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A giugno ero stanco morto, gli allenamenti erano finiti, i prof avevano mollato il colpo ed io mi distruggevo facendo maratone di footvolley e pomeriggi in camera che mi procuravano acido lattico. Per i tornei di maggio ero andato persino dal fisioterapista con la scusa del calcio a farmi stirare qualsiasi muscolo per essere presentabile la domenica. Giocavo leggero ma non cazzone, se Mattia riusciva a farla arrivare, erano tutti cazzi del portiere. L'amicizia con Mattia aveva avuto i suoi alti e bassi nei mesi precedenti ma con la Cate che sembrava uscire dai suoi problemi ed io che mi ero ammorbidito dopo l'inizio della mia vita di coppia, eravamo tornati ad essere molto vicini e alla fine dopo la storia delle foto sfuggite nemmeno lui sembrava particolarmente interessato a parlare di cartelle condivise.

Il vero problema era Simone, se vogliamo chiamarlo problema, perché lui invece quell'argomento difficilmente lo mollava, fissato come era di seni e culi femminili, e poi era quello che era stato meno toccato dalla vicenda di Caterina e in fondo a lui quel gioco delle foto piaceva molto, e faceva pesare a noi due il fatto di essere il principale contributore. Nel periodo di tempo tra marzo e maggio addirittura era riuscito a convincere un paio di nostre coetanee a mollare qualche immagine interessante con la scusa di rivedersi al mare al più presto, e non perdeva occasione per farcelo pesare.

Le avevo guardate, non lo nascondo, e le avevo trovate paurosamente gnagne ma non mi avevano suscitato niente che non fosse un po' di compiacimento e forse, a dirla tutta, una specie di sensazione di vergogna nei confronti non tanto dell'Ale quanto della Cate: non avevo più ripreso quelle cartelle da quando avevo iniziato a frequentare le due ragazze, tornare a guardare con interesse mi sembrava un nuovo tradimento della fiducia.

«Ascolta ci stai assieme da un sacco di tempo. Io non ci credo che lei non ti abbia neanche mai mandato una mezza tetta per messaggio dicendoti che aveva voglia di vederti, non me la racconti Dani, dai».

«Sì è vero, qualcosa mi ha mandato ma non lo so come mai mi sento così in crisi su questo argomento».

«Abbiamo sempre detto che non è questione di gelosia, non è che te la rubiamo, non è che te la scopiamo mentre te sei ad allenamento».

«Lo so ma è più legato alla vicenda della Cate che lei ha preso tanto seriamente. Hai visto che casino che ha fatto su qualsiasi tipo di social per difendere la Cate che alla fine quel materiale l'aveva mandato in giro lei volontariamente, non vorrei che facesse due più due tra Mattia e le foto se gliene chiedo»

«Sei paranoico. Quando le ragazze si mettono con te si convincono che tu sei la miglior persona dell'universo che non le faresti mai nessun tipo di sgarro per nessuna ragione. Mi sembra che lei ti veda come una persona molto coinvolta e molto onesta».

Aveva trattenuto le risate.

«Penso di sì».

«E mi stai dicendo che non andresti sul sicuro se come al solito facessi una cartella che conosciamo solo noi, questa volta non c'è quel coglione del cugino di Mattia nel mezzo, ci siamo solo noi e sai che quando ci siamo stati solo noi il problema non si è mai posto, siamo blindati perché sappiamo tutti perfettamente come funziona e sappiamo tutti perfettamente che niente deve uscire dal gruppo, per nessuna ragione».

Sapevo che aveva ragione e che non sarebbe mai andata a finire come la vicenda della Cate perché se loro dicevano che il materiale non sarebbe mai uscito dai loro telefono, io potevo essere certo che questo sarebbe successo.

Nei giorni successivi ero stato un pochino pensieroso ma l'Ale non se n'era praticamente accorta e quel paio di volte in cui me l'aveva chiesto io ero uscito dall' impaccio parlando come al solito di calcio, che lei ne capiva zero come tutte donne.

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