NEKO

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Abitava in quel posto demoniaco a tempo indeterminato ormai, l'unica cosa che vedeva di vivente era lui

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Abitava in quel posto demoniaco a tempo indeterminato ormai, l'unica cosa che vedeva di vivente era lui. Da una parte, lo preferiva a quel folle dai capelli azzurri. Dall'altro lato della medaglia, avrebbe preferito semplicemente vivere la sua vita normale. In più, quel posto triste e malato, assorbiva tutte le minime emozioni che potevano essere belle. Veniva invece alimentato dalla cattiveria di tutti quei mostri, che gironzolavano quasi pacificamente. Non sapeva dei benefici che dava però a tutto il cosmo. Dabi era uno dei demoni più pericolosi dell'universo, che faceva genocidi con molta leggerezza. Era dato anche dalla rabbia che teneva dentro, che preservava con rabbia. Era irascibile e incontentabile, cercava sempre qualcuno con cui discutere. Sembra folle, ma questo era dato dai calori mai soddisfatti. Lui non si bastava delle superficialità, aspettava la perfezione, che aveva trovato. Nonostante ciò, lei era umana, non capiva meccanismi talmente rozzi e carnali. Attorno a se, le pareti uniformi che sembravano fango dimensionale, si stavano aprendo rivelando il demone corvino.

-Salve piccola umana- disse con voce roca, portandosi alla bocca quella che sembrava una sigaretta. La ragazza dubbioso si mise a riflettere, abbastanza perplessa su ciò
Una semplice sigaretta? Pensò tra se e se dubbiosa, sentendo un tanfo ben differente dal tabacco. Era aspro e trucido, orrendo.
-Non è una sigaretta come le vostre, quella roba non ci soddisfa- ghignò leggendo il pensiero, cosa che le dava molto fastidio.
-Sono passato per casa tua- disse facendola balzare dalla branda. Addosso la ragazza, aveva solo una canotta maschile. Aveva capito che i demoni, avevano gusti particolari in quanto a moda. Lui era quello che più si avvicinava allo stile della ragazza, probabilmente.
-Hai tre gatti eh?- disse divertito vedendola annuire timidamente. Sorrise ancora più.

-Posso diventare io il tuo gatto- disse con un ghigno, facendosi spuntare le orecchie da gatto nere, come dello stesso colore la coda. Vide due canini spuntargli, facendole venire i brividi. Delle lacrime le rigarono il volto, mentre tratteneva i singhiozzi. Si sentiva così ingiusta ad accettarlo, a prostrarsi a lui. Non le sembrava giusto, ma le era quasi di sopravvivenza. Avrebbe tanto voluto sfogarsi, ma lui al momento non lo permetteva.
-Dai padroncina, non hai detto che i gatti ti piacciono?- disse con quella apparente voce calma, mentre roche fusa popolavano la camera. Cercava di scostarsi da lui, che strusciava il cuoio capelluto sul collo di [Nome]. Iniziò a leccare il viso della ragazza con quella ruvida lingua, che inumidiva la liscia pelle. Continuava all'infinito. Dandole "amore".

Miagolò qualche volta, per poi farla stendere sul letto. Si sentiva bruciare il corpo, già cicatrizzato dal tempo. La voleva sempre di più, lei era come diversa. Non era una papera. Non sapeva spiegare quella passione. Era istintiva.
-Ti faccio divertire io padroncina- cantò il demone, ondeggiando la coda che le solleticò la gamba nuda. Avvicinò le labbra al fiore vaginale, iniziando a baciarlo. Propio come se fossero le sue labbra, iniziò da un bacio semplice per poi inserire la lingua. Le solleticò le pareti, per poi entrare dentro perlustrando. La sentiva bagnarsi, sapendo che però questo infondo non le piaceva. Le distruggeva la morale. Era tutto così ingiusto. Non le sembrava giusto, non lo era infatti.
-Non ti lamentare, so che lo stai facendo- ringhiò facendo uscire la lingua irritato, facendo uscire gli artigli dalle unghie. Le perforò la pelle, facendole uscire rivoli di sangue.

-Ti odio- urlò la ragazza, dandogli dei pugni sulla parte superiore della testa. Questo non gli piacque affatto a lui, che ringhiò stridulo come i gatti. Finì per chiudere la mano destra in un pugno, facendole male alla gamba. Aveva fatto un passo falso, che l'avrebbe fatta soffrire.
-Mi odi? Non me ne frega un cazzo- aveva mentito, il suo cuore umano era stato trafitto.
-Ho cercato di essere collaborativo, tu non vuoi aiutare eh? Allora ti dico una cosa, non hai capito ancora chi sono- una brutta sensazione le pervadeva il corpo, facendola pungere da brividi di freddo. Aveva paura adesso. Il corvino salì sul letto, stringendole i capelli. Le  tirò le ciocche con rozzissimo, facendola girare a pancia sotto. La prese per le spalle, aumentando il calore quasi bruciandola. Si disintegró i pantaloni, accaparrati dai boxer. Non si fece molti problemi a far entrare il lungo membro dentro, con far rude. Lei cercò di urlare dal dolore, ma le morì tutto il gola. Le infilò due dita in bocca, facendo movimenti circolari attorno alla lingua umida.

-Lo senti come è duro- disse aumentando di molto le spinte, tirandole i capelli sollevandole lo sguardo. Dei singhiozzi le uscirono di bocca.
-Scusami, davvero scusami- disse spaventata, sentendo la pulsare la lunga erezione che toccava il punto che più le piaceva. Lui però non smise, era troppo furibondo per poter capire di smettere. Venne dentro lei dopo tempo, lasciandola stremata. Quando uscì, le diede un ceffone su una natica facendole male. Poi lo sentì fare le fusa, mentre si struscia sul corpo nudo.
-Ho bisogno di coccole- disse con finto tono dolce.

❝ 𝐃𝐄𝐌𝐎𝐍 ❞ dabi , lemon Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin