato da quei baci, non si lasciò coinvolgere, le strinse le braccia e l'allontanò appena guardando il suo viso.
«Non ho detto che voglio portarti a letto, Cristiane. Ho detto che mi piaci.»
Lei lo guardò confusa, riprese il suo bicchiere e fece per andarsene, ma lui la bloccò.
«Non ho detto che non verrei a letto con te, perché, credimi, lo farei anche subito, ma volevo che tu sapessi che mi piaci e mi piacerebbe conoscerti se anche a te va...»
Ma cosa stava facendo? Eppure non aveva bevuto molto! Stava davvero chiedendo a Cristiane di uscire con lui?
Lei fu davvero sorpresa da quella inusuale dichiarazione.
Possibile che non si fosse mai accorta di lui?
In genere li vedeva gli uomini che la guardavano, ma Nico non le era mai sembrato interessato, mai.
Anzi aveva sempre dato per scontato che gli amici di Charles la odiassero e la giudicassero una poco di buono.
«Sei sicuro che vuoi uscire proprio con me?», chiese un po' stordita facendolo ridere.
«Sì, sono sicuro.»
«Io... io... non so che cosa dire.»
«Be', potresti dire di sì, se ti va...»
«Credo di sì...», rispose lei incerta.
«Bene! Magari potremmo iniziare già da ora, che dici?», prese la palla al balzo lui.
«Ma non sei con qualcuno?», gli domandò Cristiane guardandosi intorno.
«Sono con dei colleghi del lavoro, manderò loro un messaggio.»
A quel punto lei sorrise e insieme si avviarono fuori dal locale.

My passion /Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora