25-Arsène

183 12 9
                                    

Sentii un tumore fortissimo che mi svegliò. Mi guardai intorno e non vidi nessuno anche se le coperte erano stropicciate, sintomo che effettivamente qualcuno ci aveva dormito. Balzai subito in piedi e corsi nel corridoio.

"Che succede?" chiesi a Sherlock che era davanti alla porta di Irene tutto sudato.

"Non lo so, aiutami!" mi disse ed in due buttammo giù la porta mentre intorno a noi si formò una folla di curiosi.

Mi buttai dentro con tutta la forza possibile. Spalancai gli occhi e mi trattenni sul tavolo per non cadere. Tutto aveva cominciato a girare forte, senza fermarsi e senza darmi tregua.

Irene, la mia Irene era a terra con un buco sulla fronte ed il suo sangue che volava sul pavimento aveva formato un enorme pozza rosso rubino.

Sherlock le andò vicino e la spostò supina togliendola dai vetri dello specchio che l'avevano tagliata sul volto.

Sherlock si girò verso di me con gli occhi spalancati e sguardo inquietante.

"È ancora viva." mi disse quasi sotto voce.

Presi un gran respiro.

"Chiamo un dottore!" quasi urlai e corsi fuori in cerca di qualcuno.

Mi faceva ancora tutto male, mi trattenevo a stento in piedi ma in quel momento non mi importava niente. La mia prioritá in quel momento era Irene.

Scesi velocemente le scale e quasi scivolai.
Arrivai alla hole paonazzo e sudato.

"Tutto bene ragazzo?" mi chiese il tipo davanti alla porta.

"Chiamate un dottore! É urgente." dissi forte col fiatone e con quasi le lacrime agli occhi. Lui si girò e corse sul retro per chiamare i suoi superiori.

In poco tempo arrivò il dottore ed io lo accompagnai nella camera.

Sherlock era sudato nel letto affianco a lei ed era come assente. Alzò lo sguardo verso di noi ed uscì con me.

Tornammo nella nostra camera e ci sedemmo sul letto.

"Tu sai che è successo?" gli chiesi passandogli un bicchiere d'acqua per calmarlo. Si passò le mani sul volto ed in poco tempo tornò serio e cominciò a spiegare. Rimasi a bocca aperta.

"Mi stai prendendo in giro!" dissi con un sorrisetto sperando non fosse vero quello che mi aveva appena detto. "Non può essere! Non ci credo, se è un sogno svegliami che non è divertente!" avevo le lacrime agli occhi.

Cominciai a girare per la stanza sudato e disperato passandomi ripetutamente le mani sul volto e tra i capelli.

"Fermati, ti prego." mi disse Sherlock chiudendo gli occhi e stendendosi nel letto.

"Come puoi essere così tranquillo in questo momento?!" gli chiesi quasi urlando.

"Non sono per niente calmo per tua informazione, sto solo cercando di non farmi prendere dal panico!" mi disse con gli occhi chiusi. Ma i suoi gesti lo tradivano. Si vedeva bene fosse preoccupato, i suoi piedi erano tesi, le mani tremavano leggermente e sicuramente era steso per le vertigini.

Io invece avevo paura. Paura di perdere l'amore della mia vita, paura di rimanere per sempre solo. Volevo scappare, fuggire e magari portarmi con me Irene e farla vivere come una regina. E magari, essere il suo re. Infondo ero stato anche torturato e quasi ucciso per lei; e se ce ne fosse stato bisogno lo avrei fatto altre mille e mille volte ancora.

Bussarono alla porta della camera ed io mi fiondai ad aprire.

"Dottore, come sta?" chiesi con il cuore a mille.

Sherlock, disteso dietro a me, non si mosse.

Guardai in faccia l'anziano dottore. Il suo sguardo era malinconico. Sospirò e fece segno di no con la testa.

Persi un battito. La mia Irene morta.

Morta, era morta. Fine, caput, sipario, titoli di coda, é finita!

Mi appoggiai alla porta per non cadere a terra.

Stava per dire qualcosa ma non mi importava di sentire quelle stupide condoglianze in quel momento.

D'istinto iniziai a correre. Scapai, non so dove. Sarei andato fin dove le mie gambe avrebbero retto e sicuramente non troppo lontano.

𝖀𝖓 𝖆𝖒𝖔𝖗𝖊 𝖒𝖔𝖗𝖙𝖆𝖑𝖊 - 𝓢𝓱𝓮𝓻𝓵𝓸𝓬𝓴, 𝓛𝓾𝓹𝓲𝓷 𝓮 𝓘𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora