28-Arsène

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Dei passi pesanti e veloci si fecero largo nel corridoio. Tutti e tre ci voltammo verso la porta che si spalancò in un colpo.

"Maria von Hartzenberg! Vieni subito qua!" disse la donna in boemo appena entrata.

La figlia si staccò dall'abbraccio, mi rivolse uno sguardo preoccupato e andò verso l'inferno.

Sophie era rossa in volto, non riuscivo nemmeno ad immaginare cosa avrebbe detto alla povera ragazza malcapitata; la prese per un braccio e la portò fuori. Si sentí la porta della camera affianco aprirsi ed io e Sherlock ci ritrovammo con le orecchie spiaccicate al muro.

"Mamma, che c'é?" chiese Irene per prima.

"Ho saputo tutto. Che avevi intenzione di fare eh?! Prima scappi di casa e poi cerci di ammazzarti? Ma che ti passa per la testa?" urlò la donna a squarciagola. La sua voce era arrabbiatissima.

"Niente mamma, lascia perdere. Ora sto bene!"

"Sono stati quei due vero? Ti hanno fatto qualcosa?" questa volta parlò piano e con voce preoccupata. Noi due ci guardammo straniti.

"NO! Smettila! Loro due mi hanno salvata." si sentí un sospiro forte e qualche secondo di silenzio.

"Quanto tieni a loro?" chiese nuovamente la madre. Holmes mi lanciò un occhiata fugace.

"Molto." rispose la rossa seria. La madre sbuffò nuovamente.

"Ok, va bene. Mi fiderò di quei due. Ma tu mi dovrai promettere che non farai mai più una cosa del genere e che starai il più lontano possibile dai guai, ok?" si sentì una risatina felice e uno schiocco di un bacio che concluse la loro conversazione. Poco dopo la ragazza riaprì la porta della nostra stanza e trovò a noi due appiccicati al muro.

"Mi stavate spiando per caso?" chiese con un simpatico sorriso.

"Emmm... No! É solo che questa maledetta carta da parati ha un buon odore. Non é vero Sherlock?" dissi dando una gomitata al mio compare che decise di guardarmi male e avanzare verso la ragazza che stava ridendo.

Guardai Irene ridere; aveva una brutta cicatrice al lato del volto dato il colpo che si era sparata poco fa, ma nonostante ciò rideva felice ed era sorridente e questo la rendeva più bella di quanto già non lo fosse.

"Allora." disse lei sospirando e buttandosi sul letto. "Cosa si fa ora?" Mi sedetti affianco a lei mentre mi scrutava per cercare risposta alla sua domanda.
Sherlock fu il primo a rispondere:

"Il dottore ha detto che devi riposare e se non sbaglio tua madre ti ha chiesto chiaramente di rimanere lontano dai guai."

Lei fece una smorfia contrariata, prese Holmes per i pantaloni e lo fece cadere nel letto con noi. Lui cadde sopra ad Irene che si mise nuovamente a ridere contagiando nuovamente entrambi.

"CHISSENE DEGLI ADULTI E DELLE LORO INUTILI PREOCCUPAZIONI! Facciamo quello che vi pare finché si può!" urlò tra le nostra risate.

"Hai ragione! Sono pienamente d'accordo con te." le risposi mettendomi seduto al bordo del letto mentre Sherlock cercava di uscire da quella stretta ferrea della ragazza.
"Quindi direi di cominciare da dove abbiamo interrotto." guardai Sherlock sapendo che lui aveva capito.

"Ovvero?" chiese la ragazza guardando anche lei l'inglese.

"Torniamo al vecchio magazzino." rispose Holmes.

"Ma in verità ho nuovi indizzi." dissi enigmatico cercando di imitare il mio amico.

I due mi guardarono divertiti e stupiti contemporaneamente.

"In realtá non sono boemi. Il loro accento é più simile a quello francese, però di una zona particolare a sud ovest. L'ho sentita anche da alcuni nuovi giocolieri al circo." Irene sorrise e Sherlock balzò in piedi come una molla.

"Perfetto! Ed ora andiamo a vedere."

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𝖀𝖓 𝖆𝖒𝖔𝖗𝖊 𝖒𝖔𝖗𝖙𝖆𝖑𝖊 - 𝓢𝓱𝓮𝓻𝓵𝓸𝓬𝓴, 𝓛𝓾𝓹𝓲𝓷 𝓮 𝓘𝓸Onde histórias criam vida. Descubra agora