Capitolo 17: "Il Destino"

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"We cannot all be artist
and I must admit I do not know how to      paint.
But if I were to take a palette
all my colors would be for you."
-Courtney Peppernell

Se c'era una sola cosa che non si poteva dimenticare su Louis era la sua fedele convinzione che il futuro fosse scritto. Che il destino fosse uno solo, e l’uomo doveva solo avere il coraggio di accettarlo per poterlo affrontare e andare avanti. La vita secondo lui era fatta di una fatalità giusta e immutabile. La fortuna, il karma per lui esistevano ed erano alla base della vita di ognuno degli esseri viventi. Niall una sera lo aveva sorpreso, aggrottando le sopracciglia e chiedendo
<<E se fossimo noi gli artefici del nostro destino? Magari siamo noi che decidiamo tramite le nostre scelte il nostro futuro. No?>>

Louis lo aveva guardato con una strana scintilla negli occhi che Harry gli aveva visto ben poche volte. Sembrava di molti anni più grande di loro quando aveva quello sguardo. Un sorriso leggero increscapava le sue labbra fini. Passò qualche istante di silenzio prima che lui rispondesse con una sicurezza ed una tranquillità disarmante.

<<Al mondo ci sono così tante persone che soffrono e muoiono, senza meritarlo. Ci sono così tante vittime di una cattiveria che non si può esprimere a parole. Pensi davvero che ognuno di questi abbia scelto il proprio destino? E se tutto deriva, come dici tu, dalle nostre azioni e dalle nostre scelte, credi che almeno la metà di quelle persone innocenti abbia in qualche modo preso una scelta così sbagliata da meritarsi tutto quello?>> la stanza si era riempita di silenzio, ma non carico di tensione. Erano solo tutti pensierosi. Niall non sapeva bene come rispondere a quelle domande che in realtà non necessitavano di alcun responso. Solo, stava cercando di guardare la faccenda sotto altri punti di vista.

<<E allora perché le vittime sono tali? Perché il destino o il fato ha voluto quello per loro?>> la sua voce era piena di confusione e curiosità. Le sue sopracciglia erano aggrottate e le sue mani stavano giocherellando con il tavolo di legno davanti a lui. Louis si sporse sul tavolo, poggiandovi gli avambracci.

<<A questo non c’è una risposta. Ma sono certo che ci sia un motivo più grande di quel che noi siamo in grado di comprendere. Nulla succede per caso, Niall.>> Harry non aveva proferito parola, limitandosi ad assimilare ogni frase di Louis, nutrendosi di quella sua aurea saggia. Non la pensava come lui fino a poco tempo prima, eppure adesso cominciava davvero a credere alle sue parole. E poi aveva una convinzione nel suo sguardo e nei suoi gesti, nei suoi occhi, che non ti permetteva di no  prestargli tutta la tua attenzione. Sembrava sempre che Louis sapesse qualcosa che gli altri non avevano mai capito o mai visto. E forse per questo Harry alla fine aveva ceduto all’idea che magari davvero nulla succede per caso e a tutto c’è una ragione, anche se noi non siamo sempre in grado di comprenderla. E andava bene così. Si rendeva conto che pensare questo tipo di cose lo faceva soffrire di meno sotto alcuni fronti e poi così dava anche un senso a ciò che lui aveva vissuto sulla sua stessa pelle.
La delusione d’amore, la sua storia travagliata con un padre che non lo aveva mai capito, la comparsa di Louis. Riusciva a spiegarsi tutto e darsi una morale che ogni stralcio di vissuto gli aveva lasciato, anche della presenza del più piccolo. E ne era così felice, che davvero niente avrebbe potuto rovinare la sua vita. Era tutto perfetto.

Eppure Louis da qualche giorno aveva cominciato a comportarsi in modo strano. Inutile dire che Harry si era subito allarmato, notando come non andasse più da Giulia la mattina e che anzi preferisse stare da solo quando ne aveva la possibilità. Quando era con lui però era sempre tranquillo e dolce, insomma il solito di sempre. Però non era da Louis stare a casa da solo. Chiudersi in camera in silenzio a fare dio solo sapeva cosa e aspettare come se nulla fosse che divenisse sera per stare con i due coinquilini. Ma quando Harry provava a chiedergli qualcosa, il ragazzo scuoteva la testa e diceva che andava tutto bene, che voleva solo starsene tranquillo a leggere. In effetti notò che nel comodino era sempre presente un quadernetto di cuoio molto simile a quello che Giulia gli aveva regalato, come misura. Ma non gli sembrava di aver visto alcun libro. Però nonostante insistesse, non arrivava nessuna spiegazione dall'altra parte. Ci aveva rinunciato a capirci qualcosa alla fine, sebbene a malincuore.
Quando facevano l'amore Louis però lo stringeva un po’ più forte e incitava sempre a sostenere un ritmo più bisognoso. Gli ripeteva più spesso “ti amo" il che era davvero strano perché lo faceva già spesso prima. Gli teneva la mano quando mangiavano e la stringeva come se da un momento all’altro non avrebbe più potuto farlo. Un piccolo sassolino pesante si era stabilito nello stomaco di Harry e non lo faceva mai sentire leggero come giorni prima. Era ancora tutto perfetto, ma davvero sentiva sulla sua pelle che stava per succedere qualcosa.
Ed aveva ragione.
Per questo motivo ad ogni ti amo di Louis ricambiava sempre, anche se se lo erano detti giusto pochi secondi prima. Per questo motivo accontentava le richieste di Louis e stabiliva un ritmo più veloce e deciso quando lo voleva. Lo teneva più vicino la notte e ricambiava la sua stretta feroce intrecciando le loro dita. A volte le loro nocche diventavano bianche da quanta forza ci mettevano, ma nessuno nei due aveva il coraggio di allentare la stretta.

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora