27-Irene

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Aprii leggermente gli occhi. Ero nel letto nella mia stanza d'hotel. La camera era vuota e silenziosa.

Le lacrime cominciarono nuovamente a scendere sulle guance. Possibile che non riesco nemmeno ad uccidermi sparandomi in testa? Sono davvero incredibile. Feci un lungo respiro e tirai su il cuscino.

"Voglio soffocarmi!" dissi triste lasciandolo cadere sopra la mia faccia ma senza premere. La mia faccia era ormai umida e la federa del cuscino era impregnata. Portavo solo guai. Aveva ragione mia madre quando diceva che quando eravamo insieme c'erano sempre dei guai. Non era colpa loro ma colpa mia. È sempre stata colpa mia! Come quando Lupin fu costretto a buttarsi giù perché io avevo una pistola puntata da Mary Smeaton.

Sentii dei passi nel corridoio che si avvicinavano. Rimisi il cuscino apposto e feci finta di dormire. La porta si aprì e due ombre si fecero largo nella stanza; non ci misi molto a riconoscere i miei amici. Entrarono nella stanza e chiusero la porta alle loro spalle.

"Fai piano, il dottore ha detto che deve dormire." disse la voce di Sherlock facilmente distinguibile.

Qualcuno si sedette dietro a me nel letto e l'altro nella sedia affianco il letto. Non sapevo chi si fosse messo dove ma quello seduto nella sedia davanti a me si mise ad accarezzarmi i capelli e in quel tocco inconfondibile riconobbi Arsène.

Un brivido mi passò su tutto il corpo al ricordo del mio amico legato a torturato. Non avrei dovuto farlo. Con quel ricordo tornarono in mente tutto ciò che avevo pensato prima di uccidermi, o almeno provarci. Urla, spari, sangue Quel ciclo infernale ricominciò nuovamente e senza rendermene conto avevo preso a muovermi in modo disordinato sotto le coperte e a parlare nel sonno.

I due ragazzi si guardarono senza capire cosa fare e presi dal panico. Cominciai a divincolarmi e ad urlare mentre stringevo gli occhi. Le nocche delle mani erano bianche tanto la presa era stretta sulle lenzuola.

Arsène mi prese per mano e un po' mi calmati ma mi tornò subito il ricordo di lui su quella stramaledettissima sedia pieno di sangue.

Urlai, più forte che potei.

Spalancai gli occhi. Mi ritrovai con il fiatone seduta sul letto, tutta sudata. Sentivo lo sguardo dei miei amici addosso. Mi passai le mani sul volto per asciugare il sudore mentre Lupin mi mise una mano sulla spalla.

"Stai bene?" mi chiese preoccupato.

"Si, si. Benissimo!" risposi sarcastica e nervosa togliendomi le coperte di dosso e scendendo dal letto con un balzo.

Diedi uno sguardo a terra ai vetri dello specchio tinti del mio sangue rosso. Mi diressi velocemente al tavolo e mi versai un po' d'acqua fresca dentro al bicchiere.

"Mi puoi spiegare che ti è preso?" mi chiese Sherlock con voce impassibile. L'acqua mi andò di traverso e tossii. Non ebbi il coraggio di guardarli e quindi alzai lo sguardo verso la finestra senza rispondere. Holmes sbuffò.

"Hai intenzione di parlare?" mi chiese nuovamente questa volta seccato. Una lacrima scese solitaria sulla guancia, fortunatamente dove loro non potevano vedere.

"Non dovevate venire qua!" risposi solamente bevendo ancora dal bicchiere.

Questa volta intervenne il francese:

"Perché? È vero che non ti abbiamo aiutato abbastanza ma..." non lo feci finire. Stava dicendo solo cose stupide.

"Quello che dici non ha senso." risposi secca, senza spiegare. Lui rimase a bocca aperta e guardò l'inglese che si era alzato in piedi.

"Non dovevate venire qui! Vi siete fatti del male per una cosa che dovevo affrontare io anni fa invece di scappare come l'ultimo dei codardi." strinsi la mano intorno al bicchiere alle ultime parole, mi odiavo da sola e facevo bene.

Sherlock venne dietro di me e mise entrambe le mani sulle mie spalle. Un brivido mi passò lungo tutta la schiena. Quel momento fu una di quelle cose che, da quando conobbi Sherlock Holmes, mi stupì più di tutti. Mi aveva mostrato tutta la sua umanità quando si abbassò alla mia altezza e mi abbracciò da dietro.

Scoppiai a piangere. Mi girai e lo abbracciai anche io. In quel momento ne avevo davvero bisogno.

𝖀𝖓 𝖆𝖒𝖔𝖗𝖊 𝖒𝖔𝖗𝖙𝖆𝖑𝖊 - 𝓢𝓱𝓮𝓻𝓵𝓸𝓬𝓴, 𝓛𝓾𝓹𝓲𝓷 𝓮 𝓘𝓸Where stories live. Discover now