Capitolo 24

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NON CI TROVO GUSTO IN QUESTO MODO PERO', UFF. COMUNQUE AL CAPITOLO PRECEDENTE ABBIAMO RAGGIUNTO IL RECORD DEI COMMENTI, ALCUNI DI VOI MI HANNO SCRITTO DEI VERI E PROPRI TESTAMENTI *_* MA IO VI AMO, CIOE' SIETE I LETTORI MIGLIORI CHE POTESSI AVERE, MI RITENGO MOLTO FORTUNATA PER QUESTO. GRAZIE A TUTTI PER TUTTO <3

BUONA LETTURA. XX

EVELYN



Cos'é un respiro se non un semplice atto innato che ci permette la vita?
Un meccanismo talmente automatico che, ormai, ha perso il proprio valore per colpa dell'abitudine.
Un respiro è come una novità, gli si presta attenzione per un istante e poi, ce ne si dimentica.

Quando sentiamo un senso di oppressione verso il mondo oppure quando ci troviamo di fronte ad una situazione di panico, il respiro viene a mancare e lo cerchiamo con insistenza perché siamo capaci di reagire, siamo consapevoli del valore della vita. Invece, nel momento in cui si vive in una situazione di stallo e ci si trova in bilico, incapaci di prendere qualsiasi decisione, ci si lascia andare all'apnea.
Viviamo a metà, convinti di essere ancora in gioco, di essere attivi, senza accorgerci che stiamo morendo poco a poco. E io lo sapevo, sapevo di essere morta, avevo sentito l'ultimo battito del mio cuore prima del buio. Avevo sentito le forze abbandonarmi e cedere la mia anima al vento. Allora perché pochi minuti dopo riuscivo a sentire di nuovo il battito all'interno del mio petto? Perché riuscivo a sentire le urla intorno a me o lo scricchiolio delle foglie?

Aprii gli occhi ispirando me se fossi stata sott'acqua per ore. Sbattei ripetutamente le ciglia, cercai di prendere tutto l'ossigeno che potevo , poi all'improvviso sentii uno strano bruciore al petto. Era terrificante, sembrava stessi bruciando viva senza alcuna via di fuga. Serrai gli occhi affondando le unghie nel terreno, urla incontrollate uscirono dalla mia bocca e le gambe scalciavano come se cercassero di allontanarmi da qualcosa. Respirando a fatica tentai di sopprimere il dolore e riaprii gli occhi. Era tutto diverso, più strano e confuso. Non vedevo ne sentivo più. O meglio, riuscivo ancora a vedere e a sentire ma in modo totalmente differente. Mi allontanai di scatto quando vidi il terreno muoversi sotto di me e sobbalzai quando sentii un botto dall'altro lato della strada. Ero spaventata, mi sentivo spaesata, come se quello fosse un posto a me totalmente sconosciuto, e sembrava che tutto intorno a me si muovesse senza controllo. Non avevo più alcun controllo, mi sentii privata della mia stessa stabilità. Alcune lacrime scesero lungo le mie guance e l'unica cosa a cui pensavo era dove potesse essere Luke. L'ultima cosa che ricordavo era il suo volto in lacrime, poi nulla. Dov'era? Perché non era rimasto con me? Gli era successo qualcosa? Dovevo sapere.

Mi feci forza e mi alzai in piedi, la testa girava e il petto non aveva cessato di bruciare. Camminai instabile fino al cancello d'uscita dello stadio per poi scavalcarlo. Non c'era più nessuno li, mi chiesi come fosse andata a finire la battaglia. Man mano che continuavo a camminare riuscii a prendere stabilità e aumentai il passo. Ripercorrevo con la mente tutto ciò che era capitato, ogni morso sulla mia pelle bruciava come un taglio nel sale anche se non erano più come prima, sembrava si stessero rimarginando. Non capivo più niente, mi sembrava tutto così irreale. Vedevo molte cose da vicino quando avrei dovuto vederle in lontananza, sentivo suoni mai sentiti prima e ciò non fece altro che alimentare la mia paura. Corsi fino a casa di Luke, le persone per la strada mi guardavano scandalizzate, forse era per via dei vestiti trasandati e sporchi di sangue o per le ferite o magari per entrambi, non riuscii a trovare atre spiegazioni. Arrivai davanti la sua porta e bussai. Nessuno venne ad aprirmi così bussai ancora, ma senza risultati. Andai dalla parte opposta della strada infilandomi in un piccolo vicolo pieno di spazzatura e mobili usati. Riuscii a trovare un palo in ferro e mi diressi nuovamente verso casa sua. Colpii ripetutamente la serratura cercando di allentarla ma si spostò solo di poco, così infilai il palo nella piccola fessura e tirai. La porta si aprii di scatto dopo aver scassato la serratura, buttai il palo a terra ed entrai. Tutto ciò che vidi mi mandò ancora più in confusione. O forse fu ciò che non vidi. Pezzi di cartone erano buttati a terra, il frigo era aperto e vuoto proprio come l'armadio di Luke nella sua camera. Anche la stanza di Lily era svuotata delle cose essenziali e tornai di sotto con la fronte aggrottata. Nel corridoio all'entrata notai una cornice a terra coperta da tanti piccoli pezzi di vetro. La raccolsi e la osservai. Eravamo io e Luke, io avevo un sorriso enorme e lui era dietro di me intento a fare un finto broncio, con tanto di labbro sporgente. Mi girai verso lo specchio sopra il comò all'entrata e schiusi la bocca nel vedere i miei occhi. Stavolta ero sicura che quelle non fossero le lenti a contatto, il blu era quello reale, più intenso e profondo, capace di illuminare ogni cosa. Mi toccai il viso con la mano libera e tornai a guardare la foto. Fu allora che capii tutto. Luke mi aveva lasciata di nuovo ma stavolta per un motivo diverso, più ovvio. Lui aveva sempre cercato di allontanarmi dalla sua natura e ora che ero come lui non servivo più, ero diversa e a lui non picevo in quel modo.

"Ho paura che ti succeda seriamente qualcosa a causa mia o peggio che tu possa diventare come me perché non saresti più la stessa. Non saresti più la Evelyn di cui mi sono innamorato."

Me lo disse in aereo il giorno in cui lasciammo casa dei suoi. Per lui non sarei stata più la stessa, sarebbe cambiato tutto compreso i suoi sentimenti. Ora ero un mostro, non ero più la sua piccola innocente umana e lui lo aveva capito. Mi aveva lasciata da sola durante la trasformazione, non era quello che voleva, non mi voleva così.

Sentii qualcosa di nuovo cominciare a crescere dentro me, qualcosa verso Luke. Non era rancore, tristezza o amore...per la prima volta sentivo raabbia nei suoi confronti, una rabbia che io stessa non riuscivo a domare. Ero stanca, mi ero fidata di troppe persone per troppe volte e non ci avevo ricavato altro che delusioni e abbandono. Sentii il mio corpo riscaldarsi e le dita pizzicare, le mie iridi erano ancora incollate alla foto, sentii bruciare anche quelle. Intorno a me vari oggetti iniziarono a volteggiare per aria per poi infrangersi fra le varie pareti. Presto il pavimento fu solo un'accumulo di vetri, fili e robba fatta in mille pezzi. Strinsi la foto fra le mie mani fino a farle salguinare, poi la scagliai contro la parete facendo andare in mille pezzi anche quella. Sarebbe cambiato tutto da quel momento in poi, ogni cosa non sarebbe stata più la stessa a partire da me e da ciò che provavo.

Luke, di fatti, era morto per me.

FINE.

Over Light 2 [Luke Hemmings] Место, где живут истории. Откройте их для себя