A piccoli passi (cap.24)

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«Ehi, Josie, mi porti quelle al salmone? Sono sul tavolo più grande della cucina.», urlò Maggie mentre sistemava nel portabagagli dell'auto l'ennesimo vassoio di antipasti preparati per festa.
A Monaco, nonostante ottobre stesse volgendo al termine e l'autunno fosse ormai alle porte, il sole splendeva vivace come fosse una giornata d'estate.
Il martedì era giorno di chiusura allo CHERIE e le ragazze Moreno si preparavano per godersi una giornata di festa.
Ricciardo aveva organizzato una piccola festa a casa sua, aveva invitato un po' di amici per un barbecue in giardino, niente di impegnativo, solo qualche ora insieme tra chiacchiere e birra.
Le sorelle per l'occasione avevano deciso di preparare qualche antipasto da stuzzicare e un paio di dolci, le prime ore del pomeriggio erano scoccate, pertanto si accingevano a caricare il tutto e raggiungere l'abitazione di Ricciardo.
Josie uscì con i due vassoi che Maggie le aveva chiesto e porgendoglieli, esclamò: «Ma quanta roba hai preparato, Maggie?! Puoi sfamarci un esercito!»
«No... Sono giusto due cose, e poi c'eri anche tu con me quando le preparavo!», rispose Maggie cercando di giustificare i dieci vassoi di tartine al salmone, al tonno e al caviale, più la torta glassata accompagnata da cupcakes di ogni colore.
«Sì, Maggie, ma mentre facevo i dolci ho completamente ignorato i tuoi dieci vassoi di tartine. Hai per caso paura che muoiano di fame?», ironizzò la minore guardando quella povera Jeep esplodere di cibo.
«No, stupida, Daniel ha invitato la sorella con qualche amico, non so di preciso in quanti sono, perciò ho preferito abbondare un po'. Tutto qui. E poi sai benissimo che alle feste non si spreca mai niente!», spiegò Maggie sistemando l'ultimo vassoio di tartine al salmone sotto gli occhi attenti di Josie, la quale non riuscì a trattenere un sorriso di fronte alla leggera agitazione della sorella nel tenere sotto controllo le sue mille tartine.
Ma Josie aveva il sospetto che tutta la sua agitazione non avesse solo a che fare con le tartine, ma anche con il fatto che avrebbe incontrato per la prima volta un componente della famiglia di Daniel.
Ormai loro due si frequentavano da un po' e probabilmente a quella festa Maggie voleva fare una buona impressione, perciò aveva sfogato tutta la sua ansia preparando cibo per tutta la mattina.
«Maggie, sei sicura di stare bene? Come dire... Ti vedo un po'... nervosa?!»
«Sto benissimo, Josie, perché?», rispose voltandosi di scatto, con aria del tutto sorpresa, come se chissà quale eresia lei stesse insinuando.
«No, così, chiedevo.», ribatté ironicamente e con un'alzata di spalle la più piccola e sorridendo aggiunse: «Sembra che tra te e Daniel vada bene.»
Era tornata a sistemare i suoi vassoi, ma alla menzione del ragazzo, Maggie arrossì un po' e si voltò per guardare la sorella.
«E questo cosa c'entra con il cibo e la festa?», domandò stizzita, «Sì, andiamo d'accordo e ci divertiamo... tutto qui.»
«Dai, Maggie, non fare sempre la solita! Ti piace Daniel. Si vede, per quanto tu lo voglia negare, anzi azzarderei che ti ha quasi rubato il cuore, si capisce da come ridi alle sue battute.», spiegò Josie seguendo la sorella, la quale, cercando di sfuggire a quel discorso, era rientrata nella cucina dello CHERIE, intenta a recuperare le ultime cose.
«Di' un po', ragazzina, ora che hai riscoperto l'amore ti prodighi a fare cupido?!»
«Che stronza che sei!», esclamò Josie con aria delusa.
Maggie in preda all'ansia diventava intrattabile, soprattutto con chi le voleva bene.
Era bravissima a dare consigli e coraggio in situazioni che non riguardavano lei, ma quando il problema era suo implodeva su se stessa perdendo il controllo.
La più grande delle Moreno si maledì quando vide l'espressione del viso di Josie e mortificata si affrettò a rimediare.
«Mi dispiace, sono intrattabile quando sono nervosa.»
«Sì, lo sei!»
Maggie fece un enorme sospiro, buttando fuori tutta la tensione che aveva accumulato in quelle ore.
«Mi piace Daniel.», ammise, «Ci sto davvero bene... e sono felice di conoscere sua sorella, ma nello stesso tempo sono terrorizzata. Lo sai come ci si sente... ho tante cose per la testa, lo CHERIE, casa nostra e...»
«Non dire me, Maggie, ti prego. Sono un'adulta ormai, posso farcela da sola. Non devo essere sempre una tua responsabilità!»
Maggie le rivolse uno sguardo pieno di emozione.
«Preoccuparmi per te non è un dovere per me. Josie, tu sei la mia famiglia, siamo io e te nel nostro mondo, e poi ci sono gli altri. Non sei mai stata un dovere, sei mia sorella!»
Josie sorrise.
«Lo so, Maggie, ma è giusto che pensi un po' a te. Devi essere felice anche tu, nella vita non esiste solo il lavoro, tua sorella e tutte le responsabilità del mondo. Devi staccare ogni tanto e lasciarti andare, lo hai detto anche tu a me, ricordi? Non puoi lasciare che la paura ti blocchi, non puoi rinunciare ad essere felice perché hai paura per me. Non è giusto.»
Josie era perfettamente consapevole che i timori di sua sorella nell'ammettere i sentimenti verso qualcuno erano diversi.
Primo fra tutti c'era quello di non riservare abbastanza attenzione a lei. La responsabilità di essere la più grande negli anni che sono rimaste sole l'ha portata a sviluppare un senso di protezione elevato verso di lei, ma meritava anche lei la spensieratezza dei suoi ventisei anni.
Meritava di ridere senza un motivo.
«Maggie, so che ci sarai sempre per me, ma devi vivere le tue emozioni.»
La maggiore non riuscì a trattenere a lungo una lacrima che ribelle scivolò sulla sua guancia, con un gesto veloce della mano l'asciugò ed evitando accuratamente il suo sguardo disse: «Non so se sono in grado di impegnarmi in una relazione con un ragazzo.»
Josie sorrise amorevolmente.
«Perciò sono solo la tua scusa...», scherzò facendola ridere, «Se ti piace davvero, sarà come andare in bicicletta.», continuò, poi avvicinandosi a lei l'abbracciò.
«Andrà tutto bene, Maggie... e se non sarà così, avremo il rum a disposizione.»
La menzione del superalcolico provocò un enorme sorriso sulle labbra di Maggie, perfettamente consapevole dei suoi benefici sfruttati nei momenti di sconforto.
«Da quando sei diventata così saggia?»
«Non lo so... a volte mi capita.», le rispose la minore accennando un sorriso birichino, poi dirigendosi verso la porta esclamò: «Andiamo! O faremo tardi!»
«Sì, hai ragione!», rispose Maggie ricomponendosi e seguendo la sorella, «E Charles verrà o è ancora in Italia?»
«L'ho sentito stamattina, ha detto che sarebbe partito nel primo pomeriggio...», rispose Josie fermandosi sui suoi passi e guardandola con un timido sorriso.
«Cosa?», le chiese Maggie, incuriosita dalle sue guance arrossate e dallo strano sguardo sul suo viso.
«Niente, è solo che... sì, insomma... lo rivedo per la prima volta dopo quella sera. Certo, ci siamo sentiti al telefono, ma averlo di nuovo davanti sarà diverso... credo di essere un po' nervosa.», spiegò mordendosi il labbro inferiore, nascondendo un sorriso agitato.
«È normale, tesoro, avete lasciato la situazione in sospeso, e la voglia di rivederlo penso che stia facendo il resto.», la rassicurò Maggie, accarezzandole una ciocca dei suoi lunghi capelli.
«Sì, hai ragione.»
«Andiamo a questa festa e scopriamo che succede per entrambe, che dici?»
Josie sorrise.
Maggie aveva ragione.
Con impazienza aveva atteso di rivederlo ed il momento stava per arrivare.
Era più che normale il miscuglio di emozioni che la stavano investendo, prima fra tutte la voglia di scoprire come lui l'avrebbe guardata.
Sospirò ancora una volta a quel pensiero fisso nella mente e seguì sua sorella alla macchina.

My passion /Charles LeclercWhere stories live. Discover now