Sensazioni (cap 29)

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N.B. Scusate per l'estremo ritardo finalmente sono riuscita a pubblicare questo capitolo. Perdonatemi se troverete eventuali errori ma purtroppo ho il computer fuori uso perciò ho dovuto scrivere con il cellulare. Per questo motivo potrebbe essermi sfuggito qualcosa nonostante abbia riletto e corretto 1000 volte. Detto ciò buona lettura 😘

«Hai provato a chiamarla?», chiese Marta

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«Hai provato a chiamarla?», chiese Marta.
«Certo che ho provato a chiamarla! Almeno un centinaio di volte!», rispose Charles stropicciandosi il viso con le mani per poi abbandonarsi sul divano del suo salotto.
Aveva passato la notte completamente in bianco, rimuginando su tutto quello che era successo la sera prima al locale, provando ripetutamente a digitare il suo nome sul display, sperando che prima o poi Josie avesse risposto.
Ma niente, lei non aveva nessuna intenzione di rispondere.
Del resto era stata chiara, non voleva vederlo, e questo comprendeva anche il non volerlo sentire, ovviamente.
Erano scoccate appena le due del pomeriggio di quel lunedì e Monaco era scaldata da un tiepido sole, le foglie degli alberi avevano già acquistato il loro tipico colore autunnale e il giallo e l'arancione si mescolavano tra loro.
Il leggero vento che le smuoveva annunciava che l'inverno era alle porte.
Marta e Riccardo preoccupati si erano presentati a casa del pilota monegasco senza alcun preavviso.
Si sentivano in colpa per quanto era successo, soprattutto Riccardo che non aveva preso in considerazione ciò che Marta gli aveva detto.
Cristiane era pericolosa e dovevano allontanarla, invece come sempre aveva sottovalutato la situazione, considerando Marta esagerata.
«Charles, mi dispiace, avrei dovuto dare retta a Marta e fare qualcosa!», gli disse Riccardo mortificato.
«Sì, avresti dovuto darmi ascolto! Te l'avevo detto che porta solo guai!», gli rispose Marta alterata.
«Basta, ragazzi!», sospirò Charles con tono stanco, «Non potevate fare niente. Sono io che sono un coglione.»
«Charles, tutti possono sbagliare. Questo non fa di te un coglione.», lo rincuorò dolcemente la sua amica, sedendosi vicino a lui.
«Grazie, Marta, ma sai perfettamente che ho fatto una cazzata. Non dovevo avere nessun tipo di rapporto con Cristiane. Mi avevi avvertito, non ricordi?!»
Charles scivolò sul bordo del divano, appoggiò il cellulare sul tavolino di vetro lì di fronte e sospirò per la millesima volta quel giorno.
Aveva i capelli scompigliati, la barba trascurata più lunga del solito e due cerchi violacei intorno ai grandi occhi verdi.
Marta lo guardò tristemente e appoggiò una mano sulla sua schiena massaggiandola su e giù; era evidente che il suo amico non avesse dormito, turbato dai fatti accaduti la sera prima.
«Charles, ascoltami, troveremo un modo per convincerla. Parlerò io con lei se necessario, le spiegherò tutto!», cercò di rassicurarlo la ragazza.
«Marta ha ragione!», disse Riccardo abbandonando l'uscio della porta dove era appoggiato e avvicinandosi agli altri sul divano, «Tutti quanti sappiamo che razza di personaggio è Cristiane! Le spiegheremo ogni cosa e lei capirà!»
Le labbra di Charles si tirarono in un sorriso stanco.
Adorava i suoi amici: erano sempre pronti a tutto pur di aiutarlo, ma la realtà era che lui quell'errore lo aveva fatto e non poteva cancellarlo.
Conosceva Josie e sapeva il perché della sua reazione.
Non c'era stato nessun tradimento da parte sua e questo lei lo sapeva benissimo, ciò che le aveva spezzato il cuore era il dubbio che così facilmente quella storia aveva insinuato dentro di lei.
Le aveva promesso che non le avrebbe mai fatto del male ed invece l'aveva fatta cadere nel baratro dell'inganno senza proteggerla.
«No. Non potete fare niente. La conosco, Josie non ha bisogno di parole o altri crudeli racconti. Ha bisogno di fiducia e sicurezza e ieri sera non le ha avute di certo.»
«Ma quello che Cristiane le ha raccontato erano solo bugie!», si lamentò Marta irritata, «Devi spiegarle che non c'è niente fra voi! Lei lo ha fatto apposta! Voleva confonderla, convincerla dell'assurdo!», continuò l'italiana alzandosi dal divano e allargando le braccia arrabbiata.
«Marta, le ho detto tutto questo! Insieme a tutta la verità!», ribatté Charles alzando un po' il suo tono di voce.
«Che vuoi dire con "tutta la verità"?! Le hai detto della sera del tuo compleanno?», domandò Marta con occhi sgranati, accompagnata dalla voce di Riccardo che dietro di lei esclamò: «Tu che hai fatto?!»
Charles guardò entrambi mentre lo fissavano sconvolti.
«Sì! Le ho detto di quella sera! Del passato! Le ho raccontato come sono andate le cose! Meritava di sapere la verità! Non voglio segreti o scheletri nell'armadio!», esclamò Charles alzandosi in piedi e allargando le braccia in un gesto di frustrazione.
«Sì, ed ora è scappata!», commentò Marta alzando gli occhi al cielo.
«Charles, non si dice mai la verità fino in fondo!», lo ammonì Riccardo superando Marta e avvicinandosi di più al suo amico, «Mai! Josie non aveva bisogno di saperlo. È successo prima che tu la conoscessi, non c'era bisogno di raccontarglielo. Ora lei sarà ancora più confusa su tutta la situazione! Praticamente in parte hai confermato ciò che Cristiane le ha detto e lei si starà chiedendo qual è la verità!»
Charles spazientito si passò di nuovo una mano sul viso.
«Le ho detto quello che realmente è successo! Ho commesso un errore, non potevo negare e dire che non era mai accaduto! Avrei perso la sua fiducia per sempre!»
«Oddio, Charles! Tu ed il tuo maledetto buonsenso!», sbottò Riccardo.
«Ma cosa stai dicendo?!», ribatté ad un tratto Marta esasperata, «Ha ragione Charles! E tu sei un idiota se dici questo!»
«Ma se poco fa eri sconvolta più di me?!», affermò Riccardo confuso, guardando la sua ragazza a braccia allargate e occhi sgranati.
«Sì, è vero, ma hai sentito che cosa ha detto? Josie ha bisogno di fiducia, e di certo non è con altre bugie che si costruisce la fiducia!», detto questo si girò verso Charles e continuò: «Devi andare da lei. Subito!»
«Ci avevo già pensato.», disse Charles con tono sicuro guardandola, «Ma sta lavorando probabilmente e non voglio fare scenate davanti alla gente. Non mi sembra il caso di finire sulle prime pagine di qualche rivista. Già ieri sera ho dato nell'occhio.», spiegò appoggiando le mani sui fianchi, affranto ormai dalla situazione.
«Allora vai alla chiusura dello CHERIE! Dovranno chiudere prima o poi, no?! Vai lì e le parli!»
Charles posò di nuovo il suo sguardo su Marta.
Aveva ragione, doveva andare da lei, ma per quanto lo desiderasse si sentiva comunque nervoso.
«E se non mi vuole ascoltare?»
«Insisti! La ami o no questa ragazza?!», lo provocò Marta.
«Più di quanto immagini.», le rispose lui deciso.
«E allora va da lei e dimostraglielo!»
Charles fece un cenno affermativo con il capo e passandosi le mani sulla testa si scompigliò i capelli, era esausto.
Aveva rivissuto quei momenti tutta la notte e non sapeva neanche lui cosa lo avesse fatto desistere dall'andare da lei durante quelle ore notturne.
Sospirò per la millesima volta in quella mattinata e, puntando lo sguardo sui suoi caschi, pensò a quanto fosse abituato a gestire la tensione per le corse ma completamente impreparato a soffrire per amore.
Amore.
Una parola a lui così sconosciuta eppure così familiare dentro il suo cuore.
Non sapeva se fosse il nome esatto da dare a ciò che provava per Josie, ma voleva scoprirlo.
Il sentimento che provava per lei lo faceva sentire sicuro, forte, protettivo.
Lo faceva sentire un uomo.
Voleva renderla felice, farla ridere ogni giorno della sua vita e non era disposto a perderla per colpa di qualche stupida bugia.
«Andrò da lei stasera!», rivelò sicuro di sé.
«Ecco! Così mi piaci!», approvò Marta sorridendo, «Però forse è il caso che prima ti fai una doccia...»
Charles scosse la testa e sorrise davvero per la prima volta dopo ore e ore di sconforto.
«Quando parti per il Brasile?», domandò Riccardo spazzando via il suo sorriso stanco.
«Domani mattina.», rispose Charles serio.
Tutti e tre si guardarono sapendo perfettamente che l'unica chance che Charles aveva per riconquistare Josie era quella sera, se non ci fosse riuscito avrebbe dovuto aspettare un'intera settimana prima di vederla di nuovo.
«Andrà bene.», sussurrò Marta avvicinandosi a lui e passando dolcemente una mano tra i suoi capelli.
«Fatti una doccia e vedrai che ti sentirai meglio, ok?»
«Ok!», le rispose.
«È meglio se noi andiamo.», affermò Riccardo facendo un cenno alla ragazza.
«Aspettate...», li fermò d'un tratto Charles, «Avete parlato con Nico? Come sta?»
Marta scrutò Riccardo e poi posò lo sguardo su Charles.
«Insomma... non l'ha presa molto bene. Lo abbiamo seguito mentre l'ha riaccompagnata a casa. L'ha lasciata in lacrime davanti alla sua villa e poi è sfrecciato via con la macchina.»
«Abbiamo provato a chiamarlo ma non ha risposto.», continuò Riccardo, «Ho provato di nuovo stamattina, ma niente, il cellulare è spento.»
«Merda!», sospirò Charles.
«Starà bene, gli passerà, vedrai.», lo rassicurò Marta, poi osservando lo sguardo colpevole del suo amico aggiunse: «Non è colpa tua, Charles. Non pensarlo nemmeno!»
«Avrei dovuto usare la testa, essere più responsabile.»
«Non potevi sapere! Nico non ha mai detto che era interessato a lei! È stata una sorpresa per tutti.», precisò Riccardo, cercando di alleviare le colpe del giovane pilota.
Ma per Charles non era così semplice, le sue azioni avevano ferito delle persone molto importanti per lui e non riusciva a superarlo a cuor leggero; riteneva l'amicizia importante quanto l'amore e ciò gli fece maturare la consapevolezza che avrebbe dovuto scusarsi anche con Nico per ciò che aveva fatto.
«Non lo sapevo, è vero. Ma questo non significa che io non debba scusarmi con lui. Avrei dovuto evitare quella scenata in quel corridoio. L'ho umiliato.»
«Eri arrabbiato e triste. Chiunque avrebbe reagito così.», lo scusò Marta.
«Sì, e Nico questo lo sa.», aggiunse Riccardo dando man forte alle parole della sua ragazza.
«Parlerò comunque con lui.», chiarì Charles, mentre li accompagnava alla porta.
«Allora, ciao.», lo salutò Marta abbracciandolo stretto.
«Grazie.», le rispose lui sorridendo nel suo abbraccio.
Poi si girò verso Riccardo e lo salutò con una stretta di mano tipicamente maschile.
«Facci sapere.», si raccomandò Marta prima di chiudere la porta dietro di sé.
Charles si guardò intorno, era di nuovo solo nel suo appartamento.
Prese il telefono dalla tasca della tuta e digitò il nome di lei un'ultima volta, appoggiò il cellulare all'orecchio e ascoltò gli interminabili suoni dell'attesa con la speranza di sentire la sua voce finalmente rispondere.
Ma non fu così.
Deluso riattaccò e si diresse in bagno per quella dannata doccia.


My passion /Charles LeclercWhere stories live. Discover now