𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 4: "𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨"

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Harry si precipitò a casa volutamente ignorando una strana sensazione allo stomaco che non provava da anni. Si sentiva inquieto una volta messo piede in quella che ormai considerava come casa sua. Niall era davanti i fornelli e stava tagliando una verdura che Harry non ebbe la voglia né l’attenzione di riconoscere. Si annunciò distrattamente mentre posava per terra vicino al divano la tracolla.

<<Hey Nì, sono arrivato>> si voltò sentendo frastuono nel salotto e notò che il suo amico aveva messo su una playlist fortunatamente poco rumorosa rispetto al suo solito punk rock. Era un ragazzo dai mille generi musicali diversi, decisamente. Il biondo gli sorrise voltandosi, i denti bianchi e brillanti quasi quanto il suo orecchino d’acciaio che spiccava sulla sua pelle lattea.

<<Hey amico! Ti conviene salire di sopra, ti sta aspettando>> rispose schiacciando l'occhio e aprendo la bocca, risultando ridicolo più che malizioso. O forse ridicolo e malizioso. Harry aggrottò le sopracciglia confuso.

<<Chi? Mi sta aspettando?>> Niall rise di gusto per la sua evidente confusione, pensando che fosse tutta una facciata per nascondere il suo imbarazzo.

<<Andiamo Haz! Lo sai di cosa parlo…non sapevo ci avessi dato dentro la scorsa notte>> scosse la testa ritornando a prestare attenzione al cibo da tagliare. Ancora il sorriso beffardo di chi la sa lunga sul volto.
<<però almeno te lo sei scelto bene. Cosi carino…>>

Harry scosse la testa pieno di domande. Ignorò le ultime affermazioni allusive del suo coinquilino e salì le scale con una calma quasi paurosa. Tanta la tensione che sentiva dentro di sé che quasi avrebbe voluto tornare indietro per paura della persona, del volto, che avrebbe potuto vedere al di là della porta della sua stanza. Strinse i pugni convulsamente per cercare di calmarsi. Si trattava forse di Zayn? Si erano visti poco prima, ma magari era andato a casa sua per avere uno scambio di materiale, accadeva a volte che per urgenza si presentassero alcune cose. Ma era passato decisamente troppo poco tempo per trattarsi di lui…i suoi pensieri vennero zittiti quando voltandosi per entrare in camera sua, vide che la porta era aperta.

In piedi davanti alla sua scrivania si stagliava una figura minuta e poco alta. Una camicia bianca che spiccava su una bella pelle leggermente olivastra, i capelli lisci e lunghi dalla cute. Un profilo degno di una statua. Fine e sottile, dal naso all’insù alle lunghe ciglia abbassate sugli zigomi, alle labbra leggermente schiuse e sottili. Un semplice jeans blu a sottolineare le sue gambe piccine. Sembrava un angelo. Eppure quei lineamenti non gli erano nuovi. In cuor suo sapeva di aver già visto quella delicatezza e quella infinita perfezione da qualche parte. Solo quando il giovane sconosciuto si voltò verso di lui, come se avesse sentito la sua presenza, rimase paralizzato. Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi di un blu inumano, quegli zigomi affilati e quella mascella così tagliente. Cosi come non avrebbe mai potuto dimenticare la sensazione di morbidezza che quei capelli lisci color caramello trasmettevano alla sola vista, quella voglia istintiva di toccarli.

Era lui: il soggetto del suo quadro.
Il ragazzo nato dalla sua crisi più profonda, dalle sue lacrime più amare e dal momento di libertà che aveva quasi del tutto spezzato il suo periodo di blocco artistico.
La creazione nata dell’infertilità della sua fantasia più assoluta. Colui che aveva temuto al suo risveglio e che l’aveva spinto a scappare dalla sua stessa stanza per correre via a pensare sul ciglio del mare, per respirare odore di ricordi e calmarsi con la salsedine del sale.

Ma come poteva essere lì, proprio davanti a lui in carne ed ossa?
Come poteva palesarsi alla sua vista solo dopo essere stato disegnato? Esisteva prima o era nato dall’incontro del colore sulla sua tela bianca? L'aveva immaginato o l’aveva già incontrato e per uno strano sortilegio non lo rimembrava? Perché si, solo un sortilegio, solo lo studio oscuro di una materia ignota come la magia avrebbe potuto fargli dimenticare quella figura così incantevole e perfetta. Voleva parlare, voleva conoscerlo e ricevere spiegazioni, ma l’unica cosa che fu capace di fare fu rimanere perfettamente immobile a guardarlo, con la bocca leggermente schiusa e gli occhi prima spalancati, poi ridotti a due fessure per esaminarlo minacciosi.
Cosa avrebbe dovuto dire?

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Where stories live. Discover now