Capitolo sesto

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"Sentii un tonfo di libri che cadevano sul pavimento seguiti da un urlo. Vidi William che correva per l'atrio inseguito da un gruppo di fottuti insegnanti, era un pessimo studente ma quello fu il posto dove diventammo amici" -Jeff.

"Will dopo passi a provare con il gruppo? La canzone nuova l'abbiamo fatta solo una volta" camminavano nel cortile della scuola uno al fianco dell'altro.

"Certo, dopo vengo a fare un giro" accennò un sorriso per essere più convincente

"Perfetto, allora ci si becca più tardi" lo superò cambiando direzione per raggiungere un'amica che passava lì vicino.

A pomeriggio inoltrato Jeff e gli altri si erano ormai convinti che William non si sarebbe presentato nemmeno quel giorno, era passata più di un'ora e di lui non si aveva nessuna traccia.

All'improvviso entrò dalla porta principale aprendola con gran teatralità.

"Allora, iniziamo?" chiese come se niente fosse, i ragazzi si guardarono sconcertati, senza capire, ma non decisero di non dir niente e attaccarono.

Dopo una decina di volte che provarono la stessa canzone William smise di cantare a metà ritornello, lanciò il microfono a terra e senza voltarsi verso i compagni, uscì dalla stanza accendendosi una sigaretta ancor prima di essere all'aria aperta.

"Will, Will ma che cazzo stai facendo?" Jeff lo rincorse e lo raggiunse velocemente, William uscì dalla scuola, l'amico accanto cercava spiegazioni

"Porca troia William non proviamo mai e una volta che ci sei te ne vai a metà? Vogliono cercare un altro cantante cazzo, che merda hai nella testa?"

"Lasciami in pace, mi sono rotto il cazzo" Jeff sbuffò

"Vaffanculo"

"Si vaffanculo anche a te Jeff"alzò il dito medio senza neanche guardarlo in faccia, ma consapevole che lui l'aveva visto.

Stava camminando per strada a passi decisi diretto verso casa, quando un gruppo di ragazzi più grandi gli passò accanto spintonandolo un po'.

"Eccola qui la checca" esclamò uno di loro, era alto e muscoloso.

"Che bei capelli da femmina" un'altro gli prese una ciocca di capelli scherzandolo e cercando l'approvazione degli amici

"Sono più lunghi di quelli della mia ragazza" concluse, risero tutti come se avesse fatto la battuta dell'anno.

William respirò profondamente cercando di reprimere l'istinto di spaccare il naso a quei deficienti, consapevole di partire in svantaggio.

"Ehi ragazzi, lasciatelo stare" Jeff, che l'aveva seguito per capire il motivo per cui se n'era andato, intervenì subito.

"Jeff" lo salutò il ragazzo più grosso, era il capo della banda.

"Max" rispose lui educatamente con un gesto del capo.

"Dai andiamo, sta con lui" disse, gli altri lo seguirono senza la minima opposzione, come dei cani con il loro padrone, lanciando occhiatacce ai due ragazzi che si lasciarono alle spalle.

"Che cazzo stai facendo eh?" William lo aggredì

"Will cazzo, ti avrebbero fatto il culo"

"No, gli avrei spaccato la faccia a tutti" Jeff sospirò, davvero si sentiva invincibile o voleva solo darsi delle aree per cercare di convincerlo?

"Come vuoi"

"E perché cazzo mi stavi seguendo?"

"William porca troia sei strano, cosa ti succede?" era preoccupato per l'amico, sentiva che nascondeva qualcosa di grande e troppo pesante da reggere da solo,voleva solo aiutarlo.

"Fatti i cazzi tuoi" fece qualche passo "Prendilo come un consiglio" disse freddamente chiudendo il discorso.

"Fottiti" Jeff si girò e tornò da dov'era venuto, non aveva tempo da perdere dietro quel bambino e ai suoi comportamenti infantili.

"Ragazzi, togliamolo dal gruppo" disse entrando nella stanza dove i suoi amici lo stavano aspettando; erano tutti d'accordo.

Il giorno seguente si misero subito alla ricerca di un nuovo cantante, la voce si sparse per l'intera scuola e diversi candidati si presentarono ai provini impazienti.

William sentì la notizia e quello stesso pomeriggio andò alle prove facendo finta di non saperne nulla. Arrivò perfettamente in orario, inziò a cantare e la sua energia contagiò tutti.

Alle cinque di quel pomeriggio, quando finirono di suonare, se ne andò senza parlare con nessuno. Sapeva quanto valeva, conosceva il suo talento e non aveva dubbi.

Decisero che doveva restare come cantante della band, non c'erano storie, era cento passi avanti a tutti gli altri.

Quando entrò in casa la sorella doveva già essere lì ma non la trovò, fece un giro veloce e si accorse che la porta del bagno era chiusa.

"Amy sei li dentro?" non rispose nessuno, provò a bussare picchiettando piano le nocche della mano sulla superficie di legno.

"Guarda che entro a pisciare se non rispondi" non ricevette nessuna risposta così entrò convinto che non ci fosse davvero.

Rimase immobile per qualche secondo quando la trovò per terra rannicchiata, stava piangendo nascosta in un angolo.

"Che hai?" le chiese senza avvicinarsi ma preoccupandosi di svuotare la vescica. Le diede le spalle.

"Esci" sussurrò singhiozzando.

"Un minuto e esco, però potresti startene in camera a frignare" Amy si sentì incredibilmente sola in quel momento, come se non avesse nessuno al mondo e infondo era davvero così. Sperava davvero di potersi consolare tra le braccia del fratello ma non si illudeva più, William era cambiato.

Il ragazzo si sistemò, si lavò le mani e uscì lasciando aperta la porta, scese e si fece un panino poi accese la televisione e fumò una sigaretta.

Non gli importava niente della sorella, a volte succedeva questa cosa strana dentro di lui, una totale noncuranza delle persone. Non aveva la minima intenzione di alzarsi e scoprire cos'era successo, non aveva bisogno di aggiungere altri problemi ai suoi già numerosi.

Amy si alzò, si sciaquò il viso e scese a bere un goccio di acqua fresca, passò dietro il divano e quando vide la testa di Will gli venne voglia di tiragli i capelli e insultarlo. Ma infondo sapeva che il problema non era lui, non era lui il suo vero nemico, ma continuò comunque ad odiarlo in silenzio con i pugni chiusi.

Un paio di ore più tardi William era in camera sua e lottava contro la sua testa per non scoppiare a piangere come un bambino, perché era stato così stronzo? Perchè sentiva di doverlo essere? Perchè non sentiva niente? Era forse autodifesa? Ma sapeva bene che Amy non gli avrebbe mai fatto del male, c'era sempre stata per lui, perché lui non riesciva ad esserci per lei? Di cosa aveva paura? Queste domande infinite arrivavano veloci da ogni direzioni, gli sembrava di impazzire.

Prese il cuscino e urlò più che potè, nessuno lo sentì.

Nel cuore della notte la ragazza si alzò, camminò furtiva fino alla stanza accanto alla sua e si sedette sul tappeto fissando la sagoma creata dal lenzuolo sopra il corpo di suo fratello.

Aveva un po' freddo, dopo qualche minuto decise di alzarsi e provare ad intrufolarsi sotto le coperte calde, non le iportava se si fosse incazzato, aveva bisogno di qualcuno e quel qualcuno poteva essere solo lui, ma per sbaglio lo svegliò.

"Che ore sono?" bisbigliò voltandosi verso di lei

"Le due" sussurrò guardandolo con i suoi grandi occhi chiari e limpidi, lui sbadigliò.

"Dai vieni" si spostò facendole spazio.

"Si però non toccarmi" aggiunse quando Amy gli si avvicinò troppo

"Okey" non le importava, si sentiva già molto meglio.

"E dammi il mio cazzo di cuscino" sorrise, era buffo, parlava con la voce impastata dal sonno e le palpebre socchiuse.

Si voltò dall'altra parte lasciandole la vista della sua schiena nuda e dei capelli lisci che si appoggivano dolcemente sul cuscino, si girò anche lei, erano schiena contro schiena. Si sentiva finalmente al sicuro.

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