𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨: 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐈

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Se c'è una cosa che amo è la primavera. In questa stagione è come se la natura si risvegliasse dal suo lungo letargo: gli animali possono uscire finalmente dalle loro tane, gli alberi da frutto crescono rigogliosi e i fiori dai mille colori e profumi sbocciano in tutta la loro bellezza.

E sono proprio questi ultimi ad aver portato Roseland ad essere uno dei paesi più conosciuti del continente occidentale, infatti questa terra è famosa per i suoi bellissimi giardini di rose bianche che si trovano all'interno delle mura del castello reale.

Quando ero bambina passavo pomeriggi interi all'interno di quelle serre dall'aspetto raffinato e confortevole.

Per la cronaca, non sono mai stata una persona molto socievole, preferivo starmene da sola, una delle cose che più amavo era sedermi su una panchina in marmo bianco e ascoltare il rumore dei piccoli corsi d'acqua che furono costruiti ed inseriti fra le varie piante con lo scopo di tenerle in vita per tanto tempo.

Essere la figlia del re ha i suoi vantaggi, o almeno così pensava la me di cinque anni fa. Più crescevo, più le mie giornate venivano occupate da lezioni di galateo e danza, ricevimenti e proposte di matrimonio. Difficilmente riuscivo a trovare del tempo per me stessa e questa è stata una delle cose che più mi ha destabilizzato a livello mentale e personale.

Ora non mi è rimasto più niente, mi è stata portata via ogni cosa ed i momenti passati alla reggia sono solo ricordi lontani. Se solo fossi stata in grado di comprendere la situazione, se non fossi stata così cieca avrei potuto avvisare mio padre del grande pericolo che stavamo correndo.

Lo ricordo perfettamente, quel giorno fu l'inizio di tutto.

𑁍

Cinque anni prima

Doveva essere una mattina come tutte le altre invece già dal risveglio compresi che c'era qualcosa di strano. Improvvisamente qualcuno spalancó di colpo le pesanti porte di legno ed irruppe nella mia stanza come un fulmine "signorina, si svegli! Presto!"

Come immaginavo era Isabel, lei era l'unica ad avere libero accesso alle mie stanze essendo la mia dama di compagnia e unica amica all'interno del castello "forza o arriverà in ritardo" disse mentre tirò da parte le pesanti tende di color avorio per far entrare la luce calda e accecante del sole.

"Accidenti Isabel, smettila di urlare. Ho capito, ora mi alzo, a cosa è dovuta questa agitazione? Che ti prede? E soprattutto, in ritardo per cosa?" le chiesi ancora mezza intontita a causa di tutto quel trambusto.

"Suo padre desidera vedervi, deve parlarvi di una cosa molto importante" quando pronunciò l'ultima frase mi parve di intravedere un leggero sorriso farsi spazio sul suo viso ma decisi di non darci molta importanza, anche perché se non mi fossi alzata immediatamente probabilmente avrebbe iniziato a prendermi a calci.

Subito dopo essermi fatta vestire e pettinare come si deve fui accompagnata da una serva fino alla sala del trono, mentre percorsi il lungo corridoio mi preparai mentalmente a ció che mio padre mi avrebbe detto da lì a pochi minuti.

Non ero solita passare del tempo con i miei genitori, anzi in realtà è come se non li avessi mai avuti, erano sempre molto impegnati e non avevano tempo da perdere con le loro figlie.

Il flusso di pensieri e domande si bloccò improvvisamente non appena mi trovai al cospetto del Re, come di consuetudine feci un piccolo inchino e rivolsi lo sguardo verso la figura possente di mio padre ma, dall'espressione formatasi sul suo volto, capì che ci fosse davvero qualcosa di strano.

Insomma, mi stava sorridendo?
Rare volte lo vidi sorridere in modo così allegro e spensierato e questo, invece che tranquillizzarmi, non fece altro che agitarmi ancora di più.

𝖨𝗅 𝖲𝖾𝗀𝗋𝖾𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝖤𝗏𝖾𝗅𝗂𝗇𝖾Donde viven las historias. Descúbrelo ahora