"Sei il mio piccolo grande amore..."

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Il rumore delle sirene dell'ambulanza risuonava nelle orecchie di Giorgio come una bomba.
Una bomba colma di dolore.
Il frenetico e continuo movimento del veicolo provocava una sensazione di ansia e paranoia nel castano.
I capelli lisci di Giorgio erano poggiati sui suoi occhi, bagnati da numerose perle trasparenti e salate.
Le mani del ragazzo coprivano le sue scarne cosce, lasciando che piccoli scatti dovuti al nervosismo muovessero le dita velocemente.
Giorgio era immobile, seduto sul sedile anche troppo scomodo del vano sanitario dell'ambulanza.
Affianco a lui c'era la madre di Alex.
Nella piccola stanza vagante nessun rumore regnava.
Solo pochi respiri affannati prendevano posto riempiendo lo spaventoso silenzio.
Giorgio spostò lentamente lo sguardo verso la barella che si trovava alla sua destra, ancora immobile.
Alex giaceva su quel freddo acciaio coperto da stoffa dura, con le palpebre serrate.
Una mascherina era ferma sul suo volto, legata con un elastico verde che girava attorno al suo cranio.
Numerose bende erano riposte all'altezza della nuca del ragazzo.
Erano completamente imbrattate da un liquido rosso scarlatto.
Giorgio perse un battito.
Spostò lo sguardo, faceva troppo male.
Deglutì.
I suoi occhi si strinsero.
Un gemito uscì dalle sue labbra.
I suoi occhi tornarono su di Alex.
La testa del ragazzo era posta sulla sinistra.
I capelli erano sporchi di terra.
Bagnati.
I suoi indumenti erano colmi di impronte lasciate da scarpe.
Giorgio strinse i pugni e li fece sbattere violentemente sulle sue cosce.
Era così arrabbiato.
Le gambe e il ventre di Alex erano coperti da un lenzuolo ospedaliero celeste chiaro.
Le sue mani erano segnate da contusioni e lividi violacei.
Le sue braccia erano coperte da terra e fango.
Giorgio si avvicinò alla barella, spostandosi con più cautela possibile.
Quando si avvicinò al viso del ragazzo, il livido che portava sotto il naso di rivelò.
Giorgio alla vista di quello sfregio lasciò cadere la testa, iniziando ad ondulare a destra e a sinistra con quest'ultima.
Perché ?
Perché era successo ?
Stava andando così bene.
Erano così felici.
Una frenata brusca dovuta alla velocità sconsiderata dell'ambulanza interruppe i pensieri di Giorgio.
In meno di un minuto, due infermieri avevano caricato la barella di Alex e lo stavano portando all'interno dell'ospedale.
Giorgio si precipitò giù dal mezzo.
Voleva seguire il suo ragazzo.
Iniziò a stare dietro ai medici nel tentativo di stringere la mano di Alex.
Quando però la barella arrivò nell'aria dell'ospedale attribuita al codice rosso, un infermiere fermò Giorgio tenendolo per il petto.
Il castano cercò di dimenarsi.
Non voleva lasciarlo solo.
Non doveva.
Alex c'era sempre stato per lui, adesso doveva fare lo stesso.
Cercó di oltrepassare la barriera creata dal braccio della figura in camice, invano.
Giorgio restò lì immobile avanti alle porte verdi scambiate che conducevano alle sale operatorie.
Il castano si accostò alla parete gelida, cercando di combattere contro le sue gambe che non ne volevano sapere di rimanere alzate.
Sentiva tutto e non sentiva niente.
Il suo corpo era inerme, ma percepiva ogni minimo cambiamento climatico, ogni singolo tocco.
Non si era mai sentito così...
Era avvilito, arrabbiato.
Un senso di smarrimento e tristezza lo perseguitavano.
Si lasciò cadere al suolo, noncurante della gente che c'era attorno a lui.
Chiuse gli occhi, nascondendosi nei suoi ricordi più belli con il suo principe azzurro.
Secondi.
Minuti.
Ore.
Tutto si era fermato da quando si trovava lì.
Niente aveva più senso.
Giorgio era ancora seduto in un angolo, affianco alla porta che lo divideva da Alex.
Sentiva passivamente la voce delle persone, con un espressione apatica in viso.
Gli mancava.
Doveva stare bene.
Doveva.
Un rumore stridulo rieccheggiò nelle orecchie del castano.
Dalla porta affianco a lui uscì un medico.
Le iridi di Giorgio si posarono su quella figura.
La madre di Alex si avvicinò a lui e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
I : "È lei la madre del ragazzo in sala operatoria ?"
M : "Si...sono io"
I : "Il ragazzo ha riportato ferite da corpo contundente alla nuca"
Giorgio si sentì mancare la terra sotto i piedi.
I : "Nella ferita erano presenti schegge di legno. Fortunatamente i colpi che ha ricevuto allo stomaco non hanno portato alla rottura di costole."
La madre di Alex portò le mani avanti al viso.
Piangeva.
Il medico continuò, cercando di rassicurarla.
I : "Se lo avessero colpito poco più sopra avrebbero sfiorato il cervelletto, ma non è successo. Se vuole può incontrare suo figlio signora."
Non appena Giorgio sentì queste parole sfrecció verso la stanza che accoglieva Alex.
Quando il castano aprì la porta, i suoi occhi finalmente lo videro.
Era lì.
Il suo principe azzurro era lì.
Steso in un letto con una fascia attorno al cranio.
Un ago percorreva la sua vena, conducendo ad una sacca per flebo tenuta in piedi da un'asta in metallo.
Giorgio si avvicinò al letto.
I suoi occhi si riempirono immediatamente di lacrime.
Il castano spostó la mano accostandola al viso di Alex, accarezzando le guance colme di lividi.
G : "Chi ti ha fatto questo amore mio..."
In quel momento le due figure adulte entrarono in stanza.
Quando la madre finí di parlare con il medico, uscì per firmare le carte di dimissione.
Alex poteva tornare a casa; non aveva riportato ferite gravissime.
Aveva solo bisogno che quest'ultime si chiudessero.
Giorgio si riavvicinò al letto.
La testa del castano si poggió sul petto di Alex.
Secondi di silenzio.
G : "Scusa..."
Giorgio singhiozzava.
Il liquido che scendeva dai suoi piccoli occhi bagnava il lenzuolo che copriva il corpo del suo ragazzo.
G : "Scusa se non sono in grado di proteggerti, come fai tu con me.
Scusa se non sono stato in grado di andare contro mia madre da solo.
Scusa se non ti chiamo mai amore.
Mi dispiace, mi dispiace per tutto.
Se non ti avessi detto di mia madre adesso staresti bene cazzo.
Invece sei qui, con un cazzo di ago nel braccio perché io non sono capace.
Non sono capace di stare senza di te.
Scusa se non te lo dico mai...
Scusa per tutto cazzo.
Ti amo più di qualsiasi cosa..."
I singhiozzi di Giorgio si fecero più rumorosi.
Le sue mani stringevano possessivamente il lenzuolo.
A : "T...ti amo an..che io..."
Giorgio si blocco.
I suoi occhi erano sgranati e sudore freddo aveva iniziato a scendere dalle sue tempie.
Il castano girò la testa.
I suoi occhi incrociarono quelli celesti cielo di Alex.
Era sveglio.
G : "Amore mio..."
Giorgio affondò le braccia nei fianchi di Alex, avvolgendoli.
A : "Piccolo...sono qui."
G : "Sono così felice che tu stia bene...mi sei mancato così tanto."
I due si guardarono negli occhi.
In quell'istante i ragazzi si persero.
I loro sguardi viaggiavano in un universo tutto loro.
Le pupille erano dilatate completamente; un sorriso colmo di felicità regnava sui loro volti.
Giorgio prese leggermente il viso di Alex tra le mani con tutta la delicatezza che possedeva, per non procurare nemmeno il minimo dolore al ragazzo.
Un bacio unì le loro labbra, che da troppo tempo erano separate.
Le mani doloranti di Alex iniziarono ad intrecciarsi tra i capelli castani di Giorgio.
Tutto era così bello, di nuovo.
Stavano bene.
Quando i loro volti presero pochi centimetri di distanza il castano accostò il volto al collo di Alex, mentre le sue braccia lo stringevano più forte possibile.
G : "Ti amo tanto amore mio."
A : "Sei il mio piccolo grande amore."
Alex tornó a casa quella sera, con Giorgio che lo aiutava a camminare stringendolo forte a se ed il cuore pieno di gioia, anche dopo tutto.

uhm ,okay  *cerca di non piangere*,
siamo alla fine, io sinceramente quando ho iniziato a scrivere questa storia non pensavo che sarebbe piaciuta a così tante persone. Sopratutto non pensavo che sarebbe piaciuta così tanto a me.
Sono felice di tutto questo ,ma quando ho iniziato a pensare al finale una lacrimuccia mi è scesa ,devo dire la verità.
Grazie a tutti per il supporto che mi avete dato.
Ci vediamo alla prossima storia <3
Chyara

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