Capitolo diciottesimo

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"Amy alzati" Will mi stava scuotendo cercando di farmi svegliare.

"Che vuoi oh?" risposi lamentandomi e stropicciandomi gli occhi.

"Guarda qua" mi porse una rivista.

"COSA?" afferrai il giornale con entrambe le mani sedendomi sul letto, lo guardai e vidi che si stava trattenendo. Poi scoppiammo a ridere contemporaneamente.

Sulla copertina c'era una foto di noi due fuori dal Ritz con accanto una foto di Will ed Erin all'interno di un cuore spezzato, a lettere cubitali la scritta "Nuova fiamma per Axl Rose?" occupava metà pagina, non ci potevo credere.

Lessi l'articolo molto interessata mentre sorseggiavo del caffè bollente, Will era in piedi appoggiato al tavolo mentre mangiava una mela e aspettava che finissi.

"E ora che si fa?" chiesi divertita da quella situazione comica

"Non si fa niente, domani si dimenticheranno di questa stronzata" annuii chiudendo la rivista, era lui l'esperto.

"Non ti senti solo in questa casa?"

"In realtà Erin sta qui per la maggior parte del tempo ma ultimamente il nostro rapporto non è dei migliori, perciò è tornata nel suo appartamento"

"Capisco, posso farti una domanda personale?"

"Dimmi"

"La ami?"

"A volte la amo, altre la odio"

"Più di Gina?"

"E' una storia completamente diversa...ma si, di più" mi morsi il labbro inferiore pensierosa

"Allora devo impegnarmi e iniziare a sopportarla se devo averla qua in giro, potrei ritrovarmi un piccolo William per casa da un momento all'altro" rise

"No, per ora direi proprio di no"

"Però scopate talmente tanto che potrebbe anche succedere eh, stai attento" scherzai

"Mi sei mancata" cambiò completamente argomento, tanto che rimasi in silenzio per un po'.

"Anche tu mi sei mancato" mi avvicinai, volevo abbracciarlo, cosa che di solito non mi permetteva, ma quella volta allargò le braccia e mi venne incontro.

Appoggiai la guancia sul suo petto e chiusi gli occhi, è bello perdonare le persone finché queste non ti fanno di nuovo del male.


Suonarono il campanello e per abitudine aprimmo senza chiedere chi fosse, poco dopo bussarono alla porta, erano colpi forti e ben scanditi.

Mi si gelò il sangue nelle vene, era arrivato.

Ero in piedi completamente paralizzata, avevo paura entrasse, non avevamo chiuso a chiave.

Altri colpi, William arrivò con le sopracciglia aggrottate e aprì la porta senza pensarci, non riuscii a fermarlo in tempo.

"DOV'È?" urlò l'uomo spingendolo e facendolo quasi cadere a terra, lo superò entrando in casa a grandi passi.

Sperai di diventare invisibile, pregai che Dio per una volta mi salvasse, ma i suoi acquosi, viscidi occhi blu si posarono su di me. Mosse un passo con la rabbia dipinta sul volto.

Will lo spinse indietro e in quel momento arrivò Jeff confuso, i capelli in disordine e le palpebre pesanti di chi si era appena alzato.

"Che cazzo succede qui?" chiese intervenendo, poi fece due più due.

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