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Se sei sempre stata una che queste cose le ha viste da lontano, rimanendone ai margini, disinteressandoti. Essere buttata nel frullatore dei social in quei termini è insostenibile: passi in un secondo da carta da parati a diabolica spogliarellista visibile in tutto il mondo.

Ti chiedono l'amicizia valanghe di uomini al grido di "mmm ke fai risp", ogni tua traccia sulla rete viene scovata e inondata di commenti che fanno riferimento alle tue foto nuda, e di richieste perchè se fai certe foto è automatico che ti interessino certe richieste. Il mondo poi diventa un luogo dove gente senza macchia ti giudica con la massima ferocia. Dapprima in rete, poi in giro, dietro di te, intorno a te.

C'è un lato positivo: tutto questo di solito dura poco. Chiudi i profili, una mesata è già sufficiente per non essere più virale, perchè quello che ti succede venga declassato da "uragano" a "tempo variabile con rovesci". A meno che tu non abbia una amica che si prende a cuore la tua situazione, infamando tutti quelli che commentano quello che hai fatto. Questo allunga la parentesi di sofferenza, perchè le infamate generano flame, ed i flame rialimentano l'interesse. L'amica che ti ha a cuore in realtà sta facendo il contrario di quello che dovrebbe fare per seppellire la vicenda, cioè stare zitta.

I flame possono generare come scoria anche qualcos'altro, più divertente, meno noioso di una fila interminabile di commenti pieni di faccine e punti esclamativi.

Possono generare dei meme, tipo quello qui sotto.

Tutti memano ormai, ma pochi memano facendoti venire voglia di condividere, e quasi nessuno riesce a memare creando qualcosa che va oltre il giro di amici e il momento in cui viene creato, come quello con Woody e Buzz Lightyear di "Toy Story"

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Tutti memano ormai, ma pochi memano facendoti venire voglia di condividere, e quasi nessuno riesce a memare creando qualcosa che va oltre il giro di amici e il momento in cui viene creato, come quello con Woody e Buzz Lightyear di "Toy Story".

Quello che ho messo qui sopra non lo capirebbe nessuno fuori dalle mura della scuola o del giro dei suoi conoscenti, aveva avuto un po' di giro quando era nato ma si era spento tutto nel giro di tre giorni.

Non si sa bene chi, però, era riuscito a ricavare un meme da una foto della Cate, bene o male censurata, in cui aveva una espressione scandalizzata, giocando sull'abitudine al GameStop di non darti un cazzo quando gli rivendevi i giochi usati.

La Cate era così uscita dai confini dei maschi golosi per finire ad un ambito più diffuso dei gamer, comparendo su bacheche su cui non sarebbe mai comparsa, generando una nuova ondata di notorietà, di battute e di meme di imitazione, quasi sempre di scarsissima qualità.

La bicicletta della Cate aveva iniziato a rimanere sotto la tettoia, ci avevo fatto caso qualche giorno dopo lo scoppio del bubbone, ed avevo iniziato uno strano rituale: quello di cercarla con gli occhi prima dell'ingresso, fermandomi quasi un minuto di orologio vicino alle scale che portavano alla sua classe, vedendo tutti i protagonisti della vicenda tranne lei, per confermare il fatto che avesse smesso di venire a scuola.

Nuotava sempre, perchè stendeva i costumi. E come il primo giorno la guardavo stendere e poi tornavo immediatamente a guardare le sue foto dalla cartella condivisa. Ma in quei momenti, sotto quell'attacco incrociato che non la faceva neppure andare a scuola da quanto era pesante, avevo iniziato a pensare che tutto stava esagerando. O meglio, che tutto, per una tipa del genere così tranquilla, finita semplicemente appresso ad un mezzo stronzetto e ad uno sprovveduto, era esagerato.

Era ingiusto.

Prima di iniziare a masturbarmi su di lei pensavo sempre che avrei dovuto fare lo sforzo di scendere, e di dirle "Ciao Caterina, se ti va domani facciamo la strada insieme per tornare a scuola". Ma lasciavo stare, abbassavo i boxer e mi arrangiavo, e di quello avrei dovuto ringraziare il mezzo stronzetto e lo sprovveduto.

Alesia era la sua amica che flammava come le mentos nella cocacola. Era feroce e dedicava un tempo praticamente infinito a rispondere a tutti. Se fosse arrivata a scuola con elmo e spada vichinga non mi sarei stupito. Nel giro di tre giorni aveva postato tipo sei suoi primi piani con sotto testi chilometrici sul fatto che ci metteva la faccia ad essere amica di chi era stata ingiustamente accusata di essere una ragazza facile e che l'avrebbero dovuto fare tutti eccetera eccetera.

"E' lesbica, mi ci gioco tutti e due i coglioni" mi ero detto, e poi avevo pensato che anche quella era una ingiustizia: l'unica che ti difende è una che vorrebbe starci con te.

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