Chapter 2

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La mattina seguente tutti e tre i ragazzi si alzarono presto, nonostante le ore piccole fatte durante la notte

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La mattina seguente tutti e tre i ragazzi si alzarono presto, nonostante le ore piccole fatte durante la notte.

Erano riusciti a convincere Jeongukk a chiamare, finalmente, suo fratello per farsi aiutare. D'altronde, un ragazzino di soli 17 anni, completamente solo, in una metropoli come quella che è Seoul, poco poteva fare per vivere, senza una base solida sotto, come quella genitoriale.

Così, mentre i due fratelli che si erano presi in carico il più giovane facevano tranquillamente colazione, Jeongukk uscì nella terrazza e, dopo aver preso un minimo di coraggio, premette sul simbolino verde della cornetta sul display del telefono, per avviare finalmente la chiamata.

Aspettò, uno, due, tre squilli e sembrava che nessuna risposta, dall'altra parte, sarebbe avvenuta. Ma, proprio quando stava per mettere giù, una voce femminile rispose.

"Pronto? Chi è?" la donna chiese con voce ancora impastata dal sonno "S-salve, sono Jeongukk-" e, non fece in tempo a finire la frase che la donna esordì con "sei il fratello minore di mio marito, giusto?" Jeongukk acconsentì "aspetta un attimo in linea, gli porto subito il telefono."

Un senso di agitazione nel corpo gli si formò pian piano, le mani gli cominciarono a sudare, cominciò a mordersi costantemente il labbro fin quando non sentì la voce familiare che più stava desiderando di ascoltare in quel momento.

"Gukk? Come mai hai chiamato a quest'ora? Cos'è successo?" chiese all'istante, quasi con tono preoccupato e confuso.

"Myeon, ho bisogno del tuo aiuto" riuscì solamente a dire, con voce spezzata, bassa, quasi impercettibile.

"Papà mi ha cacciato di casa."

E, dopo una serie di imprecazioni più che benevole, Jeongukk scoppiò in lacrime, non riuscendosi più a contenere.

"Dimmi dove sei, ti vengo a prendere subito e troveremo una sistemazione insieme, te lo prometto." e così, dopo aver chiesto il consenso al ragazzo che lo aveva ospitato in casa per quella notte, suo fratello sarebbe arrivato lì, in suo soccorso, il prima possibile.

Chiusero la chiamata e la prima domanda che ricevette dai due fratelli fu proprio se volesse mangiare qualcosa per colazione, ma un'altra negazione, dispiaciuta, come risposta arrivò alle orecchie degli altri.

"Sai che devi mangiare per vivere, vero?" Mingi, chiese alzando un sopracciglio, buttando lo sguardo nella sua direzione, mentre addentava voracemente il toast che si era preparato poco prima.

"Sì che lo so," sbuffò sorridendo "semplicemente non ho ancora fame."

*

Il tempo era sembrato interminabile, fino al tanto atteso suono del campanello.

Suo fratello era lì, lo avrebbe rivisto di nuovo dopo davvero tanto tempo. Gli era mancato, ma in cuor suo aveva sperato di poterlo incontrare di nuovo in un modo diverso, magari in un contesto felice e sereno. Non in quella tragedia, diventata quasi comica al solo pensiero della malvagità dell'uomo che lo aveva cresciuto.

E dopo le dovute presentazioni, Jeongukk e Jungmyeon si ritrovarono a parlare, da soli, nella terrazza.

"Perché" lo guardò negli occhi, triste "perché è arrivato a farti questo" scosse la testa, sospirando tristemente. "Non, non lo so?" Jeongukk rispose titubante. "Mi ha fatto capire che l'errore in casa sono stato sempre io e che dovevo andarmene, fino a quando, ieri, è andato fuori di testa e mi ha cacciato dandomi due sberle e urlandomi contro. Questo è quanto" il diciassettenne alzò le spalle, guardando il panorama di una seoul ancora spenta, data l'ora, ma illuminata da un forte e caloroso sole.

"Ho un'altra casa, un piccolo appartamento, sempre qui a Seoul" esordì suo fratello dopo un attimo di silenzio "non puoi venire a star da noi, non c'è spazio, però puoi andare lì, se te la senti di vivere da solo" propose quasi in imbarazzo il maggiore, mentre si tirava indietro i capelli.

"Non sarà un granché, ma è l'unica cosa che per ora posso fare" mormorò.

"Va benissimo, ti ringrazio. Mi sdebiterò, dammi solo del tempo per abituarmi a questa nuova vita."

"No, non mi devi niente in cambio. Te l'ho promesso quando eravamo piccoli, ti proteggerò qualsiasi cosa accada, è mio dovere da fratello maggiore. Mi basta che tua sia bene ragazzino, il resto è roba futile."

E così finirono quella discussione, abbracciandosi calorosamente, come non facevano da anni.

*

Dopo aver salutato a dovere i ragazzi e dopo aver ringraziato sinceramente il maggiore che gli aveva offerto il riparo per la notte, i due fratelli Jeon si diressero verso la nuova abitazione del minore.

Salirono nell'appartamento, accesero le luci e dopo che il più piccolo si sistemò per bene, Jungmyeon dovette scappare per andare a lavoro.

"Così questa ora è casa mia" si guardò attorno, scrutando ogni centimetro che, ora, apparteva a lui e solamente a lui.

Non avrebbe più subito cattiverie, nessuno schiaffo, nessun urlo, nessun insulto. E, quasi che l'esser stato cacciato di casa lo rincuorava, in quel momento.

Guardò l'orologio e si stupì dell'ora, già si erano fatte le due del pomeriggio e, finalmente si decise a metter dentro lo stomaco qualche boccone.

Andò nella piccola credenza che si trovava in cucina e prese una confezione di noodles istantanei che suo fratello aveva portato prima, proprio per lui.

Navigò su internet, in attesa che il cibo fosse pronto e, quando fu l'ora di mangiare prese le bacchette e si sedette sul tavolino.

Fissò la confezione per un po', quasi con il volta stomaco, che attribuì alla mancanza di cibo di quelle due giornate e, con fare convinto, cominciò a buttare giù boccone dopo boccone, fin quando il bruciore allo stomaco, lentamente, si stava facendo più forte, più insopportabile. Fino a quando si trasformò in un dolore insopportabile.

Si alzò di corsa e si precipitò in bagno dove, si buttò a terra e, dopo aver alzato la tavoletta del gabinetto, rigettò tutto quello che aveva mangiato.

Si appoggiò con la schiena al muro, passandosi una mano tra i capelli, cercando di regolarizzare il respiro affannoso.

E, quando ci riuscì, si alzò da terra, dirigendosi verso il lavandino per lavarsi i denti e, mentre li stava spazzolando, si guardò attentamente allo specchio.

'Forse è andata bene così, magari perdo un po' di chili in questi giorni, non mi farebbe poi così male.'

Please, eat. | Taekook希望Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora