Capitolo 15: "L'amore"

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"E da allora sono perché tu sei;
E da allora sono, sei, siamo;
E per amor sarò, sarai, saremo."

-Pablo Neruda


● If I Could Fly - One Direction
● All of me - John Legend
● Sweet Creature - Harry Styles

Harry entrò in casa, ancora scosso da ciò che era successo al cimitero poco prima. Non ce la faceva più, sentiva di dover dire al liscio tutta la verità. Principalmente sentiva di star provando qualcosa di più di un semplice affetto per un normale amico. Ma che Louis fosse speciale infondo lo aveva sempre saputo. Non doveva esserne così sorpreso, eppure non potè frenare il leggero tremolio delle sue mani quando entrò in casa con Louis al suo seguito, troppo tranquillo per aver appena scoperto la verità sulla madre.

<<Hey ragazzi, siete qui finalmente! Vi va stasera di ordinare la pizza?>> Niall sbucò dalla cucina, le braccia incrociate e una tuta morbida ad accarezzare la pelle ninvea. Harry sembrava aver perso l'uso della parola, quindi fu Louis a rispondere.

<<Si, credo che vada bene per entrambi. Puoi- mh scusarci un momento? Dobbiamo parlare>> aggrottando le sopracciglia in modo quasi buffo, superò il riccio e il suo coinquilino sparendo in camera. Harry, rimasto da solo con il biondo, sapeva di doverlo seguire ma non mosse un passo.

<<Tutto bene H?>> chiese Niall, stranito dal suo comportamento. Quello si limitò ad annuire in risposta. Gli occhi verdi erano ricoperti da un leggero strato di lacrime che li rendeva lucidi.

<<Sei sicuro?>> riprovò il biondo. Harry annuì nuovamente un silenzio, poi fece incontrare i loro sguardi.

<<Ho fatto un casino>> sussurrò con voce rotta. Il biondo aprì la bocca per dire qualcosa, per chiedere spiegazioni, ma fu interrotto da Louis che scese le scale velocemente. La giacca abbandonata da qualche parte e il suo solito sguardo rassicurante nel volto. Si drizzò davanti ai due amici e sorrise titubante a Niall. Quello era chiaramente un segnale.

<<Sapete cosa? Vado a farmi una passeggiata. Se-se avete bisogno di me, sapete il mio numero. Magari porto io le pizze, va bene? Ci vediamo per cena>> con un gesto nervoso afferrò dall'attaccapanni un giubbotto sportivo leggero, si infilò le sue nike e si precipitò fuori di casa dopo aver dato un'ultima occhiata ai due ragazzi, che di casino ne avevano fatto tanto entrambi. Louis si avvicinò ad Harry, ancora immobile in mezzo al corridoio dell'entrata e gli sfilò con gesti delicati il cappotto. Il riccio si lasciò spogliare senza mettere alcun suono. Sapeva che se avesse parlato, sarebbe scoppiato a piangere dal senso di colpa. Il più basso intuì questo suo stato d'animo -Louis lo capiva sempre, ovviamente- e gli prese la mano nella sua per portarlo in camera. Lo fece accomodare sul letto, seduto, per poi prender posto nella sedia della scrivania dopo averla avvicinata al riccio, in modo che si trovassero faccia a faccia. Portò i suoi gomiti alle ginocchia e intrecciò le sue mani piccole, cercando un modo per iniziare la conversazione che di li a poco avrebbero avuto. Ma non fu lui ad iniziare.

<<Non credo ci siano parole per esprimere quando io sia dispiaciuto per tutto questo>> sussurrò Harry, fissando un punto nel pavimento. Non mosse nessun muscolo, ma Louis intuì che stesse trattenendo le lacrime. Lui invece era tranquillo, come sempre.

<<Harry non devi essere cosi triste. Dispiace anche a me di aver scoperto della morte di mia madre, ma guarda il lato positivo, adesso abbiamo delle informazioni importanti su di me. Mi basterà fare qualche ricerca su mia madre e avrò finalmente ritrovato tutti i pezzi. Dovresti essere felice>> il tono conciliante e speranzoso di Louis non sembrò essere la chiave giusta per far tornare Harry come prima. Il più alto infatti scattò in piedi come una molla, facendo spaventare quasi il più piccolo.

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Where stories live. Discover now